Variante, "Nei vaccinati declino carica virale più rapido"

Variante, “Nei vaccinati declino carica virale più rapido”

I risultati di uno studio internazionale. L'analisi (social) del professore Bruno Cacopardo.

CATANIA – Il messaggio è stato letto. La spunta verde su whatsapp lo dimostra. Il telefono squilla, ma nessuno risponde. Ma come dargli torto. È ormai da oltre un anno, che i giornalisti lo inondano di chiamate per avere commenti sull’andamento della pandemia Covid. Il professore Bruno Cacopardo, direttore dell’Unità Operativa Malattie Infettive del Garibaldi, professore di Malattie Infettive dell’Università’ Di Catania, membro del Consiglio Direttivo Nazionale della Società Di Malattie Infettive e  Tropicali, è uno dei punti di riferimento per l’analisi della diffusione del virus e per la terapia di questa terribile malattia che ormai da un anno e mezzo ha imprigionato le nostre vite. Ma l’arma per uscire dal tunnel la scienza ce l’ha fornita: sono arrivati i vaccini. Ma una larga fetta della popolazione ha deciso di non farsi inoculare il siero. Una scelta motivata da tante “varianti”. Che riguarda anche i camici bianchi e operatori sanitari. E davanti alle resistenze di chi lavora negli ospedali le diffidenze di chi è fuori dal mondo della medicina diventano ancora già forti. 

Lo studio che confronta vaccinati e non vaccinati

Cacopardo qualche ora fa, sul suo profilo facebook molto seguito, ha fatto un commento preciso e diretto in merito a uno studio internazionale pubblicato recentemente. Uno studio che dimostra come il declino della carica virale è cinque volte più rapido nei vaccinati. In parole povere i vaccinati hanno una probabilità più bassa di contagiare e di elaborare una mutazione del virus. 

Il post del professore Cacopardo

Ecco cosa scrive il professore: “Poche ore fa è stato pubblicato questo lavoro assolutamente decisivo, concentrato a valutare il subset dei soggetti che si infettano con la variante Delta: lo studio confronta gli esiti clinici e virologici tra vaccinati e non vaccinati. Quello che emerge con drammatica evidenza  è che, oltre alla ben nota protezione clinica (nessuno dei vaccinati muore e nessuno va in ospedale), nei vaccinati il tempo di declino della carica virale (pur partendo dalla stessa concentrazione virale dei non vaccinati) risulta, alla fine, circa 5 volte più rapido”. 

“I vaccinati albergano il virus variante per meno tempo”


E aggiunge: “La fase di eliminazione virale nasofaringea nel gruppo dei vaccinati è tanto breve da apparire quasi impercettibile. Ergo…i vaccinati albergano il virus variante per molto meno tempo e a cariche virali molto più basse. Chiunque si intenda, anche da amatore, di virologia, comprenderà che i vaccinati hanno una probabilità esponenzialmente più bassa dei non vaccinati sia di contagiare che di elaborare una mutazione”. 

La questione vaccinale

Per Cacopardo lo studio chiude definitivamente discussioni inerenti la contagiosità e la patogenicità dei vaccinati e non. E nel “chiudere la questione” usa un pizzico di ironia. Che nei social non guasta. “Si chiude qui (almeno per me) definitivamente, la questione vaccinale: di fronte alle evidenze incontrovertibili il silenzio è d’oro. Da oggi in poi ogni discussione sulla contagiosità e sulla patogenicità dei vaccinati (percorribile finché si vuole in un regime libertario e in un paese in cui davanti ad un boccale di birra si può sostenere qualsiasi tesi) avrà la stessa valenza anticopernicana della ipotesi che sia il Sole a girare attorno alla Terra”.


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