PALERMO – Sono le undici e trenta del mattino. Gabriele Rampello chiama il padre Gaetano. Ha bisogno di soldi. Una richiesta che si ripete. Si danno appuntamento vicino casa, in piazza Progresso a Raffadali.
Il ventiquattrenne si avvicina al padre che tira fuori dal portafogli 45 euro, cinque in meno di quanti ne ha chiesti. Protesta, urla, lo aggredisce. Strappa i soldi dalle mani del genitore. Che si allontana. Almeno così sembra. Perché invece ritorna di scatto. Alza il cappello del giubbotto e spara il primo colpo. Non si ferma. Insegue il figlio, che cade per terra pochi metri più avanti. Gli scarica sul corpo e in testa quindici colpi, l’intero caricatore della pistola di ordinanza.
Gaetano Rampello, 57 anni, di mestiere, infatti, fa il poliziotto, in servizio al reparto Mobile di Catania.
I carabinieri del Nucleo radiomobile di Agrigento ci mettono poco a scoprire che a sparare è stato lui. Le telecamere di sorveglianza hanno filmato la terribile scena. Per poco tempo, però, sono state battute altre piste.
Gabriele aveva problemi psichiatrici. Era riconosciuta la sua semi infermità mentale. Non lavorava e viveva da solo. I genitori sono separati da tempo. Il ventiquattrenne è stato denunciato più volte per stalking nei confronti di alcune donne. Ed è questa la prima ipotesi che viene vagliata dagli investigatori, coordinati dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.
La realtà è diversa. Le immagini inchiodano il padre, che dopo aver fatto fuoco si dirige alla fermata del bus. Lo fa abitualmente per andare al lavoro a Catania. Stavolta vuole allontanarsi da una enorme responsabilità.
I carabinieri si avvicinano. L’uomo non oppone resistenza. Rimane seduto immobile sul sedile sotto la pensilina. Consegna la pistola di ordinanza e confessa. Una confessione che ripeterà poche ore dopo davanti al sostituto procuratore Paola Vetro che ne dispone il fermo.
“Gli davo 600 euro al mese – racconterà Gaetano Rampello – ma non gli bastavano mai, mi picchiava e minacciava sempre per i soldi”.
La madre di Gabriele abita in un altro paese della provincia agrigentina. Ad occuparsi di lui era il padre, ma i rapporti erano da tempo tesi, segnati da litigi continui. Sono arrivati ai ferri corti, tanto che c’erano state delle denunce. Il poliziotto quando andava a Raffadali dormiva a casa della madre.
La storia di Grabiele è quella di un ragazzo turbolento, con un equilibrio mentale labilissimo fin dalla tenera età. Per un periodo ha vissuto in una comunità. Stamattina il padre gli ha scaricato addosso un caricatore di colpi.