Regione: giunti al quarto mese di esercizio provvisorio gli scenari possibili dovrebbero essere tre. Primo (e più probabile): il governo Lombardo presenta una proposta di ‘bilancio-gruviera’ e Sala d’Ercole l’approva. Secondo (improbabile): il governo regionale prende atto che un bilancio con i ‘buchi’ avrebbe effetti sociali dirompenti e rassegna le dimissioni. Terzo (altrettanto improbabile): il governo siciliano prende ancora tempo al grido di: “Forza e coraggio che dopo aprile viene maggio!”, in attesa che Roma ‘cacci’ un po’ di soldi per consentire al presidente Raffaele Lombardo e agli ‘apprendisti-stregoni’ dell’assessorato all’Economia di mettere su una mezza quadratura del cerchio in materia di bilancio: in questo terzo caso interviene il governo nazionale e, per la prima volta nella storia dell’Autonomia, attiva il meccanismo per commissariale la Regione siciliana.
Tre ipotesi che stanno tutte in piedi. Anche se, come già accennato, alla fine il governo Lombardo proverà a prendere il largo con un bilancio-possibile, per provare a navigare in un mare che si annuncia procelloso. Le altre due ipotesi, benché improbabili, meritano comunque una breve disamina per le possibili novità, non certo positive, che presenterebbero. La seconda, ad esempio, pone qualche interrogativo: se il governo regionale si dovesse dimettere senza che l’Aula abbia approvato il bilancio a chi toccherebbe la gestione dell’ordinaria amministrazione? A Roma o a Palermo? E fino a che punto potrebbe essere considerata “ordinaria amministrazione” una Regione costretta ad andare avanti senza bilancio? Interrogativi che chiamano altri interrogativi: si voterebbe prima (per eleggere la nuova Assemblea regionale e il nuovo presidente della Regione) o dopo l’approvazione del bilancio, magari da parte di un commissario?
Anche il terzo scenario, previsto dallo Statuto siciliano, come già ricordato, si annuncerebbe inedito. Roma potrebbe procedere allo scioglimento dell’Assemblea regionale siciliana in presenza di una “persistente violazione dello Statuto”. Già la parola “persistente” contiene in sé un richiamo all’nfinito: un infinito comunque un po’ diverso da quello di leopardiana memoria. Perché se il grande poeta terminava la sua composizione con il celebre “e il naufragar m’è dolce in questo mare”, nel caso del governo Lombardo, se il naufragio è comunque una quasi-certezza (e questo vale per tutt’e tre le ipotesi), non altrettanto certo si annuncia il “dolce”: anzi, visto quello che potrebbe succedere, sembra più probabile l’assenza di zucchero (o la presenza di ‘augelli senza zucchero’, a seconda dei punti di vista).
A conti fatti – ed è proprio il caso di dirlo, visto che parliamo di conti economici, sballati quanto si vuole, ma pur sempre conti economici – Lombardo & compagni, alla fine, pur di restare in sella propineranno ai siciliani il già citato ‘bilancio-gruviera’. Ovvero un bilancio con i buchi. Va da sé che, ormai da anni, i bilanci della Regione hanno sempre presentato buchi. La novità, rispetto al passato, è che quest’anno, nolente o volente, governo e Assemblea regionale dovranno presentare ai siciliani un bilancio-verità.
Detto in parole più semplici, quest’anno il bilancio – ed era ora! – dovrà fare a meno della fantasia degli alti burocrati dell’assessorato all’Economia, bravissimi a inventare entrate che non esistono. Niente più favole sui soldi che entreranno da qui e da lì. Tipo: c’era una volta la sentenza della Cassazione; o, ancora: c’era una volta la valorizzazione dei beni immobili della Regione e altre ‘menate’ ancora. La novità, insomma, è che quest’anno i ‘buchi’ saranno visibili. A tutti. I siciliani sapranno in anticipo che a tavola, a un certo punto, troveranno solo pane e olive. Punto.
Un’altra novità è rappresentata dalla gestione dei fondi di riserva. Che, a partire da quest’anno, dovrà essere corretta e non truffaldina. I fondi di riserva, che ogni anno vengono appostati in bilancio, dovranno servire per coprire le spese relative a esercizi precedenti. Ovvero obbligazioni giuridiche degli anni passati e non, come è stato fatto negli ultimi anni, per fronteggiare le spese dell’anno in corso.
Vincoli di bilancio stretti, dunque. Nell’approvazione e nella gestione del bilancio. All’insegna della verità dei numeri. Con effetti sociali e passaggi politici ancora tutti da verificare. Perché il primo scenario – che come già detto è il più probabile – trascina con sé, o meglio, presuppone lo smantellamento di una parte consistente di servizi e consumi. Perché quello della Regione siciliana, è inutile girarci attorno, è ormai da anni un bilancio ‘ingessato’. Con il 90, o forse con il 95 per cento delle risorse impiegate per fronteggiare spese per lo più obbligatorie. Che tradotto significa stipendi e indennità varie. Se infatti si prova ad andare a fondo, esaminando, ad esempio, la ‘mitica’ tabella H (abolita nominalmente, ma in realtà distribuita tra le pieghe dello stesso bilancio), ci si accorge che, tirando le somme, anche in questo caso si tratta, in buona parte, di soldi che servono a pagare stipendi e indennità.
Tutto questo per dire che un conto è sedersi a tavolino e annunciare – come hanno fatto gli assessori ‘tecnici’ della giunta Lombardo – tagli ‘orizzontali’ per tutti; mentre altra e ben diversa cosa è metterli in pratica (per inciso, come illustreremo nelle successive puntate di questo nostro ‘viaggio’ nel bilancio della Regione, gli assessori ‘tecnici’, nella prima stesura della bozza di bilancio, si sono dimenticati che i tagli ‘orizzontali’ non possono essere effettuati in presenza di obbligazioni giuridiche: cose che succedono a chi, da ‘tecnico’, pensa di sapere tutto e, alla fine, scopre di aver commesso un errore da terzo anno di Giurisprudenza: capita).
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