Se tua madre implora: "Ti prego, portami a fare il vaccino"

Se tua madre implora: “Ti prego, portami a fare il vaccino”

Le storie di persone anziane che non hanno ricevuto il vaccino.

PALERMO Tua madre, seduta in poltrona, in attesa del suo sorso di sicurezza. La vedi lì, in quella trasparenza affettuosa che è il dono di una bella vecchiaia. E tu, che sei figlio o figlia, faresti di tutto per regalarle il sorriso di una somministrazione di vaccino anti-Covid. Ma non puoi: magari ti hanno dato un appuntamento che è stato spostato, oppure non si è fatto vivo nessuno. Aspettare è snervante, insopportabile. Perché gli anziani, per cui è pesante muovere un passo, nell’ombra delle loro case, tra un televisore, un giornale e una preghiera, sono tra i reclusi più sofferenti di una pandemia. Il Covid li ha confinati tra il salotto e il balcone.

Sono diverse le storie che vengono segnalate alla redazione di LiveSicilia.it. E sono raccontate da ragazzi in apprensione che temono per i loro genitori. La storia di Lucia, per esempio, ottantatré anni. Sua figlia prenota la dose a domicilio. La data prevista è il nove aprile scorso. Una telefonata avvisa che il termine non verrà rispettato: non si capisce se manchino i vaccini o il personale. Sono voci cortesi quelle che dialogano con le legittime ansie di ognuno e si sforzano di comprendere, ma il fatto resta: signora, dobbiamo risentirci. A quel punto si raddoppiano gli sforzi di una figlia che chiama tanti numeri, che manda tante mail, che finisce nella selva del ‘non è di nostra competenza’. Nel frattempo, la mamma, su consiglio del medico, ha sospeso l’anticoagulante prima di ricevere Pfizer o Moderna. E attende.

Altra storia, quella di Giuseppina, che ha implorato i suoi figli: “Prendetemi in braccio e accompagnatemi a fare il vaccino, vi prego”. Lei ha ottantuno anni e non deambula. Dopo una serie di tentativi, la figlia riesce a prenotare già a marzo. Ma non arriva nessuno. Anche qui, una comprensibile angoscia, telefonate, interlocuzioni. “Forse mi hanno telefonato – racconta la figlia – e non sono arrivata a rispondere, ma io non so chi richiamare”. E la richiesta di Giuseppina: “Vi prego, portatemi in braccio a fare il vaccino”.

 “Le attività di vaccinazione domiciliari sono molto complesse e diversificate, così come stabilito dall’ultimo piano del Ministero della Salute del 10 marzo scorso – ha spiegato il direttore generale dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni -. La complessità dipende, non solo dalle dimensioni del territorio di Palermo e provincia e dalla densità della popolazione, ma anche dalle differenti procedure da rispettare secondo la tipologia del vaccino da utilizzare che, scongelato e pronto per essere inoculato, è utilizzabile entro poche ore”.

Era il commento a una vicenda analoga che abbiamo raccontato qualche giorno fa. Oltretutto, come preannunciato sempre dall’Asp, le cose dovrebbero migliorare con il coinvolgimento dei medici di base nella campagna vaccinale, quando il meccanismo andrà a regime. Ma già questa attesa, pur nella difficoltà del momento, è una ferita che va sanata senza indugio. Ci sono tanti nostri anziani che aspettano una dose di vaccino per essere liberati, per ritrovare il sorriso e per ritornare bambini. Sono i padri e le madri di tutti, soprattutto quelli che non hanno nessuno.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI