(rp) Prima telefonata al Comune di Racalmuto. “Pronto”. “Pronto, buongiorno, sono un cronista. Cerco il sindaco Petrotta”. “Petrotto, Petrotto… Quello che vuole dare il premio Sciascia a Berlusconi?”. “Eh, quello…”. “Allora, ascolti, io sono l’assessore alla Cultura, Calogero Morgante. Non ne sapevo niente, cado dalle nuvole e sono sbalordito. Non concepisco neppure una simile provocazione. Il sindaco sta sbagliando e di grosso”.
Seconda telefonata a Salvatore Petrotto, sindaco di Racalmuto. Solite presentazioni.
Sindaco Petrotto, buongiorno.
“Buongiorno a lei”.
Sciascia e Berlusconi. Accostamento azzardato.
“E perché? Sciascia era un garantista, era uno che andava controcorrente”.
Ma c’è corrente e corrente, sindaco.
“Pensi alla battaglia su Tortora”.
Silvio come Enzo?
“Non mi faccia dire questo. Il messaggio è: diamoci una calmata”.
Come dire: tutti insieme.
“E’ d’accordo?”.
Citavo Benigni e Troisi con Savonarola. Tiremm innanz, sindaco.
“Ci vuole misura, ci vuole equilibrio”.
Di chi è la colpa?
“Sappiamo tutti che c’è accanimento giudiziario”.
E basta?
“Berlusconi, in effetti, dà risposte da adolescente, da ragazzino alle volte. Io soccorro Caino”.
Sciascia sarebbe d’accordo, sindaco?
“Era una voce fuori dal coro. Controcorrente, appunto”.
E quelli che attaccano Silvio?
“Sono vermi dello stesso formaggio”.