PALERMO – Far pagare una multa a chi non compra il biglietto sull’autobus non è una cosa semplice, specie a Palermo. Ne sanno qualcosa all’Amat, l’azienda per il trasporto pubblico cittadino, che nel periodo 2010-2012 ha accumulato crediti per quasi sei milioni di euro. Un’enormità, frutto di oltre centomila multe comminate ma mai pagate dai “portoghesi” che sono praticamente un passeggero su due. Per questo via Roccazzo ha deciso di rivolgersi a una ditta specializzata nel “recupero stragiudiziale di crediti insoluti”, a cui affidare il compito di incassare le multe dovute a biglietti non pagati.
Un bando a cui hanno partecipato solo due ditte e il cui importo di aggiudicazione è stato di 168.845 euro più iva, per un servizio che, partito il 30 settembre del 2013, si concluderà il 30 settembre del 2015. Ma quanti crediti ha recuperato l’azienda, che ha sede legale a Roma? Pochi, anzi pochissimi: secondo alcune indiscrezioni sarebbero appena 450 euro su sei milioni. Una goccia nel mare, che però è giustificabile, in parte, con la notoria difficoltà di poter incassare le multe: in Sicilia, infatti, non è mai stata recepita una norma nazionale specifica che faciliterebbe l’operazione, e così riscuotere la multa diventa complicato oltre che costoso (specie se si va per vie legali).
E dire che l’azienda, proprio in questi giorni, ha annunciato l’aumento della pattuglia dei controllori che, grazie a un accordo sindacale, passeranno da 40 a 120 per quattro mesi: un’operazione voluta più che altro per il suo effetto deterrente e per vendere più biglietti sui mezzi, con una maggiorazione di 40 centesimi. Sistemi sicuramente più efficaci di una multa poi difficile da far pagare. Per capirlo basta guardare ai numeri forniti proprio dall’Amat: dal 2004 al 2010 la percentuale di recupero è caduta in picchiata passando dall’11,45% ad appena il 4,6. Nel 2004, per esempio, su 23.291 pratiche trattate ne sono state recuperate 2.666 (11,45%); nel 2005 1.652 su 16.822 (9,82%); nel 2006 1.862 su 22.696 (8,2%); nel 2007 1.816 su 20.027 (9,07%); nel 2008 1.081 su 15.945 (6.7%); nel 2009 1.092 su 17.748 (6,15%); nel 2010 (fino al 30 agosto) 729 su 15.857 (4,6%).
“La cifra di 168mila euro si riferisce al valore presunto dell’appalto – spiega il presidente dell’Amat Antonio Gristina – certo, il lavoro non va bene e i risultati non sono soddisfacenti: valuteremo con l’ufficio legale quali soluzioni adottare”.