Partecipate: il dossier della Regione che scotta DATI

Partecipate: il dossier della Regione che scotta DATI

Studio del Movimento cinque stelle sulla galassia di enti e società regionali
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PALERMO – Un lungo elenco, 163 tra società partecipate, consorzi ed enti controllati dalla Regione, una pletora di uffici e persone che nel 2016 ha contato perdite per 73 milioni di euro. Nel 2018 il fondo perdite del bilancio consolidato della Regione siciliana è stato di 4.788.000 euro per quattro società partecipate. Spesa cresciuta a 27.268.594 di euro perché sono state inserite altre 8 società portandone il numero totale a 12. Sono solo alcuni dei dati contenuti in un corposo dossier del M5S, che abbiamo analizzato.

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Lo studio del M5s ha fatto emergere anche situazioni come il controllore che si autonomina in un ente da lui stesso controllato, il giovane stagista piazzato al controllo anticorruzione, la società che ha i dirigenti ma non i funzionari da dirigere, i consiglieri di amministrazione che aumentano i propri stipendi. Alcuni di questi casi sono stati portati anche all’attenzione delle Procure.

Luigi Sunseri, deputato del M5s, ha denunciato presunte irregolarità e assurdità in un documento di riepilogo che è il frutto di un’analisi durata un anno. “La gran parte dei dati sono stati recuperati da Luigi – spiega la deputata M5s Gianina Ciancio – perché sulla stragrande maggioranza di queste aziende non c’è trasparenza, come un muro di gomma che impedisce anche ai parlamentari dell’Ars di avere un quadro puntuale ed esaustivo della galassia Gap (Gruppo di amministrazione pubblica).

“Le società che più mi hanno fatto impazzire (nel reperire i dati di gestione, ndr) – racconta Sunseri – sono state Società interporti siciliani e Sicilia digitale e ho proceduto ad inviare anche esposti in Procura. Un’attività di controllo – dice ancora Sunseri – che dovrebbero fare i dipartimenti della Regione e che troppe volte invece sono manchevoli, spero non per poca conoscenza, disattenzione o poco personale. Una montagna di enti e di nomine – continua – che la politica usa in campagna elettorale per esprimere buoni propositi che vengono poi dimenticati e disattesi”.

Sunseri cita ad esempio la Società interporti siciliani: “Musumeci da presidente della commissione Antimafia regionale disse che aveva troppe relazioni con il sistema criminale, da presidente della Regione l’ha ricapitalizzata con 2,4 milioni di euro. Quello delle Partecipate e degli enti regionali è un mondo parallelo a quello regionale, ma soprattutto sommerso. Esistono società (come Interporti siciliani) che, sebbene costituite decenni fa per uno scopo ben preciso, non hanno mai realizzato l’obiettivo per cui sono nate. Altre, come l’Ast, che hanno debiti con tutti, banche, fornitori, col Fisco, verso Inps e personale e che, nonostante questo, continuiamo a ricapitalizzare, a rifinanziare e a tenere in vita”.

Sono 71 enti strumentali o partecipati, 24 gli organismi strumentali, 13 le società a partecipazione diretta e 55 gli organismi in liquidazione. I dipendenti in servizio sono 6.997, il 50% di tutti i dipendenti regionali, e costano 235 milioni di euro (escluse le società in liquidazione). Quasi tutti con bilanci in perdita o liquidazioni mai completate. “Abbiamo chiesto di vigilare sui piani di razionalizzazione, abbiamo chiesto a Musumeci e Armao di riferire in aula ma non è mai avvenuto”, ancora Sunseri

La Regione, ha spiegato Sunseri, invece di procedere con la dismissione ha acquistato altre azioni, come per esempio nel caso di Airgest (dal 66,68% al 99,95%) e di Sis (dal 34,11% al 89,71%). “Una logica fatta di poltrone, incarichi e di voti. Perché, poi, è quello che giustifica l’inerzia politica – spiega Sunseri -. Musumeci, in campagna elettorale, annunciò di liquidare l’Ente di sviluppo agricolo definendolo ‘l’ultimo carrozzone della Repubblica’. Mi spiace, però, ricordare che quel carrozzone è ancora lì e continua a non funzionare”. Anche gli alleati alle elezioni amministrative e regionali del 2022 sono avvisati, su questo il M5s non farà un passo indietro: “Lo studio deve essere anche un momento di sintesi all’interno di una coalizione, sarà una parte fondante del programma elettorale delle regionali del 2002, non un punticino come fece Musumeci. Bisogna cambiare prospettiva – chiosa Sunseri -, assumersi la responsabilità di decisioni anche difficili togliendo ciò che non serve, è inutile o troppo costoso. Solo così potremo smontare un sistema marcio e che va assolutamente cambiato”. Sunsueri ha anche ricordato che la Corte dei Conti ha più volte chiesto l’istituzione di una sezione speciale, dedicata al monitoraggio delle società partecipate ed enti controllati i cui bilanci ad oggi non sono sottoposti al controllo dei giudici contabili. “Riforma – spiega – che è ferma all’Ars da più mesi e che non ha avuto ascolto”.

Il deputato del M5s, in conferenza stampa, si è soffermato su alcune di queste criticità. Ha segnalato, per esempio, che la Società interporti siciliani ha nominato responsabile della trasparenza e prevenzione della corruzione un “semplice” stagista di 28 anni e ancora che “ò’amministratore unico, Rosario Torrisi, si riconosce un compenso di 20mila euro per lo svolgimento delle funzioni di Direttore generale dell’azienda. Due anni dopo – racconta ancora Sunseri – ne firma un’altra in cui richiede la corresponsione di un bonus di fine mandato. Un bonus non previsto all’atto della nomina dell’amministratore unico”. Società di Interporti che per Sunseri ha fallito la sua mission, cioè la creazione di zone di interscambio merci nei porti di Termini Imerese e di Catania. Nel primo caso è inesistente, nel secondo invece non è operativa a distanza di 25 anni dalla creazione della stessa Sis che doveva realizzarla.

L’elenco di quello che il M5s ha definito “il lato oscuro della Regione” continua con il caso del presidente dell’Ast Gaetano Tafuri, che si è nominato amministratore unico della società controllata Ast Aeroservizi, che gestisce lo scalo di Pantelleria. Il controllore, come detto, che si autonomina in una società controllata. Ancora, il caso del Consorzio di ricerca per lo sviluppo di sistemi innovativi agroambientali (Corissia), dove c’è un Cda composto da 6 persone, due dirigenti, ma nessun funzionario. L’elenco si chiude con la Cacioteca del Corfilac, costata un milione e mezzo, ma chiusa subito dopo l’inaugurazione e con un immobile del Coreras (consorzio che attraverso la ricerca e la sperimentazione dovrebbe sostenere l’agricoltura siciliana) su cui sono stati spesi 350mila euro, ma che invece di essere di supporto ai coltivatori è finito per essere un centro di accoglienza per migranti. In questa galassia restano ancora vacanti 42 poltrone e le elezioni del 2022 si fanno più vicine.


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