La scomparsa di Denise Pipitone: nuovi testimoni, vecchi sospetti

La scomparsa di Denise Pipitone: nuovi testimoni, vecchi sospetti

Un giallo lungo 17 anni fra angoscia e nuove speranze

PALERMO – Testimoni anonimi, ma bene informati, vecchie storie e nuove indagini, resoconti televisivi. Il caso di Denise Pipitone resta un giallo dopo diciassette anni di angoscia e speranza.

Chi lavora in gran segreto è la Procura di Marsala, guidata da Vincenzo Pantaleo. Due settimane fa, il 5 maggio, è stato necessario ispezionare la casa dove fino all’anno scorso viveva Anna Corona, mamma di Jessica Pulizzi, la sorellastra diciassettenne processata e assolta per il rapimento di Denise. Anna Corona finì sotto inchiesta, ma la sua posizione archiviata. Nessun esito dall’ispezione.

L’arrivo di carabinieri del Ris e dei vigili del fuoco in via Pirandello non poteva passare inosservato. Cercavano tracce del passaggio di Denise nella casa, in un garage e in un pozzo. Forse qualcuno ha dato l’input alle ricerche.

Di sicuro nei giorni scorsi sono state spedite due lettere anonime. Qualcuno, probabilmente la stessa persona, ha scritto all’avvocato Giacomo Frazzitta, che assiste Piera Maggio, la mamma di Denise, e alla redazione di “Chi l’ha visto?”. Ha raccontato di essere sicuro al 100 per cento di avere visto Denise il giorno del rapimento, il 1° settembre 2004, a Mazara del Vallo, dentro una macchina con delle persone. Livesicilia ha aggiunto una circostanza che, se fosse vero il racconto, sarebbe straziante: Denise piangeva e gridava ‘aiuto mamma’.

Questo anonimo avrebbe riconosciuto tre persone a bordo dell’auto e indica i nomi. Sarebbero già state sentite. L’avvistamento è relativo a 45-60 minuti dopo la scomparsa.

Si torna a guardare alle vicende del passato. La scomparsa di Denise davanti alla sua casa a Mazara del Vallo è stata collocata tra le 11.35 e le 11.45. Gli investigatori presero in considerazione due telefonate. La prima avvenuta alle 12.10 (durata 18 secondi) partita dall’utenza di Anna Corona e ricevuta da una sua amica, Loredana, fidanzata di Giuseppe, nipote di Battista Della Chiave.

La seconda chiamata era delle 12.17 (durata 72 secondi) e Anna Corona disse dalla madre di raggiungerla a casa sua, per occuparsi delle figlie, perché “era successo qualcosa, ma senza spiegarmi cosa”. A nove anni di distanza, nel 2013, Battista delle Chiave, sordomuto e allora settantaquattrenne, con il linguaggio de segni spiegò di avere visto una bambina che somigliava a Denise in braccio a suo nipote, fidanzato dell’amica di Anna Corona che ricevette la telefonata di 12 secondi. Il nipote si sarebbe allontanato con una bambina in scooter.

Una ricostruzione sempre respinta dal nipote e valutata dai giudici che non lo ritennero plausibile per la dinamica, gli incroci e gli orari. Una testimone disse infine di avere visto la mamma di Anna Corona arrivare a casa della figlia verso le 17:30, dunque cinque ore dopo la richiesta di aiuto. Una richiesta che, dunque, non era stata così urgente.

Pochi giorni fa la trasmissione “Chi l’ha visto”, con l’aiuto di un’esperta, ha dato una interpretazione diversa alle parole di Battista Della Chiave. Avrebbe parlato di due uomini che “hanno rapito la bambina con una motocicletta, superato un cavalcavia e poi nascosta in una barca con i remi sotto una coperta e sono andati via. La bambina piangeva. La moto è stata buttata in mare”.

E al passato costringono a guardare le dichiarazioni di Maria Angioni, che prima è stata sentita dai pm di marsala e poi è diventata ospite fisso delle trasmissioni televisive. Ripercorre il lavoro fatto in quegli anni, rende attuali i sospetti di allora e ne aggiunge di nuovi in un crescendo di rivelazioni.

Parla di strani aiuti ricevuti dalla famiglia Corona da parte dei poliziotti (circostanza scandagliata nel processo), ricorda l’episodio di una “macchina che scappa e l’incidente che ha avuto è molto importante. A lungo ho ritenuto fosse la macchina con cui è stata portata via la bambina. Ricordo che oltre al meccanico, c’era anche una coppia. E ricordo che questa coppia aveva indicato un orario in cui aveva visto la macchina. Queste due persone erano state avvicinate da un componente della famiglia allargata della bambina, dopodiché avevano cambiato un po’ l’orario. Per questo motivo li avevo ascoltati più volte”.

Per ultimo aggiunge una considerazione che lascia perplessi. Angioni dice che “l’idea che ho maturato è che nel rapimento della bambina ci siano stati due gruppi di persone: quelle cattive e quelle buone“.

Da una parte “persone mosse da passione, da rabbia, da odio” che rapiscono Denise, mentre dall’altra “è possibile che ci siano state sentinelle che hanno mandato il messaggio ad altre persone che volevano bene alla bambina e che sono intervenute in un secondo momento, prelevandola e portandola via, perché la bambina era in pericolo, perché così com’era stata presa quel giorno, poteva anche essere presa in un momento successivo”.

Qualcuno, dunque, è intervenuto per “salvare” Denise. Solo che per salvarla l’avrebbe strappata all’affetto dei suoi cari che da quel giorno vivono una condizione di eterno dolore. Dal caso di Olesya Rostova (montato dalla Tv russa) ai supertestimoni: negli ultimi due mesi di cose ne sono successe tante e si torna a sperare.


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