Addio Totò, ciao Totò… I funerali: "Hai vinto la partita dell'eternità" - Live Sicilia

Addio Totò, ciao Totò… I funerali: “Hai vinto la partita dell’eternità”

L'addio al bomber di Italia '90 in una Cattedrale gremita

PALERMO – I due profili, umano e professionale, di Totò Schillaci, sono inscindibili. Lo erano mentre era in vita, lo sono oggi nel giorno del suo funerale, e lo saranno per sempre. Non per l’ovvietà del successo e della fama che lo hanno accompagnato. Le ragioni sono più profonde.

Per coglierle bisogna seguire le parole di monsignor Filippo Sarullo che celebra la messa in una Cattedrale colma di gente e commozione. È un abbraccio caloroso quello che la città riserva alla moglie Barbara, ai figli Mattia, Jessica e Nicole, e al papà Domenico.

Nel Totò Schillaci uomo c’è stata la fede. “Totò era un credente, e la fede professata nella vita è la via per la salvezza eterna”, dice monsignor Sarullo.

La fede lo ha soccorso nei percorsi accidentati, quando la vita gli ha riservato la più dura delle prove: “Seppur schiacciato dalla sofferenza e dalla malattia, ora Totò vive. Sì, vive. Credere in Cristo risorto in questa situazione in cui c’è la morte e il dolore significa legarsi a lui, sperare in lui, lasciarsi confortare e orientarsi verso la luce. Questa è la nostra meta e ci ritroveremo insieme al Signore risorto, il vivente glorioso. Per cui a noi spetta alimentare la nostra vita con il cuore pieno di speranza per rinascere in Cristo. Ed ecco, il nostro fratello Totò è rinato”.

Ed è nella fede che i suoi cari dovranno provare a cercare consolazione. “Oggi è festa per il nostro fratello Totò perché è il giorno della nascita nuova nel mistero di Dio, nel mistero dell’eterno, mistero di luce – dice Sarullo – mistero di amore che non si estinguerà mai. E in questo sentirci ancora amati da lui, voi suoi cari familiari ricordate Totò per tutte le volte che lui è stato luce per voi. Luce nei consigli, negli sguardi, nelle attenzioni, nelle esortazioni a vivere i valori veri della vita, i valori cristiani della lealtà, umiltà, carità verso ciascuno e verso il prossimo. Ricordate la luce che vi ha trasmesso, anche attraverso i suoi occhi vivi ed eloquenti, amandovi come figlio, marito, papà, fratello, familiare, parente, amico”.

Totò uomo e calciatore di successo “delle notti magiche, che fatto sognare l’Italia”. È stato “un talento, un fuoriclasse, un grande della storia umana e calcistica che nasce e muore qui a Palermo, tra gente comune, e vive e si distingue nella scena internazionale, anzi mondiale, come campione prodigioso, una leggenda del calcio”.

In Cattedrale non è voluto mancare il capitano degli azzurri di Italia ’90, Beppe Bergomi. Presenti anche il regista di quella Nazionale, Giuseppe Giannini, l’allora presidente della Figc, Antonio Matarrese, l’attuale presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, il presidente del Palermo Dario Mirri, il sindaco del capoluogo Roberto Lagalla e l’assessore regionale alle Attività Produttive Edy Tamajo, i giocatori rosanero Jacopo Segre e Matteo Brunori.

L’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, che al termine della celebrazione benedirà la salma, appresa la notizia della morte di Totò – ricorda don Sarullo – ha scritto un messaggio: ‘Con la morte di Schillaci Palermo perde un simbolo di riscatto. Un ragazzo di umili origini che riesce a farsi strada nonostante gli ostacoli e le tante ostilità incontrate lungo il suo cammino, fino a diventare una vera e propria icona dello sport nazionale'”.

Un’icona che è rimasta legata alla sua città, al suo quartiere, il Cep, dove i ragazzini sono cresciuti nel mito di Schillaci. A molti Totò ha regalato le scarpe quando si è accorto che giocavano con le suole bucate. Era fatto così.

Ci lascia come insegnamento che nella vita si può “vincere e perdere. Non hai vinto la tua ultima partita con la malattia – aggiunge Sarullo – ma hai vinto la partita dell’eternità. Ci hai fatto sognare e sorridere. Chi porta un sorriso si conquista il paradiso. Hai giocato il primo tempo. Il secondo tempo lo farai con il numero uno, il Signore. In un campo senza porte, senza pali, è la partita del cuore. Noi qui dobbiamo vivere la partita dell’amore e della pace. Tu sarai sarai sempre con noi. Qui, nel tuo quartiere, al Cep, nei nostri stadi. Sarai sempre con noi”.


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