I ristoratori decisi a riaprire: "Non possiamo morire di fame" - Live Sicilia

I ristoratori decisi a riaprire: “Non possiamo morire di fame”

Una categoria allo stremo e a nulla sono serviti sinora appelli e manifestazioni

CATANIA. Una situazione insostenibile culminata con la protesta di ieri nella Capitale ma destinata ad avere ripercussioni su ogni regione e provincia. I ristoratori sono allo stremo. A nulla sinora sono serviti appelli e manifestazioni; e che la misura sia ormai colma lo dimostrano anche le parole di chi il proprio locale rischia di non poterlo più riaprire.

“Siamo il capro espiatorio”

A distanza di un anno siamo ancora qui e non lottiamo più contro il virus ma contro la fame – spiega Mario Urzì, uno dei tanti ristorato catanesi ormai allo stremo -. Le nostre aziende sono quasi tutte fallite. Arrivano tasse delle quali non capiamo il motivo visto che non stiamo usufruendo di alcun servizio: non abbiamo più come portare la spesa ai nostri figli. Siamo ostaggio di un sistema che non ha mai funzionato. Ma hanno preso noi come capro espiatorio ed è evidente che, nonostante la nostra chiusura, il contagio è aumentato.
L’unica cosa che è diminuito è il nostro potere di padri di famiglia perché non possiamo più portare la spesa a casa. Ed io non prendo sussidi né reddito di cittadinanza. E’ tutto sulle mie spalle”.

“Riapriremo perché è un nostro diritto”

Una situazione al limite con una serrata che nei prossimi giorni potrebbe riportare ad una riapertura forzata da parte degli stessi ristoratori: “Noi abbiamo deciso di aprire ma non per protestare o per fare qualcosa di eclatante – prosegue Urzì -, ma solo per chiedere il nostro diritto al lavoro. Hanno voluto tavoli distanziati, sanificazione, plexiglass: l’abbiamo fatto ma da un anno ci tengono chiusi. Il virus è ovunque: scuole, metropolitane, uffici, banchi, negozi e noi però chiusi.
E’ una cosa normale? E’ follia. Accanimento nei confronti della nostra categoria”.

“Fateci lavorare”

“La categoria dei ristoratori è gente perbene che ha investito i propri soldi facendo sacrifici: ma se non volete che la nostra categoria si evolva in qualcosa di brutto allora fateci lavorare”.

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