Covid, assunzioni e proteste: la calda estate della sanità siciliana

Covid, assunzioni e proteste: la calda estate della sanità siciliana

Rinnovo di massa dei contratti per la pandemia, ma c'è chi protesta per i vuoti di organico

PALERMO – “Il personale è necessario a fronteggiare esigenze straordinarie e urgenti derivanti dalla diffusione del Covid”, così scriveva qualche giorno fa Antonino Di Benedetto, direttore sanitario dell’ospedale Ingrassia di Palermo. È la risposta alla richiesta di ricognizione avanzata dall’Asp di Palermo per valutare l’opportunità del rinnovo dei contratti a tempo determinato. Si tratta di un esempio da replicare in serie per gli ospedali siciliani. Risultato: c’è stato il rinnovo di massa dei contratti scaduti a fine giugno, tranne rarissimi casi, nonostante la pandemia stia rallentando.

Cambiare strategia

I numeri dei contagi e dei ricoveri sono per fortuna bassissimi, ma secondo le direzioni sanitarie smontare la macchina organizzativa è un rischio che non si può correre. Lo ha detto anche l’assessore regionale Ruggero Razza, sostenendo però la necessità di rimodulare il lavoro. Come nel caso delle Usca, i cui medici saranno impegnati in una nuova fase della campagna di vaccinazione. Le somministrazioni sono in nettissimo calo e allora si pensa ad un’attività a domicilio, specie nei piccoli comuni, e nei luoghi delle vacanze.

Un esercito di lavoratori con contratti Co.Co.Co o a partita Iva. Nella sola Palermo serviranno 30 milioni di euro per pagare gli stipendi fino al prossimo 31 ottobre. Non solo nelle strutture di competenza dell’Asp di Palermo, ma anche negli ospedali Cervello e Civico.

Al termine della ricognizione il direttore generale dell’Asp Daniela Faraoni ha dato il via libera al rinnovo dei contratti. Molti dei dipendenti, che pesano nel bilancio di via Cusmano, sono a disposizione del commissario straordinario per l’emergenza Covid in città, Renato Costa. I numeri stanno alla base dello scontro fra commissario a direttore generale.

Un esercito di assunti a tempo determinato

Ecco l’elenco dei lavoratori, la maggior parte amministrativi, tecnici e informatici: 21 educatori professionali (di cui 11 all’hub della Fiera del Mediterraneo), 22 assistenti sociali (12 in hub), 212 assistenti amministrativi (141 alla Fiera e il resto fra Bagheria, Cefalù, Villa delle Ginestre, Partinico, Ingrassia, Termini Imerese, negli hub vaccinali di Misilmeri e del Centro La Torre), 55 ingegneri (49 lavorano nella struttura diretta da Costa), 102 medici (20 in Fiera e gli altri negli ospedali dell’Asp), 62 collaboratori amministrativi (ancora una volta la fetta più grossa riguarda la Fiera: 42), 336 periti informatici (256 alla Fiera).

A questi numeri vanno aggiunti quelli del Covid Hospital del Cervello (dove restano in servizio 546 figure professionali, fra medici, operatori sanitarie e amministrativi) e del Civico dove il numero sale a oltre 640 persone.

La sproporzione fra il personale in forza all’Asp di Palermo e alla struttura commissariale ha creato tensioni. Costa ha deciso di centralizzare tutte le Usca provinciali alla Fiera, e la direzione generale ha riposto con una nota contestando la decisione “unilaterale” del commissario, rivendicando il lavoro fin qui svolto.

I malumori

La sanità è un settore che ribolle. E covano i malumori. Mentre vengono rinnovati i contratti per il Covid le aziende sanitarie e gli ospedali siciliani stanno ridiscutendo in queste ore le piante organiche con l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. Si tratta del personale che riguarda la sanità che nulla ha a che fare con il contrasto alla pandemia.

E montano già le polemiche. “Le nuove piante organiche degli ospedali siciliani non rispettano i livelli minimi necessari a garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari – dicono dal sindacato Nursind- gli studi internazionali confermano che ogni infermiere può prendere in carico 6 pazienti per una migliore assistenza, in Sicilia si continua ad affidarne da 10 a 20 con tutti i rischi e i problemi del caso. Le unità del personale vanno innalzate subito almeno del 20 per cento”.

La protesta dei sindacati

Secondo il sindacato, “i coefficienti sono rimasti all’epoca pre-pandemia e il personale non solo continua ad essere stremato, ma in molti casi è stato ulteriormente ridotto specialmente per le terapie intensive. Si registrano sale operatorie con un solo infermiere mentre le linee guida assessoriali ne prevedono almeno 2 per sala, mentre il parametro di 1,8 infermiere per ogni medico non viene rispettato e scende anche a 1,39 infermieri dell’Asp di Catania e a 1,70 al Civico con una media di circa 1,55 infermieri per ogni medico”.

Un altro fronte aperto è quello del 118. C’è un ultimatum dei sindacati a governo e Ars: senza una convocazione entro il 15 luglio scatteranno nuove azioni di protesta. Lo annunciano Cobas, Confintesa, Mud, Fials e Fsi-Usae che lo scorso mese avevano manifestato in piazza Parlamento a Palermo alla presenza di oltre mille operatori del 118.

Assunzioni, progressioni di livello, scatti di anzianità, chiusura di postazioni nella Sicilia orientale: il fronte delle rivendicazioni è ampio.


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