CATANIA. Nessuno slogan, nessuna passerella, ma solo lavoro (per chi ha la fortuna di averlo) e fraterna cooperazione nel tentativo di perseguire una sola cosa: il bene della collettività. E’ ancora questo lo spirito che nonostante i problemi e i dati sempre più preoccupanti continua ad animare le Associazioni Cristiane lavoratori italiane. Essere di aiuto agli altri, a chi da solo non ce la fa. E il convegno regionale di quest’oggi dal titolo “Niente paura, con le Acli attraversiamo il cambiamento”, tenutosi all’hotel Nettuno, è stata occasione per ribadirlo. La paura, già. Non manca di certo alla luce dei dati sconfortanti emersi e analizzati su base Istat dalla storica organizzazione cristiana. La Sicilia, per quanto riguarda il tasso di attività, risulterebbe essere di 13 punti percentuali al di sotto della media nazionale. E i giovani, a causa di questa situazione occupazionale difficile, sempre più spesso rinunzierebbero al lavoro e anche alla formazione, e quindi al loro futuro. Sono solo una parte dei dati al centro della riflessione Acli di quest’oggi.
“Il nostro invito – ha affermato il presidente regionale e vicepresidente nazionale Santino Scirè – a non avere paura e certamente rivolto ai giovani che più di ogni altro affronta un periodo di grande indecisione e depressione. Faticano a immaginare un futuro”. Per Scirè, presidente uscente a fine del suo doppio mandato – i dati parlano chiaro: “I dati venuti fuori mostrano come i dei giovani siciliani dai 15 ai 25, quattro su dieci non lavorano e non studiano. Da un lato certamente – ha proseguito – c’è una carenza di offerta, ma dall’altro lato prevale il pessimismo e lo scoraggiamento che induce i giovani a rinunciare ad intraprendere un percorso in un’azienda ”. Gli indicatori, seppur sintetici, “definiscono un quadro occupazionale piuttosto complicato, soprattutto se si tiene conto del fatto che neanche l’Italia continentale potrà essere utilizzata come camera di compensazione occupazionale. In Italia la disoccupazione giovanile a febbraio 2016 è salita al 39,1%, ma secondo dati, in alcune province siciliane questa va ben oltre il 70%. Il futuro dei nostri giovani purtroppo non sarà in Sicilia, la regione europea con il tasso di occupazione più basso”.
Ma la speranza e l’ottimismo possono essere da stimolo per il cambiamento, come ha continuato il vice presidente, che valuta positivamente alcuni risvolti della riforma del lavoro varata dall’esecutivo di Matteo Renzi. “Il Jobs Act, credo che aiuti, perché prevede delle misure che agevolano le aziende, con sgravi fiscali e dando loro la possibilità di assumere con maggiore leggerezza specialmente i giovani. Ma occorre immaginare nella nostra città dei percorsi nuovi, attraverso risorse, anche della camera di Commercio, perché no, per rimettere insieme quelle esperienze, quali sono gli incubatori d’impresa, come già accade a Catania. Il micro credito, – ha detto – riteniamo possa offrire concretamente la possibilità ai giovani di diventare artigiani, cioè tutti mestieri che rischiano di sparire”.
Ma venendo ai dati più significativi: “A febbraio 2016 la disoccupazione in Italia torna a salire (+0,1%) e calano gli occupati (-97mila posti). Ciò a causa della fine dell’effetto degli sgravi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato previsti dalla legge di stabilità del 2015. Dopo la forte crescita registrata a gennaio 2016 (+0,7%, pari a +98 mila) correlata agli incentivi introdotti dalla legge di stabilità 2015, il calo dell’ultimo mese riporta i dipendenti ai livelli di dicembre 2015 (fonte Istat 2016). Nel Paese torna a crescere anche il tasso di inattività (36% + 0,2%). In calo anche il numero degli occupati che a febbraio 2016 fa registrare una perdita di circa 130000 unità rispetto alla fine del 2015. E all’interno di questa cornice che vanno interpretati i dati relativi alla Sicilia, che presenta un tasso di occupazione ben inferiore a quello nazionale: 41,1% dell’isola contro il 56,7% (a febbraio sceso a 56,4%). Il tasso di disoccupazione siciliano (20,5%) si presenta di gran lunga superiore non solo alla media nazionale (11,9%), ma anche ai valori registrati al Centro 10,6% e nel Mezzogiorno 19,4%”.
Ma c’è ancora spazio per la speranza. Da parte delle Acli non manca la forza di volontà. “Nel dna degli aclisti resiste, sempre più forte, la passione intelligente per il presente e il futuro dell’Italia e degli italiani. Per chi crede che un cammino di azione e di fede sia possibile, non è uno slogan. Continuiamo ad analizzare la realtà che ci circonda senza edulcorare la pillola ma la speranza di farcela è forte. La Sicilia possiede risorse intellettuali e naturali di alto valore. Spetta a noi tutti crescere avendo ben chiari i valori etici e democratici che ci appartengono. Oggi alla fine del mio doppio mandato lascio il mio incarico augurando buon lavoro al nuovo gruppo dirigente ” – conclude il presidente di Acli Sicilia, Scirè.
Forte il messaggio lanciato da Francesco Todaro, il responsabile del servizio legale della Acli di Palermo. “Scaricare la colpa agli altri non serve, e non coincide con i principi cristiani” – afferma. “Ogni settimana è un grido di disperazione. Le Acli non si limitano a puntare il dito contro la politica, quando sappiamo che quella si alimenta attraverso il nostro stesso consenso. A noi è stato chiesto di fare di più. Il nostro obiettivo – ha continuato – è un altro e lo realizziamo intercettando le numerose domande che provengono dalla società civile, tentando di coniugarle con le risposte che le istituzioni, spesso distratte, non riescono a dare. Come delle sentinelle. Ebbene, il lavoro deve diventare centrale nella nostra realtà associativa. Il culto della personalità ha invaso del tutto i nostri spazi. L’associazione va al di là. E questo lo possiamo fare solo mettendo al centro la personalità associativa come dimensione di comunità, non di caratterizzazione della propria personalità. Osando e avendo il coraggio di stare in questa terra con la spina dorsale sempre diritta”, conclude l’avvocato. Al tavolo, insieme a Scirè, stamattina sedevano il presidente di Acli Catania, Franco Luca, la delegata di Ragusa, Carmen Cascone e il presidente di Acli Piemonte, Massimo Tarasco. In mattinata, uno degli eventi centrali è stata la visita dell’arcivescovo di Catania e presidente della Conferenza episcopale siciliana, Salvatore Gristina, che intervenendo ha sottolineato l’azione di accompagnamento dei vescovi nei confronti dell’attività aclista.