Polizia e scandalo concorsi: incastrati dalle cimici NOMI - Live Sicilia

Polizia e scandalo concorsi: incastrati dalle cimici NOMI

Dialoghi che scottano, intercettazioni, soldi. Ecco i segreti dell'ultima inchiesta che sta scuotendo l'isola
L'INCHIESTA
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TRAPANI – Il concorso truccato, il sindacalista, la polizia. Ecco le intercettazioni dello scandalo.

C’è anche un sindacalista della Polizia di Stato tra i soggetti raggiunti dalla misura cautelare per la “concorsopoli” scoperta dalla Procura di Trapani, per le assunzioni in massima parte nei Vigili del Fuoco, ma anche nella Polizia di Stato. Un tentativo di assunzione pilotata anche per la Polizia Penitenziaria. Il sindacalista della polizia indagato è Vittorio Costantini, per lui il gip del Tribunale di Trapani , Massimo Corleo, ha disposto oltre che l’obbligo di dimora anche la sospensione per sei mesi dalla funzioni. Costantini è stato segretario nazionale del Movimento dei poliziotti democratici e riformisti – sigla MP -, dopo l’espulsione da questa organizzazione sindacale ha ricoperto lo stesso incarico presso l’USIP, Unione Sindacale Italiana Poliziotti. Anche lui era per i magistrati uno dei ganci utilizzati da Giuseppe Pipitone, il principale degli indagati, l’artefice del “sistema” assunzioni pilotate. Costantini sarebbe stato utilizzato da Pipitone per l’assunzione in Polizia di Francesco Renda, finito ai domiciliari a tempo determinato, solo per 30 giorni, al termine dei quali scatterà la sospensione per sei mesi dall’incarico di poliziotto. LEGGI ANCHE: IL LIBRO MASTRO DEI CONCORSI
Gli altri indagati per i quali sono scattate le misure cautelari dopo il blitz dei Carabinieri della Compagnia di Alcamo di ieri notte sono il vice dirigente dei Vigili del Fuoco in servizio in Veneto e sindacalista della Uil, Filippo Lupo, finito ai domiciliari assieme a Vincenzo Faraci. Obbligo di dimora anche per Roberto Di Gaetano (Alcamo), Mauro Parrino (Alcamo), Antonino Pirrone (Alcamo), Davide Castrogiovanni (Alcamo), Silvia Pisciotta (Erice), Giacomo Rizzotto (Salemi), Mattia Turin (Dolo), Andrea Doretto (San Donà di Piave), Alessio La Colla (Alcamo). Gli assunti tramite raccomandazione e pagamento della tangente, che qualcuno, per giustificarsi, chiamava anche “regalo”. Destinatario Giuseppe Pipitone, il deus ex machina, uno che, scrive il gip, ha fatto della corruzione “un sistema di vita”. LEGGI ANCHE “IL RUOLO DI PIPITONE”
L’indagine, si è saputo da ieri, è partita dopo alcune intercettazioni nell’ambito di un’altra indagine parecchio importante. La cosiddetta indagine “Artemisia”: anche lì la scoperta di un altro giro di corruzione, segnalazioni per fare ottenere i riconoscimenti per le invalidità civili da parte dell’Inps, ma anche raccomandazioni per incarichi fittizi nella formazione professionale e fin dentro il Parlamento regionale. Una inchiesta che ha portato a processo nomi pesanti della politica trapanese, come quelli dell’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto e dell’ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante. Contro di loro anche le accuse di avere costituito una loggia massonica segreta. Ascoltando alcuni degli indagati, gli agenti della sezione di pg della Forestale, ai quali va il merito di avere alzato il coperchio a questa pentola di malaffare, finirono col sentire alcune persone che parlavano di assunzioni nei Vigili del Fuoco, attraverso il pagamento di mazzette. Venne così fuori il nome di Giuseppe Pipitone. Da una perquisizione fatta a casa di Pipitone nel 2019, saltò fuori un “pizzino”, un elenco di nomi con cifre segnate affianco. E inoltre una mazzetta da 7 mila e 200 euro. Già durante i momenti precedenti alla perquisizione, gli investigatori ebbero chiaro su cosa avevano messo occhi e orecchie.Il giorno della perquisizione Pipitone ricevette la telefonata dalla moglie: “Eh, non hai capito niente. Sono venuti qua, devo andare a casa a fare la perquisizione, noo… mi devo prendere il permesso, che notifica. Non hai capito niente praticamente”.
Il marito suggeriva di prendere tempo: “… allora digli che… non puoi uscire… è… quella cosa là, quella che ti dicevo io. Temporeggia un poco ah”. Niente da fare: “Hai poco di temporeggiare Giusè, aspettano me, l’unica cosa che posso temporeggiare e che gli ho detto di… che aspetto il mio responsabile… per darmi l’autorizzazione ad uscire, ma io devo uscire e devo andare là. Mi posso rifiutare? Devo andare a casa”.
La mossa successiva di Pipitone fu chiamare il fratello: “Veloce… vai a casa dalla mamma, prendi le chiavi, veloce però veloce… veloce… le chiavi di dentro di me, mi segui? Vai dentro da me… nel garage…aprendo… dove c’è il garage, ma veloce però, prima che ci arrivano… dove ci sono le… le divise appese. C’è uno scatolo che ci sono cose di plastica trasparenti e sotto c’è una  busta… prendi questa busta gialla, scopri le cose… la prendi e te la porti… stanno venendo a fare la perquisizione…”.
Si faceva chiamare “professore” o ancora “numero uno” Giuseppe Pipitone. Le arie che si dava se le meritava tutte e se le prendeva perchè allo stipendio da vice dirigente dei Vigili del Fuoco, istruttore ginnico, aveva aggiunto un plafond nettamente superiore rispetto al reddito annuo di dipendente dell’amministrazione dell’Interno. Tanto che le sue possidenze sono state ritenute ben al di sopra del tenore di vita che poteva permettersi con il solo stipendio. L’intercettazione che diede il via all’indagine fu quella tra Giacomo Rizzotto e Maurizio Bommarito, candidati al concorso per vigile del fuoco. Il 19 marzo 2018 Rizzotto è appena uscito dalla casa del “numero uno” e chiama l’amico Maurizio Bommarito. Racconta che da Pipitone ha ricevuto le domande che riceverà dalla commissione di concorso: “mi ha dato quattro materie…mi ha detto che la prossima settimana va a Roma e mi porta altro materiale…sono file della commissione neanche potevo aprirli ho dovuto scaricare un programma particolare per poterli aprire”. Pipitone avrebbe passato a Rizzotto le domande che a sua volta avrebbe ottenuto da alcuni dei commissari. In un computer portatile di Pipitone i periti della Procura hanno trovato le schede d’esame, addirittura vergate a fianco dalla firma di un commissario, firma però rimasta non identificata. Pipitone per tempo quindi poteva sapere le domande poste ai candidati.
Paravento dell’attività illecita del Pipitone era una scuola di formazione “fittizia”. Lui, Pipitone, era convinto di fare del bene, ma non esitava a mostrarsi spietato nei confronti di chi scoperto l’inganno della scuola, si rifiutava di tirare fuori dalle tasche i soldi richiesti. Gli investigatori lo hanno sentito dare ordini perché il candidato riottoso finisse in fondo alle graduatorie, quando era impossibile bocciarlo. “Quest’altro bastardo… gli ho dato i libri per studiare… da dove so io e infatti mi ha detto libri buonissimi, non ce li aveva nessuno, perché le domande sono uscite da quei libri e quindi ti… ti lascio intendere da dove sono usciti, gli ho dato gli strumenti, ora questo stronzo nemmeno mi viene a dire niente che ha vinto il concorso alla Polizia”. Non solo l’ho raccomandato a Roma, sono andato a Roma, 4 giorni di ferie per stare dietro a lui e impostare tutto, è entrato lì per amicizia mia personale, quindi si può dire che l’ho sistemato io dentro la Polizia… l’ho raccomandato io personalmente e posso dire che è entrato in polizia per me, per le mie amicizie…”.
“Uno si ammazza la vita per aiutare la gente…disponibile…per aiutarla in tutti i sensi e poi alla fine…”. “Ho smobilitato mezzo mondo al ministero, ho disturbato un prefetto”. “Questo per il quale ti sto chiamando è uno che sta seguendo il nostro percorso e quindi mi interessa che faccia il salto di qualità”. Dove percorso sta per raccomandazione e salto di qualità, un passaggio utile nella graduatoria. Alla pg della Forestale che nel 2019 andarono a fare la perquisizione a casa e che trovarono il “libro mastro” delle raccomandazioni, il “pizzino” con i nomi annotati dei concorrenti al concorso per i Vigili del Fuoco, con a fianco le somme pagate, per il denaro trovato nascosto in garage, sotto delle divise e in una busta gialla, 7200 euro, si giustificò dicendo che erano soldi suoi, risparmi. Preferiva il garage alla banca. “Sono regali e risparmi”. Le preoccupazioni di Pipitone sono aumentate dopo anche una indagine della Guardia di Finanza a Benevento, per un’altra concorsopoli sempre nei Vigili del Fuoco. Una indagine che con quella trapanese ha in comune il nome del sindacalista della Uil Filippo Alessandro Lupo. Una parte del fascicolo è arrivato in Procura a Trapani, alcuni degli intercettati in quella indagine delle Fiamme Gialle, sono stati sentiti parlare anche di Pipitone. Contro di lui le invettive per averli coinvolti a loro insaputa nella concorsopoli, tanto che una delle componenti di commissione viene sentita parecchio irata: “Mi chiedeva informazioni quello di Alcamo…uno stronzo…se mi capita sotto le mani gli metto le mani al collo a questo stronzo”. Nelle stesse intercettazioni il riferimento anche al suicidio di un vice prefetto nel dicembre 2019. “Persona splendida e solare….lo hanno pressato…forse non ha retto non si spiega altrimenti il gesto”. Il nome di questo vice prefetto S.I. non riguarda però l’indagine trapanese. Tra gli elementi emersi quello che Pipitone praticamente andava a cercarsi i “clienti” per la scuola di formazione secondo i carabinieri “fittizia”. Proponeva le possibilità di essere assunti nei Vigili del Fuoco, proposta fatta anche a un sacerdote: “15 mila euro per vincere il concorso” era la proposta. Per i contatti con i candidati al concorso , Pipitone creò una apposita chat di WhatsApp chiamata “Autonomia”. Forse ispirata all’autonomia con la quale lui puntava a eludere le regole concorsuali.
Singolari poi alcuni riferimenti criptati per avere il proprio tornaconto: “Tuo padre c’è?” chiedeva ad uno dei concorrenti, pronta la risposta, “si quando puoi ti vai a prendere un caffè con lui”. Ma gli investigatori dei Carabinieri che nel frattempo ne monitoravano gli spostamenti assistevano all’incontro, ma nè Pipitone nè l’altro entaravano al bar, non facevano nemmeno finta di prendere un caffè, e tra le loro mani invece si vedeva spostarsi una busta, la solita busta gialla. In un altro caso Pipitone chiedeva all’interlocutore se aveva pronte le carte, la risposta: “si sto andando in banca a prenderle e ci vediamo”.


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