Gesù ha scelto di abitare la povertà della condizione umana assumendone la dimensione più fragile e indifesa: quella di un bambino appena nato. Una Presenza bisognosa di tutto eppure capace di mobilitare attorno a Sé lo stupore e l’affetto dei semplici e di chi vive ai margini, così come l’ostilità di tanti potenti di ieri e di oggi.
Celebrare davvero il Natale vuol dire allora, specie per chi sceglie l’impegno in politica o è chiamato a servire nelle Istituzioni, mettere al centro questa fragilità e imparare a prendersene cura, in tutte le forme in cui essa oggi si manifesta, chiedendo al Bimbo di Betlemme la Grazia di vivere ogni giorno, nel proprio agire pubblico e privato, la stessa commozione che verso di Lui ebbero i pastori appena giunti davanti alla mangiatoia.
Con questa umile ma tenace domanda nel cuore propongo a ciascuno di noi un impegno di Speranza e di Pace per le nostre famiglie, per la nostra terra e per ogni luogo in cui ce n’è bisogno.
Di questa Speranza e di questa Pace, pur dentro le laceranti contraddizioni e le tante incognite che il tempo presente ci pone, costituiscono segni tangibili le tante esperienze di gratuità e sincera dedizione al bene comune di cui sono ricche le periferie delle nostre città, così come i cammini di chi ha imparato a farsi carico della sofferenza altrui senza fuggirla nel pregiudizio o nell’indifferenza, divenendone compagno attraverso esperienze di condivisione e di accoglienza.
Il Natale ci insegna, dunque, che ciò in cui crediamo non è un mito o la saga dei buoni sentimenti ma una Presenza viva all’origine di una novità già in atto nella vita delle persone e tra i tornanti della storia. Chiediamo al Bambinello di riconoscere ogni giorno la Novità che Egli ci porta anche quando accoglierla comporta un sacrificio che immediatamente non avevamo messo nel conta. La nostra vita diventerà enormemente più lieta e sarà davvero un Buon Natale!