Ricorre oggi, il 9 maggio 2024, il 46° anniversario della morte dell’onorevole Aldo Moro, fondatore e presidente della Democrazia Cristiana.
Il 9 maggio 1978, dopo 55 giorni di prigionia, le Brigate rosse lo uccisero barbaramente, lasciando il suo cadavere nel bagagliaio di una Renault rossa in via Caetani, a Roma.
Il rapimento
Tutto ebbe inizio alle 8,45 del 16 marzo 1978 in via Fani, a Roma. Quattro brigatisti armati, Valerio Morucci, Raffaele Fiore, Prospero Gallinari e Franco Bonisoli, aspettarono nascosti il presidente; al segnale dei complici aprirono il fuoco contro l’auto di Moro uccidendo l’autista e gli agenti della scorta.
Raffaele Fiore estrasse poi l’onorevole dall’auto e riuscì a scappare con gli altri. L’intera azione durò appena tre minuti.
L’obiettivo dei brigatisti
Nelle loro dichiarazioni rilasciate durante i 55 giorni di prigionia, le Brigate rosse sostennero di voler colpire “il regime democristiano”. Successivamente però, Mario Moretti, altro brigatista chiave nel sequestro di Aldo Moro, dichiarò che il vero intento fosse colpire specificamente il presidente, in quanto artefice dell’avvicinamento tra DC e Partito Comunista Italiano.
Nei giorni del sequestro, i brigatisti cercarono di avviare una trattativa con lo Stato: avrebbero liberato Moro a condizione che venissero scarcerati alcuni terroristi appartenenti alle Brigate. Tuttavia, le trattative non andarono a buon fine a causa della contrarietà della maggior parte dei partiti ad accordarsi con dei terroristi.
L’assassinio del presidente
Il 9 maggio 1978, Aldo Moro fu fatto entrare nel portabagagli di una Renault rossa, venne coperto con un lenzuolo e poi ucciso con una raffica di undici proiettili. L’auto con il cadavere venne poi abbandonata in via Caetani, equidistante sia dalla sede nazionale del Partito Comunista Italiano, sia dalla sede nazionale della Democrazia Cristiana a Roma.
Fu il brigatista Valerio Morucci a informare della morte di Moro tramite una telefonata al professore Tritto, assistente del presidente. Nella telefonata, Morucci diede tutti i dettagli del luogo in cui successivamente venne ritrovato il cadavere.