Sicilia, la leadership e lo schema di gioco: tutti i nodi del M5S - Live Sicilia

Sicilia, la leadership e lo schema di gioco: tutti i nodi del M5S

Le posizioni dei vari colonnelli isolani e l’analisi del voto.
VERSO LE REGIONALI
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La leadership, le alleanze e lo schema di gioco: tutti i nodi da districare. Il “che fare?” di leniniana memoria riecheggia tra i dirigenti del Movimento Cinquestelle siciliano dopo la tornata delle amministrative. Dalla vittoria solitaria di Alcamo a quella in tandem a Caltagirone e con tre ballottaggi in vista i pentastellati sono ringalluzziti. Ma è pur vero che, analizzando i voti di lista, il quadro è meno roseo del previsto.

I risultati

Premesso che il voto amministrativo è da sempre il tallone d’Achille del Movimento, la panoramica che emerge dalle urne non è troppo esaltante. A partire dalla sonora sconfitta di Porto Empedocle passando per quella di Adrano. Qui la lista prende il 2,3%, i beneinformati però sottolineano che diversi candidati correvano all’interno della civica “Bene Comune” e che il Movimento è nato da poco in città. Di segno opposto i risultati ottenuti ad Alcamo (9,88%), San Cataldo (8,83%), Caltagirone (5,77%), Pachino (8,27%), Vittoria (7,74%), Lentini (6%). C’è poi il caso Favara che a seconda dell’angolazione da cui si guarda può essere diversamente interpretato. La prima cittadina pentastellata uscente non viene ricandidata, ma l’alleanza giallorossa e il candidato sindaco individuato dalla coalizione arriva al ballottaggio. La lista civica che fa riferimento al Movimento però ottiene il 3%.

“Che fare?”

 Insomma, i risultati a macchia di leopardo delle liste e delle coalizioni a geometrie variabili impongono ai colonnelli pentastellati una serie di riflessioni in attesa che arrivi la tanto agognata nomina di coordinatore regionale in grado di garantire l’avvio di un confronto serrato con gli alleati in vista della grande corsa a Palazzo d’Orleans. Nei giorni scorsi la deputazione regionale ha chiesto al presidente Conte di procedere con urgenza alla nomina, una richiesta accolta con favore dall’avvocato del popolo. Su un punto i colonnelli più in vista (Giancarlo Cancelleri, Dino Giarrusso, Luigi Sunseri e Giovanni Di Caro) sono d’accordo: il sentiero giallorosso è quello da imboccare. Con qualche distinguo, ovviamente.

Giancarlo Cancelleri

Il sottosegretario Giancarlo Cancelleri, padre dell’alleanza con i dem (“ne parlai per la prima volta il 31 ottobre del 2019”, rivendica spesso e volentieri), non ha dubbi ma non lesina tra le righe qualche critica a qualche compagno di movimento. “Dove si è lavorato ha funzionato dove non si è lavorato invece no, ognuno si assuma la responsabilità del territorio su cui ha lavorato”, dice Cancelleri a Live Sicilia. “In generale è andata bene,  adesso dobbiamo portare a casa la vittoria ai tre ballottaggi e sarà la ciliegina sulla torta: dai risultati emerge che il Movimento è in ottima salute in salute. E’ arrivato il tempo di capire come muoverci in vista delle amministrative Palermo e delle regionali, entro la fine dell’anno si deve ricomporre il quadro”, spiega. E apre alle primarie per la scelta del candidato alla presidenza. “Le primarie  sono indispensabili per la Regione se non ci sono punti di incontro”, dice.

Luigi Sunseri

Più critico il punto di vista del deputato Luigi Sunseri. “L’alleanza strutturale sempre e comunque  non è auspicabile si deve guardare ai territori non la si può imporre dall’alto senza il via libera delle comunità di riferimento”, spiega il deputato a Live Sicilia. Sul modello da mettere in campo per le regionali, Sunseri chiede di “individuare un perimetro chiaro dentro al quale ci sono le forze di centrosinistra che all’Ars fanno opposizione a Musumeci”, chiarisce temendo alchimie stravanganti.  “Le primarie mi piacciono, evitano che a decidere siano i leader di partito a decidere nel chiuso di una stanza”, dice Sunseri che chiede agli alleati “una forte discontinuità con i governi del passato”.

Dino Giarrusso

Sulle regionali e sulla discontinuità si esprime con nettezza (non senza qualche velato messaggio ai suoi) l’eurodeputato Dino Giarrusso. “Dobbiamo pensare alle regionali e alle elezioni di Palermo e Catania: noi siamo pronti”, dice a Live Sicilia. Sull’intesa giallorossa il deputato europeo dice la sua. “Si potrebbero fare le primarie”, dice. Il modello giallorosso non è comunque un modello buono per tutte le competizioni. “Decideremo se fare la coalizione e come farla. Alla Regione mi auguro proprio di sì: l’alleanza giallorossa è l’unica possibilità per battere le destre”, argomenta. “A livello territoriale la decisione deve tenere in conto le varie dinamiche locali”. Poi traccia l’identikit del candidato ideale alla presidenza della Regione. “Serve una figura apprezzata e vincente per la Regione: serve alternativa serie e condivisa a Musumeci. Possiamo fare le primarie di coalizione o metterci a tavolino e discuterne tra noi, ma serve una figura nuova e un candidato che abbia la possibilità per vincere: se candidiamo un perdente di successo, perderà ancora”, spiega.

Giovanni Di Caro

Il capogruppo all’Ars Giovanni Di Caro analizza i risultati ottenuti nell’agrigentino rivendicando il proprio operato e ci mette la faccia. “A Favara siamo al ballottaggio contro le armate di Musumeci. Qui abbiamo seguito il modello della coalizione di centrosinistra e delle liste civiche: e si è rivelato vincente”, dice a Live Sicilia. Poi una considerazione su Porto Empedocle. “Abbiamo pagato il fatto di essere andati da soli e non solo”, dice “Amministrare 5 anni un comune dissesto è complicato e impopolare”, spiega. Poi traccia la strada maestra per la conquista della Regione. “Noi, il Pd e Fava all’Ars facciamo un’opposizione serrata a Musumeci: su queste basi dobbiamo costruire la coalizione chiudendo a chi finora ha sostenuto il governo”, continua.


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