CATANIA – Era il 15 maggio di tre anni fa quando nei pressi dello stadio Angelo Massimino e poco prima del fischio d’inizio di Catania-Roma, tre tifosi della capitale vennero malmenati da una decina di supporters di casa. Stando alla ricostruzione dei fatti, le vittime raccontarono che gli aggressori volevano sfilar loro una maglietta con i colori della Roma ed uno zainetto che uno dei tre portava in spalle. Immediatamente dopo quell’episodio la Digos individuò due dei presunti autori della spedizione contro i tre tifosi giallorossi che alla fine denunciarono di essere stati anche picchiati. Si trattava dei catanesi Giuseppe Pricopo e Armando Mazzaglia che, al tempo, avevano rispettivamente 27 e 29 anni. Oggi per loro, al termine di un processo che si è protratto per oltre due anni, è arrivata la sentenza.
Il Tribunale di Catania presieduto dal giudice Rosario Grasso (latere Lorenzetti e Cacciola) ha condannato i due imputati: 5 anni di reclusione e una multa di 1500 euro per Giuseppe Pricoco, 5 anni e 3 mesi, invece, per il Mazzaglia che dovrà pagare una multa di 2 mila euro. Stabilita dai giudici anche una pagare una provvisionale di 5000 euro come risarcimento danni a Fabio Cocchiara che si è costiutito parte civile ed è stato assistito dall’avvocatao Paolo Spanti del foro di Catania.
I due sono stati condannati per i reati di violenza privata nei confronti di un tifoso giallorosso a cui è stato impedito di poter muoversi bloccandolo con alcuni motocicli, inoltre è stata contestata la rapina (al tifoso giallorosso fu strappata la maglietta) e il tentativo di rapina, in quanto i due, in concorso con ignoti, tentarono di asportare lo zainetto alla vittima. Inoltre Pricoco e Mazzaglia rispondono anche di lesioni personali nei confronti di Fabio Cocchiara che ha riportato alcuni traumi dall’aggressione e per questo è dovuto ricorrere alle cure ospedaliere. Assolti invece dall’accusa di aver lanciato bottiglie di birra contro i tre supporter della Roma. La differenza di condanna, infine, tra il Pricoco e il Mazzaglia è che quest’ultimo non aveva rispettato il Daspo che gli era stato inflitto.
“Alla notizia della sentenza di condanna – commenta a LiveSiciliaCatania Fabio Cocchiara – sono rimasto amaramente impassibile. Ancora oggi non riesco a comprendere – racconta – questa aggressione. E’ inamissibile che l’unica colpa che avevamo era che uno di noi indossasse una maglietta pseudo giallorossa”.