PALERMO – Nonostante la sospensione del risultato delle Regionarie di luglio, decisa dal Tribunale di Palermo, Giancarlo Cancelleri va avanti: lo ha annunciato lo stesso candidato M5s alla Presidenza della Regione in un post sul blog di Beppe Grillo. “Siamo fuori tempo massimo – scrive Cancelleri -. La scadenza per presentare il simbolo è questo sabato 23 settembre e dobbiamo inoltre raccogliere 3.600 firme per la presentazione della lista. Per questo motivo il Movimento cinque stelle sarà presente alle Regionali siciliane del 5 novembre con il sottoscritto candidato alla Presidenza della Regione e con la lista, a me collegata, votata dagli iscritti il 4 luglio 2017”. Nel post a firma di Cancelleri il movimento annuncia che farà ricorso “per far valere le proprie ragioni” e sottolinea che “i tempi per aspettare la fine del procedimento e per rinnovare le votazioni purtroppo non ci sono più”. Una decisione che prende le mosse da un passaggio specifico del provvedimento emesso oggi, in cui il Tribunale di Palermo precisa di non potere adottare alcuna decisione in merito a una eventuale nuova votazione né riguardo alle “modalità di svolgimento” del possibile nuovo voto online.
A questo punto, dunque, il Movimento va avanti ma con il fardello rappresentato dalle polemiche del caso Giulivi, che è soltanto l’ultimo tassello di un puzzle fatto di veleni e strascichi giudiziari che hanno caratterizzato la vita dei Cinquestelle di Sicilia negli ultimi 12 mesi. Un tortuoso cammino fatto di colpi di scena, iniziato con lo scoppio dell’inchiesta sulle presunte firme false che sarebbero state presentate nella primavera 2012 per ottenere l’accettazione della lista grillina alle Comunali. Il caso scoppia nell’ottobre 2016, poco dopo la celebrazione di ‘Italia a 5 stelle’, il raduno annuale dei pentastellati che un anno fa fu organizzato proprio a Palermo. L’ipotesi è che un errore nella compilazione di alcuni moduli abbia spinto degli attivisti a ricopiare firme autenticamente apposte in precedenza su nuovi moduli. Per quella vicenda furono rinviate a giudizio 14 persone: tra questi tre deputati nazionali del movimento, Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita, poi sospesi dai vertici M5s per aver deciso di non rispondere ai magistrati in fase istruttoria, e due deputati regionali, Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca, che hanno collaborato con i giudici ammettendo alcune responsabilità e che però sono rimasti sempre all’interno del gruppo parlamentare all’Ars. Dovranno comparire davanti al giudice monocratico anche gli attivisti grillini Samanta Busalacchi, Pietro Salvino, Riccardo Ricciardi, Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso, Toni Ferrara e Alice Pantaleone, l’ex esponente del movimento, avvocato Francesco Menallo, e il cancelliere del tribunale di Palermo Giovanni Scarpello.
Nell’inchiesta si innestò anche il boato di un esposto presentato dai deputati nazionali finito sotto indagine e che puntava il dito contro il candidato del Movimento cinque stelle alle Comunali di Palermo del 2017, Ugo Forello: secondo l’esposto il cofondatore di Addiopizzo sarebbe stato il grande regista dell’indagine che ha portato alla luce le firme false. La vicenda si risolse in una archiviazione ma portò alla luce la faida interna al movimento tra la fazione ‘ortodossa’, legata al gruppo Nuti, e il nuovo corso che aveva in Forello uno dei principali esponenti. Nelle Comunali di primavera affonda le radici anche il ricorso di Giulivi, escluso già in primavera dalla competizione palermitana per non aver firmato il codice di autoregolamentazione sottoposto a tutti gli attivisti eletti nel voto online su Rousseau per l’individuazione dei candidati consiglieri comunali. Lo staff avviò un procedimento disciplinare nei confronti dell’attivista, inibendo anche la partecipazione alle primarie per le Regionali: oggi, però, il Tribunale ha sancito che quella esclusione fu illegittima e che Giulivi avrebbe avuto diritto a partecipare alle Regionarie.
A quel voto, come candidato, partecipò inizialmente anche l’ex manager dell’ospedale Villa Sofia di Palermo Giacomo Sampieri, sotto processo insieme con l’ex primario Matteo Tutino. C’era Sampieri alla guida di Villa Sofia quando i pm di Palermo accusarono il chirurgo di utilizzare la struttura pubblica per eseguire operazioni di chirurgia plastica spacciandoli, così sostiene l’accusa, per interventi funzionali. La gestione dell’allora commissario di Villa Sofia fu anche al centro di polemiche politiche in commissione Sanità all’Ars: in quella sede l’allora assessore Lucia Borsellino non escluse l’ipotesi di revocare l’incarico del manager. Sampieri, però, decise di dimettersi prima dell’intervento del governo regionale. Il nome del manager, accusato di concorso in peculato per omesso controllo e abuso d’ufficio, figurò questa estate tra i 223 candidati per la provincia di Palermo, con tanto di curriculum e descrizione professionale. Il clamore suscitato da quella candidatura, portata alla luce da Livesicilia, indusse Sampieri a ritirarsi dalla competizione online: “Il mio impegno non può essere oggetto di strumentalizzazione e danno al M5s – disse l’ex manager -. Prego ogni attivista di non considerare più la mia candidatura che era nata come singolo elemento di un progetto vero di rinnovamento della società. Fa più notizia un nome … che non le idee e la forza che stanno dietro a milioni di ‘uno’ pronti a lottare per il cambiamento”.
L’ultima polemica è scoppiata in piena estate, con le dichiarazioni di Cancelleri sul cosiddetto “abusivismo di necessità” in Sicilia e le bordate tra i Verdi e l’amministrazione comunale pentastellata di Bagheria, con in testa il sindaco Patrizio Cinque. Le parole di Cancelleri non sono andate giù alla deputata palermitana Claudia Mannino: “Non lo voterò”, ha affermato. “C’è un limite a tutto. Sono stata in silenzio per tanto tempo ma davanti a quella frase sull’abusivismo di necessità ho reagito” ha raccontato Mannino, architetto, che ha dedicato ai temi dell’urbanistica anche una buona parte del suo impegno alla Camera. Sulla stessa lunghezza d’onda Nuti, che oltre a dichiarare sui social la sua contrarietà alla linea morbida inaugurata da Cancelleri in merito l’abusivismo edilizio si spinse anche ad analizzare la situazione politica regionale spiegando come fosse a suo dire “abbastanza evidente” che i partiti avessero deciso di “far vincere il M5s”. A Bagheria, invece, sotto accusa finì il regolamento comunale sull’abusivismo che riconosce il “diritto di abitazione”. “Una vera e propria sanatoria”, tuonò il leader dei verdi Angelo Bonelli, a cui rispose Cinque: “Nessuna sanatoria, querelerò chi mi ha calunniato”.