PALERMO – Alcune pesanti ombre restano sull’appalto dell’Asp di Siracusa, ma non come ipotizzato dai pm di Palermo. Probabilmente è un altro il filone investigativo che andrebbe sviluppato.
La Procura ipotizzava la corruzione e la turbata libertà degli incanti. In questa fase cautelare il giudice per le indagini preliminari ha riqualificato il fatto in traffico di influenze illecite. La vicenda è quella dell’appalto milionario per il servizio di “portierato e ausiliarato” che l’impresa Dussmann si è aggiudicato all’Asp di Siracusa.
No agli arresti domiciliari
Il venir meno della corruzione ha comportato il rigetto della richiesta di arresti domiciliari, tra gli altri, per Cuffaro (è stata invece accolta per il concorso all’ospedale Villa Sofia di Palermo), il deputato Saverio Romano, il direttore generale dell’Asp di Siracusa Alessandro Caltagirone e gli ex rappresentanti dell’impresa, Marco Dammone e Mauro Marchese. A questi ultimi due indagati – difesao dagli avvocati Alessandro Cotzia e Vincenzo Fiore, Ginevra De Marco e Gennaro Siciliano.
È uno degli appalti su cui indaga la Procura della Repubblica di Palermo e su cui ci sarebbe stata l’ingerenza di Totò Cuffaro. Un imprenditore segnalato da Saverio Romano, invece, avrebbe ottenuto un subappalto.
Di Mauro e Aiello negano le accuse
Nel corso degli interrogativi preventivi hanno risposto Giuseppa Di Mauro, presidente della commissione di gara, e Ferdinando Aiello, consulente che avrebbe avuto svolto un ruolo di cerniera fra l’impresa e l’ente pubblico.
Davanti al giudice per le indagini preliminari Carmen Salustro, avrebbero negato le accuse che gli vengono mosse.
Prime ammissioni
Di Mauro avrebbe confermato lo stop improvviso al completamento della gara ricevuto dal direttore generale Alessandro Caltagirone, dietro cui sarebbe stato un accordo. La donna avrebbe anche ammesso di avere corretto i punteggi di gara assegnati alle imprese.
Secondo la Procura, ci sarebbe stata una turbativa nella turbativa della gara d’appalto. L’ipotesi è che ad aggiudicarsela avrebbe dovuto essere un’altra azienda, la Pfe, superata in dirittura d’arrivo da Dussmann grazie ad un maggiore ribasso.
I prossimi interrogatori
Marco Dammone, funzionario commerciale della Dussmann, difeso dagli avvocati Laura Platino e Daniele Livreri, ha spiegato che non aveva poteri decisionali e non ha mai pattuito assunzioni o subappalti. Il legale rappresentante Mauro Marchese, assistito dagli avvocati Ginevra De Marco e Gennaro Siciliano,
è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di esercitare impresa per un anno.

L’andamento della gara è tutt’altro che lineare però. Ci sono parecchi dubbi sulla trasparenza nella gestione e nell’aggiudicazione ma, scrive il Gip, “non emergono, invero, dalla complessiva lettura del compendio indiziario gravi elementi idonei a comprovare l’asservimento da parte del pubblico ufficiale (Alessandro Caltagirone ndr) della sua funzione in favore degli interessi manifestati dai privati, né la dimostrazione di mera disponibilità a compiere in futuro atti contrari ai doveri del proprio ufficio, né ancora l’esercizio della propria influenza sui commissari di gara”.
Il ruolo di Caltagirone
È il cuore della ricostruzione della Procura di Palermo, secondo cui, i rappresentanti di Dussmann si sarebbero rivolti a Cuffaro affinché esercitasse pressioni su Caltagirone e spingesse per la vittoria dell’impresa nell’appalto bandito dall’Asp di Siracusa. In cambio avrebbe ottenuto un aumento delle ore di contratto per due dipendenti segnalati dall’ex governatore, la promessa di futuri posti di lavoro sempre utili per le relazioni elettorali e un subappalto per l’impresa di Sergio Mazzola, uomo legato a Saverio Romano (il deputato, difeso dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Antonio Gargano, nel corso dell’interrogatorio preventivo aveva negato ogni accusa).
“Neppure si rintracciano indici tipicamente sintomatici dell’esistenza di un pactum sceleris tra i rappresentanti Dussmann e il dirigente generale, essendo, anzi per contro – aggiunge il giudice – ravvisabili elementi di segno contrario, espressivi di un netto distacco, da parte del pubblico ufficiale, rispetto alle richieste avanzate dai privati e avallate da terzi”. È sempre stata la tesi difensiva di Caltagirone, assistito dagli avvocati Giuseppe Seminara e Pietro Canzoneri.
Traffico di influenze
Ci sarebbe una prima parte parte in cui si configurerebbe il traffico di influenze a carico di Cuffaro, Dammone e Marchese, e una seconda parte, quella della gara vera e propria, in cui non emergerebbe la prova del patto corruttivo. Ed è il motivo per cui il Gip non ha accolto la richiesta di arresti domiciliari per Saverio Romano e Alessandro Caltagirone.
“Non residuano dubbi in ordine all’esistenza di una relazione reale ed effettiva tra Cuffaro e Caltagirone, relazione della quale il primo più volte affermava il rilievo, rimarcando non solo il rapporto di amicizia ma anche l’intesa sul piano politico”, scrive il giudice. Ed è in virtù di questo rapporto che Cuffaro ha fatto incontrare gli uomini di Dussmann con il direttore generale e si spingeva a garantire di potere esercitare pressioni per l’aggiudicazione della gara “stringendolo più pesantemente”.
Il ruolo di Romano
Sono emersi indizi relativi all’esistenza di un vero e proprio accordo tra Mazzola, Aiello, Dammone e Marchese. Una volta aggiudicata la gara Mazzola avrebbe ottenuto il subappalto per la quota del 30% dei servizi. Tuttavia il quadro indiziario “non risulta altrettanto solido e grave con riguardo all’esistenza di un accordo, analogo a quello concluso dai rappresentanti Dussmann con Cuffaro, con Romano” a cui non può essere contestato il traffico di influenze. Non basta “il mero continuo richiamo al rapporto esistente tra Romano e Mazzola”.
C’è poi il tema della turbata libertà della gara. Dalle intercettazioni sembrava emergere che i commissari avessero fatto carte false nell’assegnazione dei punteggi. Si era addirittura ipotizzata una turbativa nella turbativa con il tentativo di alcuni commissari dei favorire l’impresa Pfe piuttosto che Dussmann: “Sebbene il complesso delle emergenze investigative raccolte induca a ritenere, almeno a livello indiziario, che – eccetto che per Fazzino Vito, per il quale peraltro la richiesta cautelare è stata revocata all’esito dell’interrogatorio preventivo – gli indagati preposti alla valutazione delle offerte tecniche ed economiche, in qualità di commissari e Rup della gara, abbiano posto in essere condotte finalizzate a turbare la gara e alterarne l’esito, non può comunque concludersi per l’addebitabilità del reato ai predetti, trattandosi di fatto diverso da quello descritto nel capo d’incolpazione”.
Ombre sull’appalto dell’Asp di Siracusa
Gli elementi indiziari, scrive il Gip, “appaiono, invero, tutt’al più univocamente riferibili a un intervento dei commissari, su sollecitazione di Madonia (Salvatore Madonia, direttore sanitario dell’Asp di Siracusa) e Mammano (Gaetano Mammano dell’impresa Pfe ndr), in favore della Pfe non già di Dussmann come contestato dall’accusa”. Nessuno dei due risulta indagato.
Torna il tema delle pressioni incrociate all’Asp di Siracusa. Da un lato Caltagirone per Dussmann e dall’altro Madonia per Pfe. In una conversazione Madonia invita il presidente della commissione Paolo Emilio Russo a lasciare il telefono fuori dalla stanza e a parlare in bagno per la delicatezza degli argomenti, segno – secondo il gip – della consapevolezza della natura illecita delle pressioni. La commissione avrebbe corretto i punteggi con l’obiettivo implicito di far prevalere Pfe.
La nota di Dussmann
“Il provvedimento emesso oggi dal Gip di Palermo conferma quanto Dussmann ha già sostenuto nei giorni scorsi: la totale estraneità dell’azienda ai fatti oggetto dell’inchiesta della Procura. Peraltro, nessun atto inerente alle indagini è mai stato notificato alla società”, precisano con una nota.
“Apprendiamo, inoltre, dai media della riqualificazione della contestazione ai soggetti coinvolti in “traffico di influenze”, contribuendo a chiarire ulteriormente il quadro complessivo da parte degli inquirenti. Nel riaffermare, pertanto, la piena fiducia nel lavoro della Magistratura, Dussmann ribadisce che avendo già interrotto da tempo tutti i rapporti di lavoro con le persone oggetto di indagine, esse, di conseguenza, sono estranee alla compagine sociale”
“L’azienda conferma infine di operare da sempre secondo rigidi standard di comportamento etico, trasparenza e conformità normativa, in linea con il proprio Codice di Condotta e con le policy internazionali di Compliance & Integrity del Gruppo Dussmann”.

