Mafia, i retroscena del maxi blitz: 38 indagati, tutti i nomi - Live Sicilia

Mafia, i retroscena del maxi blitz: 38 indagati, tutti i nomi

Ci sono pezzi da novanta dei clan, uomini di fiducia del boss e anche il deputato Luca Sammartino.

CATANIA – Sono 38 gli indagati nella maxi inchiesta Report della procura di Catania. Ci sono nomi di rilievo della criminalità organizzata catanese, esponenti del clan Santapaola e Laudani. Tra gli indagati anche – come anticipato da LiveSicilia – il deputato regionale Luca Sammartino, al quale è contestata la corruzione elettorale.

L’inchiesta

Le indagini sono state condotte dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza. L’inchiesta è coordinata dai pubblici ministeri Barbara Tiziana Laudani e Marco Bisogni.

Associazione mafiosa

Il primo troncone è quello in cui si contesta l’associazione mafiosa a 8 persone: Carmelo Bonaccorso, Rosario Bonanno, Girolamo Brancato, Giacomo Caggegi, Alberto Caruso, Litterio Messina, Antonino Puglisi e Orazio Scuto.

Tutti sono accusati di “far parte” del clan Laudani. Sarebbero loro, a vario titolo, gli eredi dei vecchi boss. Nel capo d’accusa sono citati il patriarca Sebastiano Laudani e i rampolli della stessa famiglia.

Orazio Scuto è considerato il boss dagli inquirenti. (Leggi il profilo).

Messaggi dal carcere

La figlia del boss, Valentina Scuto, è accusata di associazione mafiosa e concorso per aver aiutato il padre Orazio “veicolando” fuori dal carcere i messaggi occultati in pizzini. C’erano le direttive “da impartire ai sodali” per la realizzazione dei reati.

Le riscossioni del clan

Minacce per ottenere pagamenti e un nome da tenere d’occhio. È quello di Girolamno Brancato, pregiudicato per mafia, considerato molto vicino ai vertici del clan. Conosciuto non solo a Mascalucia. È anche accusato di corruzione elettorale con il deputato regionale Luca Sammartino. Brancato è indagato con Antonino Pappalardo per “minacce con metodo mafioso”, per aver costretto una persona a cedere un terreno per saldare un debito nei confronti di Pappalardo.

Per la procura non ci sono dubbi, “Brancato fa parte dell’associazione mafiosa” e lo scopo delle minacce sarebbe quello di “agevolare il clan di appartenenza”.

Altro capo d’accusa vede indagati Girolamo Brancato, Alfio Giuffrida e Antonino Puglisi. Come ha documentato la finanza, i tre si sono recati, più volte, in un esercizio commerciale, per costringere un imprenditore a saldare un debito con minacce e cambiali da firmare.

I magistrati contestano il “modus agendi tipo delle organizzazioni criminali”, “al fine di agevolare il clan di appartenenza”.

Aste truccate

Gli esponenti del clan sarebbero riusciti a costringere l’aggiudicatario di una vendita all’asta, a rinunciare all’aggiudicazione. Si trattava di un bene che interessava a Fabio Gambino (indagato per concorso in turbativa), che si era rivolto a Francesco Paolillo e Litterio Messina. Quest’ultimo si è attivato invitando l’aggiudicatario “a mettersi da parte perché aveva dato fastidio”, e anche perché “aveva scombinato i piani”.

Fabio Gambino, si sarebbe rivolto a Antonio Chisari, che avrebbe presentato un’offerta riuscendo, alla fine, ad aggiudicarsi la vendita all’asta, come “prestanome di Gambino”.

E ancora, minacce ad altri due aggiudicatari di vendite all’asta. Girolamo Genna è indagato per aver chiesto a Litterio Messina e Dante Tiezzi di “recuperare” gli immobili aggiudicati a due persone.

I due, vanno dagli aggiudicatari, ricordando di “sapere” dove abitassero e “come rintracciarlo”.

Altra vendita, altro capo d’accusa. Indagati Francesco Battiato, Luca Anicito, Rosario Mannino e Gianfranco Pappalardo. Meccanismo molto semplice: una volta individuato il concorrente che partecipava all’incanto, lo circondano e non gli fanno presentare alcuna offerta.

Offerte fittizie

Simona e Angelo La Rosa si sarebbero rivolti a Venerando Battiato e Dante Tiezzi per “turbare” una vendita immobiliare attraverso la presentazione di un’offerta fittizia”. Il proposito si realizza: Pavone presenta un’offerta “strumentale”, non fa rilanci e simula di essere stato allontanato da Battiato e Tiezzi. A quel punto, scatta la richiesta di 10mila euro, ai La Rosa, per il simulato allontanamento del Pavone.

Lo sbarramento

Agli atti c’è anche un episodio particolare. Antonino Coco, indagato per concorso in turbativa d’asta, si rivolge a Dante Tiezzi e Adamo Tiezzi per aiutarlo ad aggiudicarsi una vendita immobiliare. I due si appostano e avrebbero creato un vero e proprio sbarramento sotto lo studio del professionista che eseguiva la vendita.

Minacce ai costruttori

Mirko Casesa e Salvatore Mazzaglia, ritenuti affiliati al clan Santapaola, sono accusati di aver minacciato un imprenditore edile, che stava realizzando villette a Nicolosi. La colpa dell’imprenditore era di essersi “permesso” di costruire senza l’autorizzazione del clan. Mazzaglia non va molto per il sottile. Ricorda all’imprenditore di essersi fatto 30 anni di carcere. E a questo punto interviene Casesa, chiedendo come stessero “i congiunti” dell’imprenditore.

Mentre l’imprenditore viene minacciato, interviene Girolamo Brancato, che offre la sua protezione. A quel punto Casesa e Mazzaglia, fanno un passo indietro.

Il detenuto

Un capo d’accusa vede indagato per concorso esterno Carmelo Bonaccorso: avrebbe preteso che la moglie potesse vivere in una casa senza pagare l’affitto. Per essere persuasivo, Bonaccorso ricordava di essere “detenuto”: in totale, non ha pagato 21.600 euro di pigioni.

Il pugile e le armi

Tra gli indagati anche Giacomo Caggegi, conosciuto come “rocky”, ex pugile, accusato di intervenire in alcuni episodi per conto del clan. Caggegi è stato ritrovato in possesso di armi da fuoco.

Altro capo d’accusa vede indagati Girolamo Brancato e Litterio Messina, per aver “detenuto e portato in luogo pubblico armi da fuoco…per agevolare il clan Laudani”.

I furti

Ci sono anche imputazioni che interessano la manovalanza del gruppo. Tra gli indagati, in un capo d’accusa a parte, anche Orazio e Francesco Gallipoli. Accusati di aver rubato beni mobili a casa di un residente del comune di Aci Sant’Antonio.

Rosario Caggegi, Paolo Costarelli, Francesco e Orazio Gallipoli sono accusati di aver sfondato la porta di una casa e rapinato la proprietaria.

Intestazioni e altri reati

Contestato anche il concorso esterno e l’intestazione fittizia, a Vera Torrisi, di alcuni beni riconducibili a Orazio Scuto e Litterio Messina.

A Girolamo Brancato viene contestata anche la distruzione di una cabina telefonica con una bomba, dava fastidio alla sua pizzeria. Brancato avrebbe piazzato una bomba “talmente forte – scrive la Procura – da provocare l’abbattimento di parte del muro a ridosso della cabina stessa”.

Usura

Rosaria Sidoti è indagata per aver applicato interessi usurai annui del 25% facendo lievitare un credito di 25mila euro fino a 41 mila euro.

La Sidoti è indagata anche insieme a Vincenzo Pappalardo per le minacce alla vittima del prestito usuraio.

L’esperto in microspie e l’uomo dei boss.

Un capo d’accusa vede indagato Maurizio Distefano, per aver aiutato Brancato a scovare le microspie piazzate nell’auto dagli investigatori.

Ultimo capo d’accusa è quello dedicato al deputato regionale Luca Sammartino e a Girolamo Brancato. Leggi i particolari.

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