Freddato e poi massacrato a pietrate: killer condannati a 30 anni - Live Sicilia

Freddato e poi massacrato a pietrate: killer condannati a 30 anni

Il verdetto del gup.
L'OMICIDIO DI CAVOLO
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2 min di lettura

CATANIA – Condannati a 30 anni di reclusione Antonino Barbagallo e Samuele Cannavò, accusati dell’omicidio di Emanuele Di Cavolo, brutalmente ammazzato in una strada isolata di Ramacca nel 2018. È questa la sentenza del gup Carlo Cannella, che ha escluso l’aggravante mafiosa.

Il processo

Si chiude così il processo abbreviato frutto dell’inchiesta, coordinata dalla pm Antonella Barrera, che ha portato a fare luce sull’atroce delitto. I due imputati, inoltre, sono stati condannati a risarcire le parti civili. Il giudice ha stabilito una provvisionale di 20 mila euro ciascuno.

Le indagini

Sono state le intercettazioni dei carabinieri a inchiodare Barbagallo e Cannavò. Di Cavolo, conosciuto con il nomignolo di Saddam,  sarebbero stato ucciso perché avrebbe avuto la cattiva “abitudine di parlare troppo e di mettere in giro voci denigratorie nei confronti di altri sodali”. Per la Procura, Di Cavolo sarebbe stato un componente del clan Rapisarda. Il gruppo avrebbe deciso di eliminarlo perché sarebbe “ritenuto soggetto inaffidabile”. 

Gli spari e i colpi di pietra

Per depistare le indagini i killer avrebbero deciso di ammazzarlo lontano da Paternò, in contrada Gaeto a Ramacca nei pressi della diga di Ogliastro. I carabinieri hanno trovato la vittima con il volto massacrato da diversi colpi di pietra e il corpo colpito dai proiettili di una pistola 38 special.

La confessione

Samuele Cannavò, assistito dall’avvocato Massimo D’Urso, nel corso dell’udienza preliminare ha confessato di essere una delle mani assassine. L’imputato si è preso ogni responsabilità, escludendo invece il coinvolgimento di Barbagallo (difeso dagli avvocati Vittorio Lo Prestie Giovanni Avila). Una versione che però non ha convinto il gup che ha condannato entrambi. Sarà a questo punto importante leggere le motivazioni della sentenza che saranno depositate tra 90 giorni. 

Il commento della difesa

“Non ce l’aspettavamo – commenta l’avvocato Vittorio Lo Presti, difensore di Barbagallo – siamo convinti che il nostro assistito non c’entri nulla. Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Siamo sicuri che in appello tutto sarà chiarito”. 

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