"Mi sono ammalato di Covid e adesso...", il racconto dall'ospedale

“Mi sono ammalato di Covid e adesso…”, il racconto dall’ospedale

Italo Tripi, noto sindacalista, racconta la sua esperienza di ricoverato a Partinico.
PARLA ITALO TRIPI
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PALERMO- Italo Tripi è sempre stato un uomo generoso e impegnato, una persona perbene con la capacità non comune di sostenere il prossimo. Lo era da sindacalista della Cgil, lo è da ‘pensionato’, come si definisce sui social. Ed è per questo che ha scritto un post su Facebook in cui racconta la sua difficile esperienza con il Coronavirus. Un atto di generosità, nell’ora più buia.

“Dal mio lettino dell’ospedale…”

“Dal mio lettino dell’ospedale di Partinico ricomincio a guardare avanti consapevole che il peggio sia passato e che mi resta solo di riprendere in pieno le mie funzionalità polmonari – si legge -. Penso di avere vinto, devo percorrere solo il mio ultimo miglio. Abbiamo cominciato la nostra battaglia a casa dove per una settimana abbiamo tentato di lottare da soli con il consulto di amici medici (che privilegio conoscere ed essere voluti bene da persone così generose) e con la stessa terapia che ci stanno praticando in ospedale, figuratevi che ci sono anche amiche che hanno pregato per la nostra guarigione, a differenza di Antonella io non sono credente.
Poi abbiamo dovuto cedere al ricovero ospedaliero perché a un certo punto la malattia non è più gestibile in casa, le cose quotidiane e banali diventano lente e complicate, grande la paura di contagiare innocenti, impossibile gestire i miei affettuosi bassotti che capiscono e si accucciano ai piedi, saltano il loro pasto. Terrore per i figli. Se qualcuno suona alla porta suscita allarme. La nausea, il vomito, l’inappetenza… l’orrore di un possibile epilogo”.

“La lunga coda per essere presi in carico”

E’ un racconto lungo e dettagliato. Che squaderna la cronaca di questi giorni e prosegue, qui citato a brani. Un resoconto che esprime critiche al centrodestra e al governo regionale, che condensa la rabbia di chi sa, di chi sapeva già prima di sperimentare, nei confronti dei negazionisti: “Il 118 gentile, chiaro, professionale. Lunga coda per essere presi in carico in ospedale. Il personale ospedaliero professionale, gentile, veloce, protettivo… ma quanta umanità nel palermitano che decide di accudire il più debole e indifeso, questi sono il nostro popolo.
Non credo che abbiamo nulla da farci perdonare dal 10 marzo abbiamo praticato un distanziamento di sicurezza abbastanza rigido, mascherina e gel. (…). Come abbiamo preso il contagio? Ho una sola spiegazione: la tragedia sono gli asintomatici che contagiano senza saperlo. Sì, il Covid 19 è tra noi. Gli anziani tutto sommato ‘non siamo indispensabili allo sforzo produttivo’ (cit), però abbiamo acquisito la pazienza che alla fine ci aiuta ancora a difenderci e a poterla raccontare. Cautela ragazze e ragazzi, cautela care tutte e cari tutti”.

“Quattro ore in ambulanza”

La voce di Italo Tripi, al telefono, è appesantita ma robusta. L’ossigeno fa il suo lavoro. Lui racconta: “Il sistema è in crisi. Abbiamo aspettato quattro ore in ambulanza. Chi è qui vede tutta la portata del dramma che stiamo vivendo. Ci sono professionisti della sanità meravigliosi, splendidi, che migliori non potrebbero essere. Ma il servizio è inefficiente e non per colpa loro…”. La chiamata si chiude con saluti affettuosi, non rituali. In sottofondo, il rumore della corsia in guerra.


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