Denise Pipitone: le frasi registrate e le 'bugie' sulle telefonate

La scomparsa di Denise Pipitone: quelle ‘bugie’ sulle telefonate

Il ruolo nella vicenda di Gaspare Ghaleb, ex fidanzata di Jessica Pulizzi, interrogato dai pm

PALERMO – Sei ore di interrogatorio. Gaspare Ghaleb, ex fidanzato di Jessica Pulizzi, è stato chiamato in qualità di “testimone assistito” a chiarire passaggi vecchi e nuovi. Lui che nella triste storia della scomparsa di Denise Pipitone è stato l’unico condannato. Nel processo sul rapimento che vide assolta Jessica, sorellastra di Denise, il ragazzo che nel 2004 aveva 18 anni fu condannato in primo grado per avere reso false dichiarazioni agli investigatori. In appello la prescrizione spazzò via l’ipotesi di reato.

La Procura di Marsala, dunque, torna a scandagliare quelle che per gli investigatori erano state le bugie di Ghaleb. C’era anche lui, assieme a Jessica e alla madre, Anna Corona, in commissariato quando la polizia avviò le indagini e iniziò a convocare coloro che potevano avere informazioni su Denise.

Era nervoso Gaspare l’11 settembre, dieci giorni dopo la scomparsa. All’inizio protestava, proprio come Jessica, per il fatto che la convocazione andava per le lunghe. Addio sabato sera con gli amici. Poi disse di essere stato maltrattato dai poliziotti, addirittura picchiato tanto da tentare di chiamare i carabinieri.

La finestra era aperta in commissariato. C’erano rumori in sottofondo e le microspie piazzate dagli investigatori non registrano al meglio. Anna Corona lo tranquillizzava: “Gaspare… coraggio. Tu ne hai fiducia in me? Mi stimi?” Mi vuoi bene? Non ti scordare certi momenti nostri… che sono solo nostri…”.

Gaspare fu portato in un’altra stanza, al rientro il clima si fece tesissimo. “Già mi hanno alzato le mani… non ho un avvocato. Ora ho un casino. E noi ora telefoniamo. Voglio un carabiniere qua”, diceva Gaspare, che chiamò il 112:
“Scusi mi può mandare una pattuglia alla stazione di polizia? Di Mazara… Perché fanno abuso di potere… Mi hanno alzato già le mani…”.

Anche Jessica tentò di tranquillizzarlo: “Gliel’ho detto che tu non eri con me… tu al mercatino con me non ci vieni mai…”. Il mercatino è uno dei luoghi dove Jessica si era recata la mattina della scomparsa.

In un’altra frase intercettata Ghaleb diceva: “Vannu a ciccari a st’ura la picciridda…commissario…Ah, chi c’ha fatto?” (“Vanno a cercare ora la bambina… commissario… Ah, che le ha fatto?”) e la fidanzata rispondeva. “Ma misi dintra” (“L’ho messa dentro”). Sono farsi che, secondo Piera Maggio la mamma di Denise e il suo storico legale, avrebbero dovuto essere analizzate di nuovo grazie alla tecnologia moderna.

Nel corso del processo fu contestato a Gaspare Ghaleb di aver reso false dichiarazioni sui suoi spostamenti. All’epoca dei fatti aveva litigato con la madre e abitava a casa di una zia. Dormiva sul divano in cucina. Il 14 gennaio 2006 fu sentito dai pubblici ministeri e raccontò che il 1 settembre aveva dormito per tutta la mattina. Era stanco perché aveva trascorso la notte a pescare con un cugino. Si svegliò verso le 12:30-13:00 per pranzare.

Disse di non visto né sentito nessuno prima di essere svegliato per il pranzo. Solo a fine pasto ricevette una telefonata da Jessica che lo invitava a sintonizzare la televisione sul canale di Televallo che in quel momento stava trasmettendo la notizia della scomparsa di Denise.

Dai tabulati telefonici emersero le contraddizioni. La mattina del 1 settembre 2004 Jessica aveva chiamato il fidanzato per 16 secondi alla 9:39 e per 89 secondi alle 10:21. Il telefonino di Ghaleb fu localizzato nella zona di copertura della cella telefonica di via Lazio. Dunque, Ghaleb non si trovava a casa della zia, in via degli Artisti, quando ricevette le due telefonate.

Oggi la nuova convocazione dei pm. Ghaleb si è sempre difeso: “Vogliono farmi passare per un mostro. Io non c’entro nulla con questa vicenda”.


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