Giletti, le Iene, il caso Miccichè | Se la Sicilia diventa un "vaffa" - Live Sicilia

Giletti, le Iene, il caso Miccichè | Se la Sicilia diventa un “vaffa”

Giuste le dimissioni dopo il caso dei fratelli disabili. Ma cos'è l'informazione ai tempi del grillismo?

Diverso parere
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Quando l’informazione si compiace delle sue stesse invettive, ecco che diventa la protesi di un avanguardismo a petto in fuori in cerca di colpevoli e dogmi, più che di denunce e soluzioni. E’ il distillato della neo-stampa, dell’ira e del furore, al tempo del grillismo.

Ogni racconto del mondo segue le suggestioni del potere nascente, con accorte didascalie di complemento. Siamo, dunque, nell’era del ‘Vaffanculo’. La bibliografia di riferimento non manca.

L’ultima puntata dell’Arena di Massimo Giletti, per esempio. In casa Rai, nel tabernacolo del servizio pubblico, va in scena la Sicilia, il muro basso, la sputacchiera di tutti gli eroi di cappa e spada messi a turno. Si descrive un universo di vitalizi e di prebende che compongono il documentato ritratto di un’aristocrazia del ceto e del censo. Ed è un diritto-dovere raccontare i meccanismi inceppati di una società con troppe differenze, senza giustificazioni di sostanza.

Ma poi, la trasmissione vira nella ‘caccia grossa’ nei confronti di una donna con la sua faccia coperta, citata per nome, cognome e profilo facebook, con la dissolvenza di una privacy che non esiste più. Apprendiamo che ha due figli. Il microfono incalza. Lei, discendenza di un antico parlamentare, viene accusata della ‘colpa’ di chi percepisce una somma per via del padre. La signora appare trafelata, non sa che rispondere.

Improvvisamente, si trova sopra un palco indesiderato, nella qualità di imputata morale, al cospetto di un pubblico digrignante. Il resoconto di una presunta stortura si è già mutato nel circoletto rosso del bersaglio con un volto nel mezzo, una prelibatezza da sacro blog con le sue liste di proscrizione. C’è un’emozione, un sussulto di pancia, non più la ricerca, aperta al dubbio, non più la sospensione ragionevole del giudizio, non più il discrimine che tratteggi le escrescenze da eliminare, salvando il rispetto delle persone.

E ha ragione Giovanni Ardizzone, presidente dell’Ars, nello scagliarsi contro il populismo. Giacché la Sicilia è una terra miserabile, però citarla, a pranzo, colazione e cena, quale termine di paragone del male assoluto somiglia a un giochino ancora più misero, da polemisti senza orizzonti. Troppo semplice. Troppo comodo. Eppure, la neo-stampa al tempo del grillismo non bada a sottigliezze di sorta. Vuole i suoi reprobi all’indice, purchessia.

Appresso, il celebre caso dell’ex assessore regionale alle Politiche sociali, Gianluca Micciché, che si è dimesso, con un sussulto di dignità, dopo avere lasciato in asso Alessio e Gianluca Pellegrino, due ragazzi tetraplegici che hanno subito lo sgarbo di un’oltraggiosa attesa in assessorato. ‘Le Iene’ hanno giustamente raccontato i dettagli della vicenda per filo e per segno.

Micciché si è comportato da perfetto recidivo, recandosi a casa degli offesi, con un approccio che non gli ha lasciato scampo. Quel mezzo accenno: ‘Se mi date una mano…’ passerà alla storia come un capolavoro di goffaggine. Anche se – non ce ne vogliano Gianluca e Alessio che hanno diritto, come tutti, alla normalità delle sfumature e dei distinguo – lo stratagemma della telecamera nascosta offre proprio l’idea di un’indignazione declamatoria, declinata in compiacimento mediatico. Sarebbe stato, forse, più leale piazzare l’obiettivo in faccia al potere e scagliare domande a muso duro, pretendendo risposte all’altezza. Sarebbe stato più coerente esprimersi con crudezza, alla luce del sole, invitando l’assessore a spiegarsi o a fare un passo indietro, piuttosto che agghindare una trappola per il politico in scaletta tv.

E adesso? Ora che la testa di Micciché è stata esibita, cambierà qualcosa? Ecco la domanda che sarebbe giornalisticamente necessario porre. Quali progetti, quali fondi, quali attrezzi saranno impegnati per la disabilità? O vogliamo accontentarci del prorompente ‘vaffanculo’ che ha portato all’eliminazione politica di un esponente della giunta Crocetta, tacitando la coscienza dei benpensanti che si sentiranno più sollevati, mentre si piazzeranno negli spazi riservati e sui passaggi per le carrozzine?

Ma tale è il costume dell’ira e dei furori al tempo del grillismo.

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