Mafia di San Lorenzo e Resuttana: 23 condanne, pugno duro con i pentiti

Mafia di San Lorenzo e Resuttana: 23 condanne, stangata ai pentiti

Sentenza di appello. Otto imputati assolti

PALERMO – Ci sono degli sconti di pena, ma la sentenza di appello ricalca il verdetto di primo grado. Il processo nato dal blitz dei carabinieri “Talea” contro i clan di San Lorenzo e Resuttana si chiude con 24 condanne e 8 assoluzioni.

Tra i condannati ci sono i pentiti Sergio Macaluso e Domenico Mammi. E per loro le pene sono state pesantissime, nonostante la collaborazione, per il considerevole numero di capi di imputazione.

L’elenco dei condannati si apre con Mariangela Di Trapani, per cui era già caduta l’ipotesi che fosse lei a guidare il mandamento di Resuttana. La Corte di appello conferma i 4 anni per la sola partecipazione all’organizzazione mafiosa. (era difesa dagli avvocati Valerio Vianello e Vincenzo Giambruno). La pena più alta (14 anni) è arrivata per Pietro Salsiera. Dieci anni a Giovanni Niosi, il boss che ha rischiato di essere ucciso e che due giorni fa è stato condannato per l’estorsione denunciata dai titolari de “La Braciera”.

I carabinieri, coordinati dai pubblici ministeri Annamaria Picozzi e Amelia Luise, scoprirono una serie di estorsioni e gli affari sporchi dei boss all’interno dell’ippodromo. Venne fuori il ruolo di Giuseppe Biondino, figlio dell’autista di Totò Riina: anche per lui, difeso dagli avvocati Marco Clementi e Giovanni Di Benedetto, era già caduta l’ipotesi che fosse uno dei capi e promotori.

Salvatore Lo Cricchio era considerato il “consigliere e supervisore” del mandamento di Resuttana. Un punto di riferimento in virtù dei suoi 72 anni e della sua parentela con Di Trapani, di cui è lo zio. Un ruolo di vertice era ricoperto da Pietro Salsiera, Sergio Napolitano (titolare del bar Hilton di via Libertà) e Sergio Macaluso, poi divenuto collaboratore di giustizia così come il suo braccio destro, Domenico Mammi. Erano subentrati a Giovanni Niosi.

Francesco Paolo Liga, figlio di Tatuneddu (il boss ergastolano che bruciava le vittime nel forno della sua villa in fondo De Castro), sarebbe stato il reggente del mandamento di San Lorenzo. A Massimo Vattiato era toccato il compito di gestire la famiglia dello Zen. Il “suo” uomo della droga era Lorenzo Crivello.

Tra gli uomini d’onore figuravano Filippo Bonanno (titolare di un panificio molto noto in viale Strasburgo) e Pietro Salamone. Infine, c’erano i picciotti del racket e dei danneggiamenti come Gianluca Manitta e Antonino Tumminia.

Queste le pene inflitte dalla prima sezione della Corte d’Appello, presieduta da Adriana Piras (a latere Mario Conte e Luisa Anna Cattina), per gli imputati che hanno avuto uno sconto: Salvatore Ariolo da 8 anni e 8 mesi a 5 anni (è difeso dagli avvocati Rosanna Vella e Raffaele Bonsignore), Giuseppe Biondino da 9 anni e 4 mesi a 9 anni e 2 mesi, Ignazio Calderone da 5 anni e 4 mesi a 4 anni, Stefano Casella da 3 anni e 4 mesi a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni, Gianluca Galluzzo un anno pena sospesa (quattro mesi in meno del primo grado), Domenico Mammi 7 anni e mezzo (8 anni e 4 mesi in primo grado), Giovanni Manitta 3 anni, 6 mesi e 20 giorni, Antonino Tumminia 2 anni, 2 mesi e 20 giorni, Massimiliano Vattiato 8 anni e 2 mesi.

Queste invece le conferme: 4 anni a Mariangela Di Trapani, Filippo Bonanno 9 anni e 4 mesi, Antonino Catanzaro 2 anni e 8 mesi, Lorenzo Crivello 8 anni e 8 mesi, Ahmed Glauoi 4 mesi, Francesco Paolo Liga 10 anni e 8 mesi, Salvatore Lo Cricchio 8 anni, Francesco Lo Iacono 2 anni e 8 mesi, Bartolomeo Mancuso 4 mesi, Giovanni Niosi 10 anni, Pietro Salsiera 14 anni, Corrado Spataro 11 anni e 8 mesi.

Aumentano le pene per Sergio Macaluso (11 anni, e 5 mesi) e Sergio Napolitano (12 anni e 8 mesi) in virtù di un ricalcolo della continuazione con precedenti condanne. Aumentata anche la condanna di Pietro Salamone: 10 anni e non più 8.

Confermate le assoluzioni di Fabio Schiera (difeso dagli avvocati Filippo De Luca e Dafne Trumino, erano stati chiesti 8 anni e 10 mesi di carcere), Francesco Di Noto, Antonino La Barbera, Vincenzo Maranzano, Concetta e Rita Niosi, Giuseppe Sgroi e Giuseppe Tarantino.


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