Stupro di Catania: la rabbia, stavolta, è degli agenti di polizia

Stupro di Catania: la rabbia, stavolta, è degli agenti di polizia

"Chiuso il Cara di Mineo per aprirne uno in città"

CATANIA – Stupro alla Villa Bellini. Ecco un nuovo capitolo segnato dalla rabbia per quanto accaduto. Stavolta sono gli uomini in divisa a manifestare tutto il loro sconcerto per una vicenda che ha tante zone d’ombra, soprattutto su ciò che concerne il più che complesso dossier della gestione della sicurezza a Catania.  “Siamo addolorati e confusi. Siamo stanchi di vedere il nostro duro lavoro vanificato dalle decine di ‘norme paletto’ che di fatto impediscono ai magistrati di incarcerare i delinquenti, quelli che poi continuano indisturbati nelle loro condotte criminali”, a parlare è Tommaso Vendemmia, segretario provinciale del Siap, sigla sindacale del comparto polizia. 

“È vero, la coperta è corta: non ci sono sufficienti vigili e telecamere, e la città è divisa tra polizia e carabinieri talvolta in modo non funzionale. Ma questo non può essere un alibi, ed episodi come quello accaduto a Catania non sono accettabili”, è lo sfogo. 

“Eccesso di burocrazia”

“Nonostante ciò – afferma Vendemmia – le risposte da parte delle Forze dell’Ordine, in termini di arresti e denunce, ci sono, come dimostrato in questa triste circostanza dai nostri colleghi dell’Arma, a cui era di competenza quella zona, che, con grande professionalità, hanno individuato a strettissimo giro tutti gli aggressori. Tutti i poliziotti, carabinieri e finanzieri ‘abili’ sono in strada – soventemente su doppi turni – ad eseguire, su ordine del Questore, posti di blocco, controlli agli esercizi pubblici, e ad adoperarsi per le tantissime chiamate ai numeri di emergenza, che si aggirano intorno ai 2.500 interventi al mese: codici rossi, rapine, furti, etc.”

Eccesso di burocrazia, ecco la denuncia del sindacato dei poliziotti. “I decreti legge sul degrado urbano sulla sicurezza e sull’immigrazione emanati dai Governi precedenti – spiega Vendemmia – hanno burocratizzato la macchina della sicurezza, rendendo difficile e talvolta inutile la loro applicazione sul territorio. La città di Catania è diventata un centro di raccolta di minori stranieri non accompagnati e migranti sbarcati in Sicilia, ospitati al momento nell’ex hub vaccinale di via Forcile, a due passi dal centro e dai lidi della Playa”. 

“Chiuso il Cara per aprirne uno in città”

E ancora: “È stato chiuso il Cara di Mineo per aprirne uno in città. Ma si è certi che siano queste le migliori politiche di gestione del fenomeno migratorio? Realizzare diversi centri di accoglienza sul territorio urbano! Tra le pene minime innalzate e le norme ‘super garantiste’, la carcerazione, de facto, non è mai consentita ed è sostituita da denunce a piede libero. A questo si aggiunge la recente riforma Cartabia che prevede, tra le altre cose, la non procedibilità d’ufficio per alcuni reati. I processi continuano ad avere durate ultra quinquennali e per il nostro sistema, il reo non è tale se non dopo sentenza definitiva”.

Il disagio degli uomini in divisa. “Aumentano i reati di resistenza a pubblico ufficiale, le rapine e le aggressioni da parte di bande di ragazzini non solo presso il Giardini Bellini, ma praticamente in tutti i luoghi della movida e per le strade del centro, ora, incredibilmente, anche in pieno giorno. E perché i cittadini non chiamano i numeri di emergenza? Chissà chi nel cuore porta il peso di non aver chiamato il 112 quel maledetto 31 gennaio scorso!”

“Occorre agire”

Vendemmia tenta di mettere a fuoco la questione sicurezza, andando oltre le polemiche sul mancato funzionamento di strumenti esistenti. “Il mondo politico locale, bipartitisan, non può di certo limitarsi a puntare il dito sulla mancanza di telecamere o forze dell’ordine, mentendo sapendo di mentire”, dice. “Si deve agire – continua il sindacalista – in modo sinergico, cittadini ed istituzioni insieme, senza demagogie politiche: la sicurezza non ha colore ed è di tutti. Manca il dialogo, il confronto, si resta inascoltati e non se ne comprende il motivo; probabilmente per superficialità o, peggio, supponenza. È imperativo agire, ed agire subito, anche e soprattutto coinvolgendo le parti sociali”.

“Una città immobile”

Non esistono soluzioni semplici. E, talvolta, i muscoli non bastano. Anzi, non servono: “Purtroppo, l’episodio della villa Bellini è stato preceduto da uno analogo alcuni anni fa, e anche allora si invocò l’intervento dell’esercito, ma qualcuno si è reso conto che da allora ad oggi non si è fatto praticamente nulla? In questa città esistono presidi di vigilanza che assorbono oltre 70 agenti e molti altri carabinieri, tra tribunali, ospedali, sedi istituzionali e decine di altre vigilanze. Sì, i militari potrebbero essere una soluzione per i presidi, per svincolare le Forze dell’Ordine e creare oltre 30 equipaggi per il controllo del territorio”, afferma Vendemmia.

Infine: “Questa purtroppo è la città dell’immobilismo; al dinamismo viene preferita la staticità e tutto rimane fermo. Importanti misure come l’unificazione delle sedi di Polizia e Carabinieri sparse nel territorio catanese, con costi inaccettabili in termini di risorse economiche e umane, non vengono attuate ed a pagare il conto sono sempre e solo i cittadini”.


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