Il vaccino, la morte: inchiesta sulla morte di un detenuto per omicidio

Mafia, in carcere per omicidio: il vaccino, la morte, l’inchiesta

Il decesso di Francesco Lo Cascio è avvenuto nel reparto ospedaliero del carcere di Parma
STAVA SCONTANDO 20 ANNI
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PALERMO – C’è un’inchiesta sulla morte, avvenuta l’1 maggio scorso, nel reparto ospedaliero del carcere di Parma di Francesco Lo Cascio, 61 anni, boss di Camporeale. L’autopsia disposta dalla Procura ha stabilito che la morte è dovuta a un ictus. Da tempo soffriva di ipertensione.

Sono i tanti i nodi da sciogliere. Dalle cure garantite al detenuto al fatto che avesse ricevuto, cinque giorni del decesso, la prima dose del vaccino Moderna. I familiari hanno presentato una denuncia contro ignoti, tenuto conto, spiega l’avvocato Antonio Di Lorenzo, “delle diverse richieste di scarcerazione avanzate per motivi di salute sia a Palermo che al Tribunale di sorveglianza di Bologna. Una sola volta a Palermo sono stati concessi gli arresti domiciliari in una struttura sanitaria, ma poi è tornato in carcere. Ciò che interessa è scoprire se lo Stato abbia garantito, come è giusto che sia, tutti i diritti, a cominciare da quello della tutela della salute”.

Lo Cascio stava scontando una condanna vent’anni per l’omicidio di Giuseppe Billtteri, ucciso e sepolto chissà dove. Il suo corpo non è stato trovato. Finì sotto intercettazione mente diceva: “Già tutte cose fatte sono allora? Nel portabagagli?… io non è che ne so niente… ma porco di un cane, quando è così, almeno mi avvisano a me… dove lo dobbiamo andare a buttare, può essere da Remo?”.

Neppure gli escavatori servirono a riportare alla luce i resti della vittima, nonostante il pentito Giuseppe Micalizzi condusse i carabinieri sul luogo del presunto seppellimento. L’ipotesi è che qualcuno avesse spostato il corpo. Il 23 marzo 2012 la moglie di Billitteri, di professione venditore ambulante, si presentò alla caserma dei carabinieri. Denunciò che il marito si era allontanato da casa alla guida di una Toyota Yaris che sarà ritrovata bruciata.

Lo Cascio è stato giudicato colpevole per occultamento di cadavere con sentenza definitiva. In passato era stato ritenuto responsabile di avere favorito la latitanza del boss di Altofonte Domenico Raccuglia. Altri tre imputati sono stati condannati per l’omicidio maturato nella riorganizzazione del mandamento mafioso.


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