Orlando, ma non solo. Le stoccate non sono solo per il “professore”. Sempre più democratici si schierano contro il governo regionale di Raffaele Lombardo. E nel giorno di Ferrandelli, rispondendo alle domande dei giornalisti, D’Alema riserba un monito al presidente della Regione: “Io sono contrario a tutti i dirigenti nazionali che dicono cosa bisogna fare alla Regione siciliana. A me non compete, non ho nessuna responsabilità nel Pd per dire queste cose. Mi pare evidente che la Regione non può essere governata da una persona che è sotto processo per reati di questo genere, ma – dice Massimo D’Alema – credo che sia consapevole lo stesso Lombardo”.
Nel giorno in cui Massimo D’Alema arriva a Palermo per sostenere la candidatura di Fabrizio Ferrandelli, vincitore delle primarie, l’ex-premier guarda alle amministrative come “il segno di dove va l’Italia”. A Palermo e nella penisola, infatti, “dopo la destra e dopo il momento di responsabilità è il tempo della sinistra” e di un Pd che secondo D’Alema “potrebbe vincere anche domani”. A incarnare questa speranza è proprio lui, Fabrizio Ferrandelli, “il segno di una rinascita” detto con le parole del segretario provinciale Enzo Di Girolamo.
Circondato dai candidati sindaco dell’Isola e alla presidenza delle circoscrizioni, che Di Girolamo definisce “presidi di trasparenza, legalità e lotta contro la mafia”, il candidato sindaco di Pd e Sel si infervora davanti alla platea del teatro Politeama, parlando del mare, del verde, delle energie rinnovabili, dell’artigianato strozzato dai grandi centri commerciali e della cultura. Quella che verrà, ovviamente, perché la Palermo di oggi è “distrutta da un Pdl che si ripropone con Massimo Costa, a fare da maschera”, e distrutta dalla giunta di Diego Cammarata, che vede due dei suoi ex assessori candidarsi a sindaco: Alessandro Aricò e Marianna Caronia, anche loro responsabili, secondo Ferrandelli, perché “uno come Cammarata non ha potuto fare tutto da solo”.
Ma la fine della destra è arrivata anche secondo Massimo D’Alema: “Questa città – dice – ha avuto un sindaco che è scappato sei mesi prima delle elezioni perché non avrebbe saputo come partecipare a una contesa di questo tipo. È stato il fallimento della destra, ora la necessità è di uscirne attraverso la ricostruzione di una prospettiva del Governo. Fabrizio Ferrandelli rappresenta un’alternativa forte e credibile a questa destra che ha fallito”.
Al “passato” di cui non vuole parlare D’Alema sono però dirette le contestazioni più rumorose. Ad accendere maggiormente il pubblico del giovane candidato a sindaco – composto anche da Carlo Vizzini, Rosario Crocetta, Beppe Lumia e Antonello Cracolici e i due assessori regionali “tecnici” Pier Carmelo Russo e Mario Centorrino – è quanto Ferrandelli dice a proposito di Leoluca Orlando: “Quando le regole non si accettano – accusa il consigliere comunale – quando la parola non è più un onore e si ostacolano i giovani candidandosi ad ogni competizione elettorale negli ultimi vent’anni, non si crede nel futuro di questa città”.