"Un processo mediatico senza prove, Maniaci va assolto" - Live Sicilia

“Un processo mediatico senza prove, Maniaci va assolto”

L'arringa difensiva dei legali del giornalista di Telejato

PALERMO – Nessuna estorsione, nessuna minaccia di utilizzare i servizi televisivi come arma contro i politici qualora non gli avessero dato i soldi. Nelle arringhe difensive, gli avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino, legale del giornalista Pino Maniaci, attacca la ricostruzione della Procura e parlano di “processo mediatico” e “senza prove”. “Pino Maniaci ha resistito alla corruzione dei sindaci che volevano ammorbidirlo, ma lui andava per la sua strada e si è cercato di punirlo – dice Ingroia -. C’è una manipolazione nel video in cui veniva ripreso. “

Ingroia ha la convinzione che sia stata “un’operazione per salvare il soldato Saguto. Perché la Saguto andava sempre in caserma e si informava di questa inchiesta?”. Il combattivo direttore di Telejato ha sempre considerato i suoi guai giudiziari legati alle sue inchieste contro il sistema di gestione dei beni sequestrati da parte della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, il cui presidente, Silvana Saguto, è stata condannata in primo grado e radiata dalla magistratura.

Al termine della requisitoria il pubblico ministero Amelia Luise avava chiesto una pena pesantissima per il direttore di Telejato: 11 anni e mezzo di carcere per estorsione e diffamazione. L’accusa è sostenuta in dibattimento dal pm Luise, dopo che Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia sono andati a ricoprire altri incarichi, rispettivamente alla Direzione nazionale antimafia e al Dap. La posizione del giornalista era inizialmente confluita in un’inchiesta sfociata in un blitz antimafia, poi è stata stralciata e separata dagli altri imputati per mafia.

L’estorsione, che a Maniaci viene contestata senza alcun aggravante di mafia, sarebbe stata commessa, per un importo di 366 euro, ai danni degli ex sindaci di Borgetto e Partinico, Gioacchino De Luca e Salvatore Lo Biundo. Soldi che Maniaci avrebbe chiesto per non mandare in onda servizi contro gli amministratori nel suo telegiornale.

Maniaci inoltre, secondo l’accusa, avrebbe imposto a un assessore di Borgetto l’acquisto di duemila magliette col logo della sua emittente e al sindaco di Partinico l’assunzione di una donna. L’avvocato Parrino aveva definito “esagerata e infondata” la richiesta di pena, aggiungendo che “il pubblico ministero nel corso della sua requisitoria si è rifatto alle contestazioni della fase delle indagini preliminari, mentre nel corso del processo tutte le persone presunte offese hanno negato di avere subito estorsioni da Maniaci. Una sola ha confermato l’episodio ma stravolgendo completamente il contesto e legando la presunta estorsione alla concessione di uno spazio per la replica. Un contesto che al momento ci limitiamo a definire irrituale”.

A proposito di Lo Biundo l’avvocato Parrino ricorda oggi che lo stesso ex sindaco di Partinico “ha smentito che Maniaci gli avesse chiesto soldi” per ammorbidire i suoi telegiornali. Al contrario ha aggiunto che “l’attività di Pino Maniaci è proseguita come prima”, anche dopo che gli chiese l’assunzione della donna. Sul punto Parrino aggiunge che “Lo Biundo ha spiegato che si trattava di una problematica sociale”. Se tale non fosse stata “non l’avrebbe mai assunta”. Da Parrino è partito un attacco durissimo alla Procura: “Di fronte alle affermazioni di Lo Biundo il pubblico ministero avrebbe dovuto fermarsi. La verità è che nel processo non c’è un’idea di prova, non ci sono riscontri neanche minimi al contenuto delle intercettazioni che vanno sempre riscontrate”. il processo si svolge davanti al giudice Giacomo Terranova, si attendono le repliche dell’accusa e poi la sentenza.


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