PALERMO – Quei soldi erano attesi da anni. Arriveranno, probabilmente, sotto elezioni. Sono gli arretrati che il governo Crocetta destinerà ai dipendenti dell’Ente per lo sviluppo agricolo. Ai lavoratori dell’Esa verrà riconosciuto un adeguamento contrattuale previsto dalla legge, ma fermo a causa di diversi intoppi burocratici.
La storia è antica e molto controversa. Per farla breve, i dipendenti dell’Esa, equiparati ai dipendenti statali, non hanno goduto degli adeguamenti previsti dai più recenti contratti nazionali, per i bienni 2006-2007 e 2008-2009. Nonostante già nel 2010 la Regione avesse approvato anche le “tabelle di equiparazione” con i contratti statali. Ma da quel momento, se si esclude una serie di contenziosi avanzati dai lavoratori, si è fermato tutto. Fino all’accelerazione degli ultimi mesi, quando è stato ricostituito il collegio dei revisori dei conti (la sua assenza era uno degli ostacoli) e si è deciso, nel corso di una giunta di un paio di settimane fa, di estendere appunto ai dipendenti Esa e anche ai pensionati, il contratto collettivo nazionale. In “soldoni”, è il caso di dirlo, l’ente ha dovuto creare un nuovo fondo, da oltre due milioni di euro frutto non di nuovi contributi, ma di risparmi sulla gestione, per garantire gli arretrati non solo ai circa 200 dipendenti, ma anche ai pensionati Esa che si vedranno “ritoccare” l’assegno pensionistico. Ai lavoratori, così, ecco un po’ di soldi, a due mesi dalle elezioni, frutto dell’adeguamento: mille euro ciascuno, o poco più. In pratica, l’equivalente dei famosi “80” euro di Matteo Renzi.
A proposito di 80 euro, sempre l’assessorato all’Agricoltura guidato da Antonello Cracolici aveva “brindato”, alcuni giorni fa, all’approvazione dell’accordo sindacale sui Forestali: 80 euro in più per ciascuno, appunto. Nonostante l’assessore all’Economia Alessandro Baccei invitasse alla “cautela” sulla copertura di quelle somme. “Abbiamo garantito dei diritti” ha precisato Cracolici. A un mese e mezzo dalle elezioni. Meglio tardi che mai, dirà qualcuno.
La Sanità che assume
Ma l’ultima parte di questa legislatura è tutta una corsa a recuperare il tempo perduto. Sotto elezioni, la macchina del governo gira ai massimi regimi. Mentre gli assessori in qualche caso sono spariti dai palazzi dell’amministrazione regionale e si sono stabiliti nei loro collegi elettorali. Proprio in quello dell’assessore alla Salute Baldo Gucciardi, a Trapani, ecco un’altra buona notizia, assai simile a quella che riguarda i lavoratori dell’Esa. L’Asp guidata da Giovanni Bavetta ha infatti dato il via libera al pagamento degli arretrati per i dipendenti Azienda. Secondo quanto riporta una nota Asp, infatti, sono state sbloccate somme per oltre mille dipendenti aventi diritto al pagamento della progressione economica orizzontale “a decorrere dall’1 gennaio”. Il tutto “secondo i criteri definiti dal Contratto collettivo integrativo aziendale, sottoscritto – si legge nella nota – da azienda e sindacati il 5 ottobre 2016”.
E ci mancherebbe. Le manovre descritte sono assolutamente legittime. E in qualche caso, anzi, persino in clamoroso ritardo. O forse, a guardarla in altro modo, perfettamente puntuali. E nella Sanità che attende lo sblocco dei concorsi, altra potenziale “leva” per il consenso, ecco che arrivano le prime assunzioni a tempo indeterminato. Ne dà notizia, solo per prendere il caso più recente, l’Asp di Siracusa che ha annunciato le stabilizzazioni di 41 dirigenti medici, 12 tecnici della prevenzione, 12 di laboratorio e 146 infermieri “a seguito – si legge in una nota dell’Asp – dell’approvazione da parte dell’Assesssorato regionale della Salute della dotazione organica aziendale e del Piano di fabbisogno triennale dell’Azienda che ha di fatto consentito lo sblocco delle assunzioni”. Nel caso cui qualcuno non avesse compreso, insomma, di chi è il merito.
I contributi a enti e associazioni
Un finale pirotecnico, insomma, che sembra impegnare davvero ogni ramo della pubblica amministrazione. Dal Turismo, ad esempio, venti giorni fa ecco piovere mezzo milione di euro senza bando per sagre ed eventi in giro per la Sicilia. La metà di questi nel Catanese, collegio dell’assessore Anthony Barbagallo. Con altrettanta puntualità, ecco arrivare in Gazzetta ufficiale un’altra infornata di finanziamenti: è stata infatti pubblicata la circolare che disciplina le modalità per accedere a “un sostegno economico sotto forma di contributi per le attività di carattere culturale, artistico e scientifico di particolare rilevanza da parte dei comuni, accademie, enti, istituzioni ed associazioni culturali, scientifiche e musicali, aventi sede in Sicilia”. A un mese dalle elezioni, quindi, fondazioni, enti e soggetti vari che in molti casi facevano parte della famigerata “Tabella H” potranno chiedere di accedere a quei contributi.
Formazione e precari
Nel frattempo, nonostante qualche inciampo dell’Avviso 8 di fronte ai tribunali amministrativi, l’assessore alla Formazione Bruno Marziano fa la voce grossa e assicura che i decreti di finanziamento nei confronti degli enti classificati in un posto utile della graduatoria, saranno regolarmente inviati alla Corte dei conti per l’approvazione: l’atto propedeutico al trasferimento del contributo.
Chi si ferma è perduto. E dopo anni di chiacchiere, leggi, sparate televisive, di proroghe e proroghine strappate a fine anno, Crocetta assicura che i precari storici degli enti locali presto verranno stabilizzati in via amministrativa: un bacino di circa 20 mila lavoratori. Una assunzione-bluff, secondo i sindacati, che hanno precisato: “Finora non è stato stabilizzato nemmeno un precario”. Nel frattempo, si strizza l’occhio anche alla popolazione della Regione siciliana, addirittura riaprendo il tavolo per il rinnovo dei contratti dei Regionali, fermi in qualche caso da dieci anni. I contratti sono stati approvati? Macché. Il governo però, con una delibera-spot ha dato mandato all’assessore alla Funzione pubblica Luisa Lantieri di dare mandato all’Aran di cominciare a discutere. Nel frattempo, il governo sta promettendo ai 1.700 lavoratori degli sportelli multifunzionale una “sistemazione” al Ciapi sulla base di una legge approvata dall’Ars e già tradotta in una delibera. E ha poi approvato un’altra strana delibera, con la quale si dà mandato all’assessore alle Attività produttive Mariella Lo Bello di mettere in campo gli strumenti idonei affinché le Camere di commercio possano assicurare l’assistenza tecnica alle imprese per l’accesso ai fondi europei. Stando a quanto filtra, a questa delibera potrebbe seguire un massiccio stanziamento, proprio in zona Cesarini.
Tutto adesso, in questa sapida coda di legislatura. Dove tutto sembra finalmente possibile. Arrivano i soldi per le ex Province, ad esempio, e la Regione ne pubblicizza il “riparto”, come se non fosse in clamoroso ritardo. Il governo è attivissimo nel ritoccare, modificare gli interventi per il “Patto per il Sud”, cornucopia dei sogni siciliani. In giunta, sulla scorta di una delle norme approvate dal cosiddetto “collegato alla Finanziaria”, uno dei più “clientelari” provvedimenti degli ultimi anni, ecco la delibera per destinare i contributi per le imprese che si occupano di microelettronica e biotecnologie: i contributi, tra le altre cose, sono destinati a nuove assunzioni in questo settore.
Le nomine
Una girandola di provvedimenti, finiti sotto elezione. Decisioni del governo che si aggiungono, ovviamente, al valzer di nomine di queste ultime settimane. Incarichi che hanno quasi sempre visto come destinatari fedelissimi del governatore. Alle scelte ormai di “lunga data”, come quella di piazzare gli uomini (e donne) del presidente a capo delle società partecipate regionali (Ast e Seus, ad esempio) o di enti pubblici come l’Ircac o l’Irsap, o a quella più recente di estendere alcuni consigli di amministrazione come quello di Irfis che Crocetta ha allargato portandolo da tre a cinque poltrone o a quella di rinominare il commissario dell’Ente per il diritto allo studio di Palermo, ecco anche i nuovi commissari degli Iacp, quasi tutti militanti del Megafono. Tra questi, anche un ex cuffariano di ferro, passato alla “corte” del senatore Beppe Lumia. Dopo l’elezione nella direzione nazionale del Pd, Totò Gueli aveva assicurato: “Lascio quel posto, per non mettere in imbarazzo nessuno”. Le dimissioni poi non sono più arrivate. E così, invece di lasciare una poltrona, il cuffariano di Crocetta ha finito per guadagnarne un’altra.