PALERMO – Dodici persone hanno ricevuto lo scorso marzo, ma nulla si sapeva finora, l’avviso di conclusione delle indagini dalla Procura di Catania. Nella lista ci sono anche l’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, gli imprenditori accusati di contiguità con i boss, Antonino e Carmelo Paratore, e Maurizio Pirillo, ex dirigente del Dipartimento regionale dei rifiuti, oggi all’Agenzia per l’innovazione tecnologica. L’avviso è firmato dal procuratore aggiunto Carmelo Petralia e dal sostituto Giuseppe Sturiale.
L’inchiesta ruota attorno alla gestione discarica di Melilli, nel Siracusano, sito di proprietà della società Cisma dei Paratore, padre e figlio. I reati contestati sono abuso d’ufficio, violazione delle norme ambientali e falso. A Melilli sarebbe stata smaltita molta più spazzatura di quanto fosse possibile, in deroga alla normativa in difesa dell’ambiente.
Fu Crocetta a firmare un’ordinanza speciale nel luglio 2016 con cui autorizzava Cisma ad accogliere i rifiuti “considerato che i tempi necessari per la definizione in via ordinaria della procedura di autorizzazione dell’impianto mobile di tritovagliatura dei rifiuti urbani indifferenziati presso la discarica di Melilli sono assolutamente incompatibili con i tempi dell’emergenza rifiuti in atto”. Arrivarono 34 mila tonnellate di rifiuti e i Paratore incassarono 2 milioni e 800 mila euro. Secondo i pm catanesi, furono fatte carte false per fare apparire regolare la procedura.
Nel 2013 i tecnici dell’Arpa e i carabinieri del Noe avevano denunciato le anomalie nella gestione del discarica. Nessuno, però, le avrebbe prese in considerazione. A cominciare da Mauro Verace, pure lui indagato, all’epoca responsabile dell’ufficio Autorizzazioni del dipartimento Acque e rifiuti. Avrebbero fatto finta di non vedere, finendo per favorire i Paratore.
Melilli è da anni al centro di interessi sospetti. La Regione in un primo momento aveva bloccato l’ampliamento della discarica. I Paratore persero il ricorso al Tar. Erano assistiti dall’avvocato Giuseppe Calafiore. Al Cga la sentenza fu ribaltata dal collegio presieduto da Raffale de Lipsis, oggi in pensione, indagato a Palermo dove c’è il sospetto che alcune sentenze sia state pilotate pilotate. Anche la Procura di Messina, diretta da Maurizio De Lucia, alcuni mesi fa ha ribadito la necessità di continuare ad approfondire la vicenda di Melilli dopo che sono finiti sotto accusa gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, assieme al magistrato Giancarlo Longo, in servizio a Siracusa. Avrebbero messo in piedi un sistema per pilotare la giustizia, penale e amministrativa.
Proprio Longo era il pm che ricevette la relazione dei carabinieri del Noe secondo cui l’ampliamento di Melilli non andava autorizzato. L’indagine, però, sarebbe stata insabbiata. E così nel 2016, in virtù dell’emergenza, Melilli accolse i rifiuti siciliani grazie al via libera di Crocetta.
Ecco l’elenco completo dei dodici indagati: Giorgio Bonuso, Rosario Crocetta, Agata Di Stefano, Davide Galfo, Fabio Nicita, Antonino e Carmelo Paratore, Maurizio Pirillo, Giuseppe Puleo, Salvatore Salafia, Maurizio Verace, Salvatore Maria Zaccaro.