Un Dio simpatico | in terra di mafia - Live Sicilia

Un Dio simpatico | in terra di mafia

Un libro denso di riflessioni sorprendenti.

Nell’immaginario comune, l’unico campo di studio più bizzarro e sterile della filosofia sarebbe la teologia. Né c’è dubbio che molto spesso l’una e l’altra disciplina vengono coltivate in serre di vetro, come se la vita personale e collettiva degli uomini e delle donne in carne e ossa non le riguardasse. Ma è sempre così?

Ogni tanto, come meteore, passano figure di pensatori che assumono con serietà le angosce e le speranze dell’umanità; che le elaborano con sobrietà e rigore; che restituiscono alla gente ipotesi di ricerca e orientamenti etici da verificare sperimentalmente. Come sanno ormai migliaia di siciliani, in questi anni l’area metropolitana di Palermo ha avuto in sorte – o in dono – una di queste esistenze teologiche: don Cosimo Scordato, rettore della Chiesa di san Francesco Saverio all’Albergheria (nei pressi del mercato di Ballarò), che nel settembre di quest’anno ha compiuto settant’anni.

Per l’occasione alcuni amici gli hanno preparato una raccolta di sue pagine – pubblicate nell’arco degli ultimi quattro decenni – che possa suggerire, sia pure sommariamente, un filo rosso delle sue riflessioni e delle sue iniziative pragmatiche: Un Dio simpatico. Sguardo teologico sul contemporaneo (Di Girolamo, Trapani 2018, pp. 134, euro 15,00). Non una summa completa, dunque, ma più modestamente un aperitivo che possa suscitare il desiderio di ulteriori letture e approfondimenti.

Le tappe principali del libro (che verrà presentato e discusso alla Feltrinelli di Palermo alle ore 18 di martedì 20 novembre) sono Dio, l’uomo, Cristo, l’esperienza ecclesiale (il canto, la prossimità ai malati, la celebrazione del matrimonio, il ministero presbiteriale) e l’esperienza sociale (con particolare riferimento al Centro sociale autofinanziato, autogestito, aconfessionale e apartitico operante dal 1985) in terra di mafia.

Non è certo possibile sintetizzare, neppure per accenni, i contenuti – spesso originali, talora sorprendenti – di questo “indice” tematico. Mi limito dunque a sottolineare che queste pagine sotto caratterizzate, trasversalmente, dall’abbattimento – per così dire leggero, quasi spontaneo – di paratie cui siamo atavicamente assuefatti. La prima parete a scomparire è tra mentalità clericale e approccio laico: l’autore, infatti, pur essendo istituzionalmente inserito nel cuore della Facoltà teologica di Sicilia, parla il linguaggio del laos , del “popolo”, delle persone concrete che vivono problematicamente le domande sul senso della vita e della storia, senza paletti dogmatici né esiti scontati.

Un secondo muro abbattuto è tra riflessione teorica e azione: abituati a incontrare o intellettuali autoreferenziali o militanti generosi ma attrezzati di scarsa progettualità, restiamo favorevolmente impressionati dalla scoperta di un uomo che pensa la sua esperienza e sperimenta il suo pensiero. Una terza frattura che questi scritti mostrano di aver sanato, e superato , mi sembra sia la schizofrenia fra cervello e sentimento: in essi infatti troviamo la lucidità dell’intelligenza e il calore dell’unica passione per Dio e per l’uomo. Si potrebbe dire, insomma, che queste pagine rivelano di scaturire – per rubare un’espressione a Hegel ​ (filosofo per altro decisivo nella formazione di don Scordato) – da “un cuore pensante”.

www.augustocavadi.com

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