CATANIA – Sono passati ventisette anni da quelle Universiadi che invasero Catania di integrazione, sport e cultura. Un’era fa. L’ultimo ingenuo grido di speranza prima dell’avvento di internet e di tutto quello che avrebbe rivoluzionato.
Era una Catania semplice e affascinante: ansiosa e felice. Ineguagliabile nei suoi scenari. E a distanza di oltre cinque lustri, alla falde dell’Etna si è tornati ad avvertire un pizzico di quell’atmosfera. Seppur le giornate siano ridotte ad appena due ed il clima sia ristretto al perimetro nazionale.
Ma il Trofeo Coni under 14, che si chiude già domani tra il capoluogo etneo e Palermo (con qualche disciplina di scena anche a Siracusa), è un appuntamento sportivo di alto livello. A testimoniarlo, ieri, non è stata solo la presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ma anche una macchina organizzativa che ha messo in moto quasi 5 mila partecipanti tra piccoli atleti e tecnici.
Certo, l’annunciata presenza del presidente della Repubblica è stato l’elemento catalizzatore del conto alla rovescia di questi giorni. E non avrebbe potuto essere altrimenti. Anche per questo, la politica tutta ieri pomeriggio in piazza Università, non è voluta mancare.
Le parole
E pure gli interventi istituzionali dal palco presidenziale sono stati una sorta di competizione extra Trofeo Coni. Una gara a trovare la frase ad effetto. A lanciare il messaggio più diretto. Con alla base un protocollo rigido legato ai tempi: non si può andare oltre i due minuti. Alla fine, proprio Mattarella sarà stato il più stringato di tutti: un centometrista a tutti gli effetti.
E con i giornalisti tenuti a debita distanza, non è rimasto da fare che registrare quanto ascoltato.
Il padrone di casa e sindaco di Catania, Enrico Trantino, ha citato un Jannik Sinner evidentemente ispirato dalla filosofia di Nelson Mandela (“O vinciamo o impariamo”). Il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha esaltato “gli alti valori dello sport come l’impegno, la disciplina e il rispetto dell’altro”.
Il Governatore Renato Schifani, atterrato da pochi minuti di ritorno da Assisi, si è riferito allo stesso Galvagno, parlando de “l’alta collaborazione istituzionale” e poi rimarcato “quanto importante siano lo sport e lo spirito di squadra: non solo nella competizione ma anche nella vita”.
Infine, le parole del presidente Sergio Mattarella – accanto a lui c’è il presidente del Senato, Ignazio La Russa – che ha parlato meno di tutti.
“Entusiasmo mai visto”
Dal palco, il sempre reattivo Salvo La Rosa, chiude la cerimonia: “Grazie a tutti”. Intanto, un vincitore del Trofeo c’è già: e sono questi ragazzi che gareggiano e che, fuori dalla banalità della facile retorica, nei sorrisi e nell’attitudine sono un fantastico patrimonio tutto italiano. In una Catania in cui lo stesso presidente Giovanni Malagò ha registrato “un entusiasmo e un coinvolgimento mai visti“. E già così non ci sembra poco.