CATANIA – In manette tutti i responsabili del raid punitivo scattato la sera di Capodanno al Vittorio Emanuele di Catania. L’indagine della Squadra Mobile ha portato a dare un nome e un volto ai 7 protagonisti (Mauro Cappadonna è stato arrestato in flagranza) della vile aggressione compiuta ai danni di un medico in servizio al Pronto Soccorso che si era rifiutato di fornire le generalità di una 16enne ricoverata al seguito di un incidente avvenuto poco prima in via Della Concordia che sarebbe stata colpevole di aver danneggiato con il proprio scooter la macchina della moglie del capo banda. Cappadonna appunto.
Le indagini, le analisi particolareggiate delle immagini delle telecamere di videosorveglianza e le testimonianze raccolte hanno permesso di poter disporre un’informativa. La Procura ha disposto la richiesta di misura cautelare che è stata emessa dal Gip Di Giacomo ed eseguita questa mattina dalla Squadra Mobile. I sette indagati finiti ai domiciliari sono accusati, a vario titolo, dei reati di lesioni aggravate, violazione di domicilio, interruzione di pubblico servizio e minacce a Pubblico Ufficiale.
Non è stato semplice individuare i sette responsabili dell’aggressione “compiuta in maniera vigliacca”, così l’ha descritta il dirigente della Squadra Mobile, Antonio Salvago. Molti infatti avevano il volto travisato e nascosto dal cappuccio di felpe e giubbotti. “Se in un primo momento si era parlato di dieci persone coinvolte, noi abbiamo chiuso il cerchio su sette persone. Quelle che oggi sono state raggiunte dal provvedimento” – spiega ancora Salvago. L’inchiesta condotta dalla Sezione Reati contro la persona ha permesso anche di accertare le responsabilità nei confronti dell’operatore del 118, Salvatore Di Maggio, che ha digitato il codice di accesso al Pronto Soccorso per permettere a Cappadonna e agli aggressori di entrare. Una “condotta spregevole” secondo la pm Martina Bonfiglio che ha coordinato l’inchiesta denominata “Emergency room”. “Su questo punto – ha detto il procuratore capo Carmelo Zuccaro – speriamo che l’Asp e il 118 facciano per intero la loro parte”.
La gang sarebbe stata composta (oltre Cappadonna) da Federico Egitto (istigatore), Santo Guzzardi, Giuseppe Tomaselli, Luciano Tudisco e Angelo Vitale (quali esecutori materiali). Guzzardi è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, già arrestato in Revenge 2 per droga e figlio del noto Luciano “ lavati ‘i manu” del clan Cappello Bonaccorsi (coinvolto nel blitz Revenge 5). Federico Egitto ha anche legami parentali con gli Egitto vicini ai Cappello. E infine Luciano Tudisco è il figlio di Cosimo Tudisco, il mese scorso tornato alla ribalta per il sequestro dell’Etna Bar. Anche lui collegato con la cosca Cappello. “Per molti che sono anche pregiudicati ho chiesto al Tribunale di emettere la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, il ritiro della patente e che rientrino a casa entro una certa ora”, ha chiarito il Questore Marcello Cardona.
Sono stati indagati per omissione e favoreggiamento anche i due vigilantes in servizio quella sera. “Ad allertare il 113 – ha spiegato Salvago – è stato un infermiere e non le due guardie giurate”. La Procura aveva chiesto la misura anche per loro due, la richiesta però non è stata accolta dal Gip per una valutazione diversa della condotta. “Ma comunque per loro andremo avanti nell’azione penale”- ha assicurato Zuccaro, che ad inizio conferenza ha affermato: “Su questo tipo di episodi non ci sarà alcuna tolleranza da parte della Procura”. Il capo della Procura ha poi voluto chiarire “un equivoco” che era sorto dopo la pubblicazione di un articolo della stampa. “Conosco molto bene il giornalista e so che svolge benissimo il suo lavoro, ma c’è stato un equivoco. Il medico non era assolutamente in fuga, aveva solamente vissuto un momento di grave disagio”. A proposito di polemiche anche il Questore Marcello Cardona ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Dopo questo episodio ci sono state varie polemiche fuori posto. Chiariamo – aggiunge – subito che nei tre ospedali catanesi sono attivi da sempre i posti di polizia e gli orari sono in linea con tutti i nosocomi d’Italia. Inoltre il posto di polizia ha solo compiti amministrativi e non di repressione. L’invito alle aziende ospedaliere è invece quello di ottimizzare l’organizzazione dei Pronto Soccorso, non si può consentire a tutti di accedere all’interno della struttura: i parenti dovrebbero rimanere nelle sale d’attesa. Bisognerebbe approntare regole rigide per permettere ai medici di operare in serenità e ai pazienti di essere curati senza problemi”. Il Questore poi snocciola numeri: “Nel 2016 ci sono state 54 episodi di violenza negli ospedali. Da un anno- ha ricordato Cardona, è attiva una linea dedicata tra ospedale e sala operativa che permette un’intervento immediato. Così come è successo per l’aggressione al Garibaldi la scorsa settimana”.
LA CRONACA DELL’ AGGRESSIONE. Era la sera di Capodanno. Rosario Puleo aveva iniziato al turno alle otto di sera, quando all’improvviso davanti ai suoi occhi gli si para davanti Mauro Cappadonna che “pretende” nome e cognome di una donna ricoverata nel pomeriggio per un incidente in motorino che avrebbe avuto la colpa di aver danneggiato l’auto del balordo aggressore. Il rifiuto di Puleo ha scatenato il raid punitivo. Il medico si è visto circondato da almeno cinque persone ed è stato violentemente malmenato. Gli altri complici facevano da palo per evitare l’intervento di altri medici.
I NOMI DEGLI ARRESTATI. Mauro Cappadonna, 52 anni, Salvatore Di Maggio, 42 anni (operatore del 118), Federico Egitto, 20 anni, Santo Antonino Lorenzo Guzzardi, 25 anni, Giuseppe Tomaselli, 32 anni, Luciano Tudisco, 34 anni, Angelo Vitale, 20 anni.