CATANIA – Saranno elezioni impegnative quelle del prossimo giugno. Non tanto o non soltanto per la quantità di candidati sindaco e di liste a sostegno di ognuno di loro, quanto piuttosto per i cambi di casacca plurimi che potrebbero indurre in errore l’elettore, convinto magari di votare il consigliere X, ritenendolo esponente di un dato partito, e ritrovandosi a dare il voto alla formazione opposta. Cambiare idea è lecito, per carità, guai se accadesse il contrario, ma si ha l’impressione che i mutamenti di opinione, insieme a quelli di maglia, per usare una metafora calcistica, in questa tornata elettorale siano davvero tanti, forse troppi e tutti repentini. Conviene, dunque, mettere un po’ di ordine, per capire chi ha cambiato schieramento e a favore di quale, quanto meno per fornire una sorta di vademecum all’elettore.
Iniziamo allora dalla formazione che più di tutte – sono i numeri a parlare – sembra aver accolto il maggior numero di “profughi”. È la lista Articolo 4 a sostegno del candidato sindaco Enzo Bianco, nata dallo scisma di Lino Leanza con l’Udc e diventato luogo di raccolta degli esponenti di altre formazioni politiche oggi non più esistenti, a cominciare dal Mpa e finendo all’Unione di centro stessa. Ben dieci quelli contati da LiveSiciliaCatania, ma potrebbero essere di più. Da Sebastiano Arcidiacono, ex Mpa ed ex assessore di Raffaele Stancanelli, a Ludovico Balsamo, in maggioranza a Palazzo degli Elefanti fino a qualche tempo fa. E ancora, dagli ex consiglieri comunali autonomisti Antonio Bonica, Francesca Giuffrida, a quelli di quartiere, Beatrice Viscuso e Antonino Salanitro, fino al consigliere eletto alla seconda municipalità con La Destra, Cesare Toscano, passando per l’ex vicepresidente del consiglio provinciale eletto in quota Forza Italia, Filippio Gagliano, e per l’ex Udc, Antonino Sciuto. Non manca certamente chi, evidentemente davvero indeciso, è stato eletto nel 2008 con il Pd, in corsa ha però optato per il movimento di Raffaele Lombardo per poi pentirsi sulla via di Damasco e scegliere nuovamente l’area di centrosinistra per raccogliere voti utili alla conquista dello scranno.
Ma la formazione nata dalla mente di Lino Leanza, dove hanno trovato collocazione molti ex autonomisti e centristi oggi confluiti nell’esperimento “rivoluzionario” di Rosario Crocetta, non è l’unica ad aver accolto i profughi. All’interno del Megafono – lista Crocetta, anche questa formazione politica nata recentemente, si contano tre cambi di maglia: Bartolomeo Curia, ex Udeur, Erika Marco, ex Mpa e Francesco Navarria, eletto nel 2008 con Forza Italia, passato poi a Scelta giovane e al Gruppo misto prima di optare per la lista del presidente della Regione.
E se qualcuno pensasse a liste civiche esenti da tutto questo, dovrebbe ricredersi: anche in Primavera per Catania e in Patto per Catania si contano molti ex qualcosa: nella prima spiccano i nomi di Gaetano Distefano e Pino Pace (ex La destra), insieme a quello della presidentessa della nona municipalità, eletta e sostenuta da Raffaele Lombardo e ora a sostegno di Enzo Bianco; nella seconda gli ex autonomisti Agatino Lanzafame, Alessandro Porto e Giuseppe Catalano. Nemmeno la lista del Pd è immune dalla “contaminazione”: un nome su tutti spicca tra i democratici, quello del presidente uscente della settima municipalità, Giovanni Fodale, eletto nel 2008 con Forza Italia e poi, dopo alcuni movimenti, approdato nella compagine democratica. “Ricollocarsi non è una vergogna”, spiega Gianni Villari del Megafono a LivesiciliaCatania. Ma questo bisognerebbe chiederlo agli elettori.