Palermo, no alle poltiglie elettorali: si riparta dall'asse Pd-M5s - Live Sicilia

Palermo, no alle poltiglie elettorali: si riparta dall’asse Pd-M5s

Definire subito la coalizione di centrosinistra da proporre agli elettori nel 2022
SEMAFORO RUSSO
di
4 min di lettura

PALERMO – C’è un’ambiguità di fondo nella posizione di Italia viva quando richiama la larga maggioranza che sostiene il governo Draghi quale modello da replicare a Palermo: quella di trasformare una compagine emergenziale e unicamente emergenziale, tra l’altro punto d’approdo obbligato dopo la crisi del governo Conte voluta proprio da Matteo Renzi, in una scelta progettuale e programmatica che annullerebbe ogni differenza tra le forze politiche in campo, a tal punto da quasi dover ringraziare Giorgia Meloni se in Italia un’opposizione ancora esiste.

Una scelta progettuale e programmatica da trasferire, non si comprende come, in alleanze “strutturali” nei comuni siciliani e, perché no, alla Regione alle elezioni del 2022. Un’idea piuttosto bislacca e provocatoria dinanzi a un sindaco eletto direttamente dal popolo con una precisa coalizione e, al contempo, una sorta di arrembaggio alla conquista di voti per una futura vittoria senz’anima destinata a durare poco. Lo dimostrano le fibrillazioni all’interno della maggioranza romana stessa e i quotidiani assalti a Palazzo Chigi da parte di Matteo Salvini su ogni questione (dalle strategie anti Covid-19 ai provvedimenti economici, dalla formulazione del Recovery Plan alle politiche sull’immigrazione) sul tappeto.

Un progetto comune, con un programma condiviso, non potrà mai scaturire da una poltiglia informe dal sapore elettoralistico e nemmeno la soluzione dei problemi irrisolti di una grande città. In questa sede non ci soffermeremo sui motivi che hanno determinato lo strappo tra Italia viva e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando (basta leggere i puntuali resoconti di Roberto Immesi), tanto meno perderemo tempo sulle dinamiche del consiglio comunale di Sala delle Lapidi ormai nel caos, in piena campagna elettorale purtroppo a danno delle urgenze cittadine.

Qui ci interessa capire come sia possibile, a un anno dalla chiamata alle urne, assistere all’implosione di una maggioranza mentre Palermo – un po’ per colpa della giunta comunale non sempre all’altezza delle sfide, un po’ per oggettive difficoltà (minori risorse finanziarie, una macchina burocratica vecchia e carenza di personale, pesante crisi economica a causa della pandemia), un po’ per colpa dei palermitani (non tutti ma comunque troppi) intolleranti alle basilari norme di civiltà e di civile convivenza – sta vivendo una condizione di sofferenza su diversi fronti, dai rifiuti alla mobilità, dalla latitante manutenzione di strade e marciapiedi alla scarsa illuminazione pubblica, dall’assenza di una visibile polizia municipale alla conseguente assenza di controlli sul rispetto delle regole e dei codici.

Come sia possibile, cioè, che l’avvicinarsi del giudizio degli elettori su chi ha governato la città invece di spingere i protagonisti a sbracciarsi e a compattarsi per tentare di recuperare ritardi e inefficienze li vede affannarsi in una guerra che sa tanto di fuga precipitosa dalle responsabilità. Una risposta plausibile, al netto del dilagante vizio di indossare o cambiare casacca per convenienze personali, potremmo rintracciarla nella fase di partenza dell’attuale e ultima sindacatura di Orlando: l’aver creato nel 2017 ben quattro liste civiche spiccatamente orlandiane (Mov139, Palermo2022, Mosaico Palermo, Alleanza per Palermo) e non aver poi costruito con esse, a successo raggiunto pure per merito di queste liste, circa 60.000 voti complessivi, un seguito politico (con una guida politica) e di governo (nella scelta degli assessori).

Ciò ha indebolito fin dalla nascita l’intuizione felice dell’esperimento panormita, ha impedito il consolidamento di un nucleo con una forte identità (sulla base dei valori civici invocati, non di appartenenze partitiche) lasciando il posto a una navigazione a vista spesso opaca per le incursioni a sostegno su singoli provvedimenti di pezzi dell’opposizione, cosa buona se non è la spia di qualcosa che non funziona nella maggioranza. Un errore da non ripetere. Se nel centrosinistra (a proposito, Italia Viva si può ancora considerare di centrosinistra?) l’obiettivo è di ricorrere nuovamente a liste civiche, di cui una capeggiata addirittura da Orlando, insieme a quelle di partito allo scopo di drenare voti dalla cosiddetta società civile, senza un patto e un percorso di consiliatura stabilito a monte, credo che difficilmente si troverà qualcuno disposto a metterci la faccia.

Liste civiche insieme a quali partiti? Ecco, occorre ribadire la necessità di un’alleanza strategica in Sicilia e a Palermo tra il PD di Letta e il M5S di Conte, altro che un innaturale sodalizio con la Lega e, per ragioni diverse, con Forza Italia; un’alleanza su una candidatura fuori dai soliti equilibri di potere e con un programma credibile incentrato sulla rivoluzione della normalità. Definire da adesso, insomma, la sostanza della coalizione e dei contenuti da proporre agli elettori. Si è già in ritardo. Intanto, chi è nelle istituzioni comunali, qualunque sia il suo ruolo e il suo distintivo, è bene che si impegni in questi mesi a onorare il voto del 2017 lavorando per la città ed evitando nervose mozioni di sfiducia al sindaco dal gusto stantio di giochi di partito.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI