Covid, ci sono meno pazienti? La situazione al pronto soccorso

Covid, ci sono meno pazienti? La situazione al pronto soccorso

A che punto è la seconda ondata della pandemia a Palermo? Partinico, allarme giovani.
COSA DICONO DALLA TRINCEA
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PALERMO-. A che punto è la seconda ondata del Covid a Palermo? I numeri offrono un obiettivo che fotografa una situazione cristallizzata, poi ci sono gli ospedali ed è lì che si può intravvedere, in tempo reale, il movimento che crea la tendenza. Soprattutto nei pronto soccorso che sono la prima trincea del contrasto al virus.

Gli accessi al Civico, al Cervello, a Villa Sofia

Diamo un’occhiata agli accessi in alcuni pronto soccorso cittadini, stamattina, intorno a mezzogiorno. Al pronto soccorso dell’ospedale Civico c’erano quarantadue pazienti, con un indice di sovraffollamento del 190 per cento. Non sono pochi e superano di poco quel limite di quaranta che è uno spartiacque tra postazioni e personale disponibile: tuttavia non sono nemmeno i cinquanta e più malati dei giorni scorsi. Numeri alti, ma non tremendi, per un’area d’emergenza che tratta una valanga di casi Covid e altrettanti ne dimette, essendo ormai un reparto a sé. Dall’undici ottobre a oggi su 1200 pazienti contagiati cinquecento sono stati dimessi direttamente dal pronto soccorso, senza passare dai reparti.
Al pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ i pazienti erano trentasette, per un indice di sovraffollamento del 185 per cento. Villa Sofia che funge ormai da quasi unico pronto soccorso generale, negli stessi minuti, si stava prendendo cura di cinquantuno persone, indice di sovraffollamento del 170 per cento. La sintesi? Sono carichi alti, con radi scostamenti negli istanti seguenti, “stabilmente drammatici”, come si commenta, ma non tragici, almeno per il momento e ferma restando la dimensione della tragedia in atto.

Come leggere i numeri

I numeri, appunto, bisogna saperli leggere. Come ha avvertito Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, in una intervista con LiveSicilia.it: “In tutte le Regioni c’è uno scollamento tra dati ospedalieri che informano le chiusure secondo il DPCM 3 novembre 2020, dati riportati nel bollettino giornaliero e quello che medici e infermieri vedono in tempi reale. Se i dati che arrivano dal fronte sono i più tempestivi, quelli utilizzati per “assegnare i colori” sono invece meno recenti. Ovvero non esiste una verità, ma solo una differente tempestività nel rilevare e rendicontare il fenomeno”. Significa il dualismo a cui si accennava: una fotografia precisa e già vecchia nel frangente in cui viene scattata e un video che mostra il fenomeno in diretta.

L’allarme da Partinico

Le voci dai pronto soccorso sono caute, aperte a una evoluzione non ancora ottimistica ma con un inizio di speranza. Al Civico, che ha venticinque positivi tra il personale sanitario, fanno notare che da qualche giorno il limite critico non viene superato, ma che è presto per dedurre convinzioni rassicuranti e che sarà necessario attendere per saperne di più. Gli accessi sono tanti, tuttavia c’è stata una flessione. Sono stati richiesti e verranno messi a disposizione dei sanificatori ambientali di ultima generazione.
Anche dal pronto soccorso di Partinico, struttura interamente dedicata al Coronavirus, si nota una leggera diminuzione, ma ci sono più casi gravi tra i quarantenni e i cinquantenni, né mancano i trentenni. E’ un dato che viene riferito in termini di allarme per la crudezza della pandemia.

Le critiche dal sindacato

“La situazione dei pronto soccorso è grave ed è la prova lampante che c’è qualcosa che non va – attacca Angelo Collodoro del Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri -. Il pronto soccorso del Civico ha di fatto surrogato due reparti di terapia semi-intensiva. C’è un personale sanitario che va lodato perché sta andando oltre la sua ‘mission’. Forse, proprio al Civico, sarebbe necessario chiudere per qualche giorno per spegnere il focolaio tra medici e infermieri. Ma poi dove li metti i pazienti?”.


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