PALERMO- Ragazzi, silenzio stampa. A dare un’occhiata ai media nazionali (stampa, tv, internet…) nei giorni delle sommosse palermitane inscenate dai lavoratori Gesip sembra proprio che ci si sia scambiati la consegna: non c’è notizia. Del caso che da mesi ormai sommuove la città, con interessamenti e disinteressamenti alternati anche del governo centrale del Paese, solo pochi, vaghi accenni. Qualche rigo in ultima di cronaca, poche battute al quattordicesimo servizio dei tg. Eppure, anche volendo ragionare per quantità, il numero di persone interessate è di molto superiore a casi come quelli del Sulcis, dell’Alcoa o dell’Ilva.
Perché, allora, passare sotto silenzio un evento che, per dirla coi tecnici del settore, sarebbe più che notiziabile? E lì, le dietrologie possono moltiplicarsi, alla ricerca del Grande Censore che attenta alla Libertà di parola e alla diffusione della Verità: avrà voluto così l’amministrazione comunale appena insediata, i sindacati, gli operai stessi, i portavoce del premier o gli immancabili i servizi segreti? Ma nessuna di queste ipotesi è realmente convincente.
Un agghiacciante sospetto: la notizia non c’è perché il caso Gesip appare agli occhi del Continente come un evento di comune, quotidiana, terribilmente routinaria disperazione. Nulla di piccante, di scandaloso, di esotico. Nulla, diciamolo, di succosamente mafioso. La mafia, si sa, mediaticamente tira. E Palermo non va sui media se Cosa nostra non ci mette lo zampino. Intanto, una certezza: se la notizia non c’è, nel senso che non appare, la realtà si assottiglia, diviene evanescente, sparisce. Nessuno ne parla, nulla accade. Che gusto c’è a incendiare un cassonetto senza uno straccio di telecamera che riprenda il mio gesto da disperato eroe per un giorno?