Ikea sbarca in una Palermo in crisi| I numeri della grande distribuzione - Live Sicilia

Ikea sbarca in una Palermo in crisi| I numeri della grande distribuzione

Il colosso svedese potrebbe aprire i battenti in una città già alle prese con difficoltà economiche che riguardano anche altri grandi marchi. Ecco lo stato di salute dei centri commerciali nel capoluogo siciliano.

PALERMO – Licenziamenti, chiusure, crisi del settore: non è un bel momento per la grande distribuzione che in tutta Italia, Sicilia compresa, vive grandi difficoltà. Rinomati marchi internazionali, approdati a Palermo ormai da anni, cominciano a risentire del rallentamento dell’economia e, complice anche la concorrenza sleale, sono spesso costretti a chiedere sacrifici ai lavoratori.

Un quadro poco roseo in cui piomba, come un fulmine a ciel sereno, l’ipotesi dell’apertura di Ikea nel capoluogo siciliano. Il colosso svedese, finora presente solo a Catania, avrebbe infatti deciso di premere il piede sull’acceleratore dopo il crollo del pilone del viadotto Himera: molti clienti della Sicilia occidentale infatti non si recano più all’Ikea e questo ha comportato un crollo dei ricavi. Da qui la decisione, annunciata dall’azienda, di puntare decisamente su Palermo.

Intenzione che rischia di mettere ancora più in difficoltà chi già opera nel settore, come per esempio Mercatone Uno che è in amministrazione controllata, ma anche mobilifici e negozi che vendono arredamenti per la casa. Insomma, un nuovo grande marchio potrebbe arrivare in una città in cui la grande distribuzione non gode di ottima salute. Come peraltro dimostrano i numeri.

Carrefour tra Palermo e Trapani ha chiuso 2 punti vendita: in via Olanda sono già calate le saracinesche con 9 dipendenti in ferie forzate. Sono 77 gli esuberi. Una decisione che fa a pugni invece con il grande successo del punto di via Libertà aperto 24 ore su 24: risultati che porteranno all’apertura di altri due negozi in piazza De Gasperi e in salita Partanna, sempre giorno e notte.

Auchan, presente al Conca d’Oro e al Poseidon di Carini, è un vero colosso: 11.422 dipendenti in tutta Italia, di cui 1.137 proprio in Sicilia e una quarantina sono gli esuberi tra Carini e Palermo. Sono in tanti a rischiare il posto: la trattativa è in stallo e il prossimo incontro è fissato per il 10 giugno. Mediaworld invece potrebbe dichiarare 6 esuberi al Forum, anche se per ora si ricorrerà a contratti di solidarietà e mobilità su base volontaria. Csso ha dichiarato fallimento a dicembre scorso, con 13 dei 17 punti palermitani in fitto del ramo d’azienda: sono stati 170 i licenziamenti.

Ferdico, in amministrazione giudiziaria, ha provato a tutelare i suoi dipendenti ma in 60 hanno perso il posto; 157 sono rimasti a casa dopo l’esperienza Grande Migliore, per il quale dovrebbe essere pronto un nuovo bando. In passato hanno già chiuso i battenti Livorsi (205 licenziamenti), Aligrup (circa un centinaio) e Blockbuster. Sma-Simply ha chiesto sacrifici ai propri dipendenti per recuperare 5 milioni di euro in due anni, mentre Limoni ha annunciato una riduzione delle ore per 79 dipendenti siciliani. Altri 5 rischiano da Feni.

“È chiaro che la crisi economica ha ricadute negative sulla grande distribuzione organizzata, ma il risanamento aziendale non può passare solo dai sacrifici da chiedere ai lavoratori o dalla perdita di conquiste garantite dai contratti – dice Mimma Calabrò della Fisascat Cisl – ben vengano le aperture dei grandi marchi come Ikea, ma questo non deve danneggiare gli imprenditori locali che da decenni svolgono le proprie attività. Serve pianificazione e programmazione per evitare la concorrenza spietata: a fronte di nuove assunzioni con contratti a tempo determinato o con gli sgravi, perdiamo pezzi di economia. Il nostro sindacato da tempo chiede un osservatorio permanente sul terziario per monitorare un settore frammentato e colpito dalla crisi, una long list per far accedere il personale in mobilità e ipotizzare che, in occasione dell’apertura per esempio dei grandi centri, in percentuale venga richiamato il personale, una sorta di clausola di salvaguardia per chi perde il lavoro ed è troppo giovane per andare in pensione ma troppo grande per essere riassunto. Vanno inoltre aumentati i controlli sul mercato nero o grigio che provocano concorrenza sleale: i grandi marchi risentono del costo del lavoro e dell’incidenza oraria che non possono reggere il confronto con la concorrenza sleale fatta sulla pelle dei lavoratori”.

“L’apertura di Ikea difficilmente danneggerà gli altri centri commerciali e i mobilifici che vendono prodotti di qualità medio-alta – dice Marianna Flauto della Uiltucs – anzi riteniamo che l’eventuale apertura possa portare lavoro regolare in un settore dove non sempre vengono rispettati i contratti, grazie anche ad accordi stipulati a livello nazionale tra i sindacati e l’azienda”.

LE REAZIONI
“Da mesi si parla di una ipotesi di apertura di Ikea a Palermo, ma a noi della commissione Attività produttive non è arrivata nessuna richiesta – dichiara il Presidente della commissione Paolo Caracausi (Idv) – non siamo contrari a una ipotesi di apertura del colosso svedese nella nostra città, ma sempre che non venga a creare problemi alla già precaria situazione che il settore del mobile e le attività collaterali vivono al momento”.


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