"Catania, tra i nuovi poveri anche avvocati, artigiani e imprenditori"

“Catania, tra i nuovi poveri anche avvocati, artigiani e imprenditori”

L'analisi di Salvo Pappalardo, vicedirettore della Caritas

CATANIA – “Spesso non hanno il coraggio di venire alla Caritas, per chiedere aiuto. Ma rischiano di perdere la casa e non solo. Capita che tra i nuovi poveri a Catania ci siano anche avvocati, architetti, artigiani e commercianti. C’è anche una povertà delle famiglie, ma soprattutto del ceto medio”. Sono le parole di Salvo Pappalardo, vicedirettore e responsabile amministrativo della Caritas. La sua agenda è densa di appuntamenti, gestisce il microcredito per le famiglie e sta affiancando professionisti e artigiani in questa fase molto complicata.

“I nuovi poveri sono fantasmi”

È aumentata la povertà invisibile – spiega Pappalardo – quella delle famiglie, persone che hanno perso il lavoro perché le loro piccole attività commerciali e artigianali hanno risentito della forte imposizione fiscale e si sono ritrovate sovraindebitate. In Caritas non viene solo il fratello o sorella senza dimora, che hanno bisogno del disbrigo delle pratiche, ci sono anche i professionisti, avvocati e architetti, per esempio”.

Subiscono spesso in silenzio, una condizione difficile, frutto della crisi post covid, dell’aumento dei prezzi e, soprattutto “della tassazione”, spiega Pappalardo. Iva non pagata, fatture dei fornitori che provocano debiti su debiti.

Di cosa hanno bisogno

I professionisti non vanno alla mensa della Caritas, quasi mai. La loro situazione si complica quando la crisi si somma a contingenze familiari. E si innescano dipendenze, creando un gioco pericoloso. Come nel caso di un avvocato. “Finito senza clienti, a dormire in macchina, separato – racconta il vicedirettore della Caritas – in preda a sostanze stupefacenti e dipendenze. Abbiamo fatto con lui un percorso di un anno, ma ci sono anche altri casi”.

I nuovi poveri chiedono aiuto alla Caritas per il pagamento delle utenze domestiche, le rate di mutuo e gli affitti. “Si trovano a rischio di sfratto, o stanno per perdere la casa, dopo anni e anni di mutuo. I soldi che guadagnano non sono sufficienti per le spese correnti”.

Il reddito di cittadinanza e l’età che avanza

In condizioni di bisogno c’è anche l’ex ceto medio, piombato nella povertà prima del covid, poi ammaliato dal reddito di cittadinanza e oggi finito in quel limbo che non consente un reinserimento lavorativo. “La fascia d’età più critica è quella che va dai 37 ai 55 anni – aggiunge ancora Pappalardo – perché non è facile trovare lavoro per chi ha chiuso la propria attività o chi era professionista”.

Troppo vecchi per diventare occupati, troppo giovani per andare in pensione: “Da noi vengono anche per comprare i farmaci o per sostenere i figli con il materiale scolastico”.

Di cosa hanno bisogno?

Pagamento di utenze domestiche, rate di mutuo o locazioni di immobili, si trovano a rischio di sfratto, dopo 6 o 7 anni di pagamenti puntuali, perché non hanno il lavoro. Molti hanno anche perso il reddito di cittadinanza, alcuni hanno avuto precedenti e non hanno più sussidi.

Qual è la fascia di età

Tra i 37 fino ai 55, che è quella più critica, perché non è facile trovare un lavoro. Si tratta di persone senza una cultura particolare, che nel passato hanno avuto il sussidio, che si sono adagiati e che oggi non sono pronte a entrare nel mondo del lavoro. Ci sono anche molti che non stanno riuscendo a trovare lavoro, a quell’età non è possibile trovare lavoro.

Il rischio dell’usura

Pappalardo racconta anche di molte persone che inizialmente si indebitano, ma poi non riescono a pagare e finiscono nel mirino degli strozzini: “Non dobbiamo stupirci per i casi tremendi di persone che scelgono di togliersi la vita, fratelli e sorelle trovati e trovate in auto, sulla scogliera di recente, nel centro cittadino. Persone che sono invisibili, che si sentono abbandonati dalla città. I veri poveri si vergognano a venire in Caritas e si distruggono in silenzio”.

Cosa possono fare le istituzioni

“Siamo coscienti della fragilità economica e sociale eclatante del comune di Catania. Siamo in ottimi rapporti con i servizi sociali, le istituzioni, a prescindere da qualsiasi guida politica. Adesso stiamo costruendo, nei locali del Comune, bagni e docce, abbiamo una forte intesa con la Prefettura. Siamo coscienti delle difficoltà e speriamo che il Comune – conclude Pappalardo – possa trovare le migliori soluzioni”. Ma la questione dei nuovi poveri è molto complessa. Segnala la tua storia a redazionecatania@livesicilia.it


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