Mastella chiama i centristi: "Faraone ottimo candidato" - Live Sicilia

Mastella chiama i centristi: “Faraone ottimo candidato”

Il sindaco di Benevento parla del suo nuovo partito e delle prospettive del centro. Anche in Sicilia.
L'INTERVISTA
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3 min di lettura

ROMA – Cinquanta sfumature di centro: nasce il nuovo partito di Clemente Mastella. “Noi di centro”, un nome che è già tutto un programma. La formazione moderata si candida a fare da ago della bilancia nel panorama politico italiano districandosi nella galassia centrista. L’idea di fondo è quella di riunire un’area che potrebbe ambire al 12% dei consensi: insomma, tradurre a livello politico una realtà che esiste a livello sociale. Diverse le adesioni arrivate dalla Sicilia. La prima vera sfida, quelle per le amministrative di Palermo, potrebbe vedere la formazione mastelliana a sostegno di Davide Faraone. “Un ottimo candidato”, dice Mastella che anche per la partita regionale si augura che i centristi trovino il coraggio per correre uniti.

Noi di centro. Una nuova formazione moderata. Perché?

Perché in questo momento dopo la crisi del sovranismo, la crisi del Parlamento che non capisce il Paese è necessario creare un’area di centro che esiste a livello sociale ma va portata a livello politico.

Esistono già diverse formazioni centriste che però non riescono a fare sintesi. Qual è il vostro obiettivo, riunificare la galassia centrista?

Io ho chiamato a raccolta tutti quelli che si trovano in quello spazio politico, nessuna ambizione di gestire in proprio pur avendone la possibilità, le opportunità. Quest’area sta intorno al 10-12%: un’area da sperimentare e da portare a livello parlamentare in maniera molto forte.

In Sicilia arriveranno adesioni al suo progetto?

Sì, diverse persone mi stanno chiamando e sono disponibili a ritrovarsi in questo percorso. Le prime adesioni arrivano proprio dalla Sicilia che sarà la prima regione chiamata al voto, forse prima delle politiche: è importante proprio questo. 

C’è un clima particolare, si parla della possibilità di ricandidare Musumeci ma qualcuno avanza spesso l’ipotesi di scenari inediti come un candidato centrista. Lei da questo punto di vista cosa auspica?

Questo lo decideranno poi gli amici. La Sicilia di per sé è il massimo dell’autonomia a livello di Carta Costituzionale come regione, quindi decideranno loro. Credo però che ci saranno alternative a quello che c’è se queste aree di centro avranno la forza, il coraggio e la capacità di mettersi insieme si giocherà una bella partita in Sicilia al di là di quello che avverrà a Roma. 

Molto dipenderà dall’elezione del presidente della Repubblica, immagino.

Fino ad allora saranno tutti nella naftalina poi usciranno allo scoperto perché nessuno fa passi avanzati. Pensi che si passerà da 1000 a 600 parlamentari: ci saranno morti e feriti. Già la metà quasi non sarà neppure candidata e quella sarà un’area di fruibilità politica anche di persone che magari si erano avventurati su percorsi con rischi diversi. Così come tanta gente si era avventurata in altri percorsi inneggiando ai Cinquestelle che vivono una crisi franosa e franante. Parte anche della Lega al Sud, altri movimenti politici che sembrano oggi battere un po’ la fiacca rispetto a prima. 

Torniamo in Sicilia e alle varie formazioni centriste. Recentemente Cuffaro ha rifondato la Dc, lo ritiene un buon interlocutore con cui discutere?

Tutti quelli che stanno al centro sono interlocutori. Io non sono per rifare la Dc però l’importante non è il nome, ma la qualità del prodotto politico che si esprime. 

Italia Viva tende a spostarsi al centro. Renzi ha recentemente lanciato la candidatura di Faraone a sindaco di Palermo.

Sarebbe un ottimo candidato sindaco, secondo me. Ho già parlato con il responsabile del partito palermitano, Giovanni Di Trapani. Credo che concorrerà a questa candidatura e daremo una mano a queste in questa dichiarazione. 

Secondo lei, chi sono gli eredi siciliani della storia della Dc? 

Non lo so. Non mi metto a fare questa valutazione su chi è più democristiano. La Dc aveva la capacità all’interno di mettere al suo interno tanti che si rispettavano a vicenda ma stavano insieme: dobbiamo recuperare la dimensione di stare insieme. Insomma, trovo sbagliato che Romano, Cuffaro e tutti gli altri siano divisi.    


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