PADOVA – In un tranquillo comune della provincia di Padova, Lozzo Atestino, un evento sconvolgente ha interrotto la pace: un agricoltore di 64 anni è accusato di aver ucciso un cane di razza pastore australiano, di soli un anno, sparandogli cinque colpi di fucile. L’episodio è stato segnalato alle autorità da alcuni ciclisti che, transitando nella zona, sono stati testimoni degli spari.
Agricoltore spara cinque colpi di fucile al cane
Le forze dell’ordine, intervenute sul posto, hanno proceduto alla perquisizione dell’abitazione dell’uomo, ora sotto accusa per uccisione di animale, un crimine che secondo il codice penale italiano può comportare una condanna da quattro mesi a due anni di reclusione.
Il cucciolo era amato e curato da una residente locale, titolare di un’attività di vendita di verdure a km zero, che l’aveva salvato da una precedente situazione di maltrattamento. L’associazione Centopercentoanimalisti ha fornito dettagli sulla vita del cane, noto per le sue abituali corse nei campi, e sul tragico epilogo della sua giovane vita, sottolineando la presenza di testimoni e prove dell’accaduto.
L’indignazione per questo atto di violenza si è estesa oltre la comunità locale, arrivando a coinvolgere Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la Tutela dell’Ambiente. Brambilla, esponente di Noi moderati e prima firmataria della proposta di legge AC30, che mira a inasprire le sanzioni per chi si rende colpevole di maltrattamenti o uccisione di animali, ha sottolineato la necessità di una legislazione più severa per prevenire atti di violenza gratuita, sia verso gli animali sia verso gli esseri umani, e ha chiamato tutte le forze politiche alla responsabilità di approvare tale proposta.
Questo evento si inserisce in un contesto più ampio di violenza sugli animali, come evidenziato da un caso simile avvenuto pochi giorni prima a Ponzano Veneto, dove un uomo ha gettato la sua cagnolina dal finestrino dell’auto in corsa, un atto confermato anche dalla figlia dell’accusato e reso tracciabile grazie al microchip dell’animale. Questi episodi hanno riacceso il dibattito sulla necessità di proteggere gli animali e di rafforzare le leggi che ne tutelano i diritti.
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