PALERMO – L’allarme era stato lanciato già alcune due settimane fa, anche dalle pagine di questo giornale: la proroga, che avrebbe consentito a oltre ventimila precari degli Enti locali di continuare a lavorare, non avrebbe coperto tutti. Non avrebbe garantito, insomma, i lavoratori a tempo determinato in servizio nei Comuni in dissesto finanziario o con una richiesta di “riequilibrio” dei conti (il cosiddetto pre-dissesto).
Così, al Senato si era cercato di correre ai ripari, con un emendamento che avrebbe esteso anche a questa categoria di precari la proroga. Ma niente di fatto. In Commissione bilancio a Palazzo Madama, la maggioranza a sostegno del governo Renzi ha detto di no, bocciando quell’emendamento e, di fatto, spingendo quasi duemila precari sull’orlo del baratro.
Per questi Comuni, infatti, stando ai principi previsti dal decreto D’Alia, non è possibile procedere non solo alle assunzioni, ovviamente, ma anche al rinnovo stesso dei contratti. E proprio per questo motivo, si era pensato a una soluzione da mettere nero su bianco al Senato, dopo che la Camera aveva approvato la norma generale sulle proroghe.
Tra i Comuni per i quali sarà quindi impossibile prorogare i contratti dei precari, anche un capoluogo come Catania, oltre a grossi centri come Bagheria, Cefalù e Augusta e Milazzo. Quest’ultimo è l’unico Comune del Messinese ad avere già avanzato domanda di dissesto finanziario. Gli altri sono quelli di Aci Sant’Antonio, Caltagirone e Santa Venerina in provincia di Catania, Bagheria in provincia di Palermo, Comiso e Ispica in provincia di Ragusa.
Oltre a questi, anche i comuni che hanno chiesto un “riequilibrio finanziario”. Che si trovano, insomma, in uno stato di “pre-dissesto”. Si tratta di Casteltermini e Ribera in provincia di Agrigento; Giarre, Riposto, Scordia e Tremestieri etneo nel Catanese (oltre, come detto, al capoluogo); Capri Leone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, Sant’Agata di Militello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore e Tortorici in provincia di Messina; oltre a Palermo e Cefalù, poi, nella provincia del capoluogo i comuni in dissesto o pre-dissesto sono quelli di Caccamo, Monreale e Montelepre; infine, oltre ad Augusta, nel Siracusano è in difficoltà anche il Comune di Avola.
La situazione più pesante, come era prevedibile considerato il numero di residenti in quel Comune, a Catania, dove “rischiano” 196 impiegati precari. Ma, date le proporzioni, è un Comune assai più piccolo come quello di Casteltermini a rischiare di subire i contraccolpi di una eventuale mancata proroga: non solo per i 120 lavoratori che rischierebbero di trovarsi in mezzo a una strada dopo tanti anni, ma anche perché il Comune sarebbe pesantemente decimato. Molto critica anche la situazione di Calltagirone (118 i precari in bilico), Milazzo (150), Comiso (102).
Sono 22.500, complessivamente, i lavoratori degli enti locali siciliani (comuni, ex Provincie, Asp) i cui contratti scadono tra otto giorni.Nei giorni scorsi, la commissione Bilancio della Camera aveva dichiarato ammissibile l’emendamento all’articolo 21 della legge di Stabilità, che consente la proroga al 31 dicembre 2015 dei contratti dei precari degli enti locali siciliani. Una proroga che dovrà essere “confermata” però dall’Assemblea regionale siciliana, negli stessi giorni in cui l’Ars dovrà approvare l’esercizio provvisorio.
L’elenco degli enti in dissesto o pre-dissesto:
Dissesto: Aci Sant’Antonio, Caltagirone, Santa Venerina, Bagheria, Comiso, Ispica, Milazzo.
Pre-dissesto: Casteltermini, Ribera, Catania, Giarre, Mirabella Imbaccari, Riposto, Santa Maria Licodia, Scordia, Tremestieri Etneo, Caprileone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, SantAgata di Militello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore, Tortorici, Caccamo, Cefalù, Monreale, Montelepre, Augusta, Avola.
Riceviamo e pubblichiamo la precisazione dell’assessore del comune di Milazzo, Pippo Midili:
“Gentile Dottore, il comune di Milazzo, nonostante comune in dissesto, ha prorogato a termine del comma 9 art. 4 della legge 125/2013 fino al 31/12/2016. La legge infatti al comma citato chiede il rispetto di tre parametri che il comune di Milazzo rispetta appieno senza bisogno di ricorrere al comma 9 bis. Inoltre, il nostro ente ha la dotazione organica rideteminata che é stata approvata dal ministero con 59 posti vacanti alla data del 01/01/2014. Tali posti diventati 93 al 31/11/2016 termine ultimo per procedere alla stabilizzazione. Pertanto, non prevedendo limiti assunzionali oltre a quelli citati, desiderei capire da cosa deriva l’impossibilita per i comuni in dissesto a procedere alla stabilizzazione”.