“Sono d’accordo con ognuna delle parole pronunciate dal segretario Lupo”. L’unità ritrovata del Pd, prima ancora del voto al documento del segretario regionale, era stata in qualche modo ufficializzata dall’intervento di Francantonio Genovese. “Sono d’accordo su tutto”, dice il big dell’area Innovazioni. La stessa, per intenderci, che due mesi fa chiedeva la testa di Lupo, dopo la vittoria alle primarie di Fabrizio Ferrandelli. “Ma in politica, il tempo ha tutto un altro ritmo”, ha commentato pochi minuti dopo la fine della direzione, il segretario. Che, per intenderci, in due settimane ha compiuto una piroetta spericolata e perfettamente riuscita. Quindici giorni fa, infatti, buona parte del partito voleva sfiduciarlo. E il “peccato” del segretario era stato innanzitutto quello di aver “chiuso” all’Mpa di Lombardo in vista delle primarie palermitane. Trascorsi quindici giorni (chissà a quanti corrispondono, in realtà, nel calendario fantastico della politica richiamato da Lupo), il Pd decide non solo di appoggiare in pieno la linea del segretario, ma addirittura di sfiduciare l’Mpa di Lombardo. E lo fa con un voto quasi unanime (solo tre contrari e un astenuto).
Insomma, per Lupo, una piroetta perfetta. Mentre è sembrato solo uno scatto d’orgoglio quello di Beppe Lumia, anche lui tra i “cacciatori” del segretario nei mesi scorsi, quando nel suo intervento ha richiamato il rischio “della marginalità, se ci chiuderemo in un’alleanza puramente di centrosinistra”. Ma l’apertura ai moderati è già sancita nel documento del segretario. Il riferimento è all’Udc, principalmente. Ma non si può escludere nemmeno che il “dopo Lombardo”, l’uscita di scena del governatore, insomma, possa consentire la ripresa del dialogo con qualche scontento dell’Mpa. “Penso a Carmelo Lo Monte – ha detto Lupo a margine della direzione – che ha certamente una storia di centrosinistra”.
Insomma, Lupo vince. Ma vince sopratutto il Pd. Che riconquista una unità dimenticata. E una mano gliel’ha data certamente il governatore Lombardo, offrendo anche a chi nel Pd gli era sempre stato vicino, il motivo per prenderne le distanze: la bulimia da nomine, di incarichi, ha convinto tutti. “La giunta ormai – ha sentenziato Lupo – è un comitato elettorale”. “Oggi – ha commentato il capogruppo Antonello Cracolici, assente alla direzione di oggi – si è formalizzata la rottura politica nel rapporto fra il Pd e Lombardo, dopo che avevamo già sancito la conclusione del sostegno al governo tecnico. Questa rottura – ha aggiunto – arriva anche a seguito degli atti compiuti da Lombardo all’indomani della recente assemblea regionale del Pd, con la scelta dei nuovi assessori e le nuove nomine”.
Così, la mozione è diventata l’unica scelta plausibile. E poco prima dell’inizio della direzione non aveva alcun dubbio per esempio Mirello Crisafulli: “La sfiducia? Certo, dobbiamo presentarla subito. Cosa dobbiamo attendere, che arrivi Natale?”. Non ci sarà bisogno di attendere Natale, questo almeno pare certo. Ma sui tempi della mozione i dubbi permangono. E non è nemmeno escluso che questa possa giungere a ridosso delle dimissioni di Lombardo. O fungere da “paracadute” in caso di ripensamento del governatore. “Io resto convinto – ha ribadito in direzione Davide Faraone – che Lombardo non si dimetterà. Anzi, troverà in Aula l’appoggio dei vecchi alleati di Pdl e Pid”. Anche per questo, “dovremo fare più in fretta possibile”, ha detto Lupo, mentre per Rosario Crocetta, la priorità oggi è quella di “portare in Aula il decreto blocca-nomine. Poi, se Lombardo non dovesse dimettersi, lo sfiduceremo subito”.
Insomma, i tempi rimangono ancora un’incognita. Anche perché la calendarizzazione della mozione non è nelle facoltà del Pd, che ne discuterà all’Ars nella conferenza dei capigruppo, per poi lasciare la decisione al presidente dell’Assemblea Francesco Cascio. Ma il partito, intanto, farà la sua parte: “Il gruppo all’Ars – ha precisato Cracolici – compirà gli atti necessari a formalizzare la presentazione della mozione: ne discuteremo con i nostri deputati e, così come deciso nel corso della Direzione, sottoporremo il testo agli altri gruppi parlamentari, per arrivare alla trattazione e al voto finale in aula”.
Ma al di là della sfiducia, uno dei temi centrali della direzione era quello delle alleanze in vista delle prossime Regionali. E in questo senso, il segretario Lupo ha ufficializzato l’apertura all’Udc, che ha accolto l’invito al dialogo: “Siamo pronti a iniziative comuni”, ha commentato un soddisfatto Gianpiero D’Alia. “Ma la priorità – ha precisato Lupo – è quella di ripartire dall’unità del centrosinistra, privilegiando i rapporti con Italia dei Valori e Sel”. Rapporti che, però, iniziano un po’ in salita. Se, infatti, Claudio Fava s’è già lanciato nella propria auto-candidatura, il segretario regionale di Idv Fabio Giambrone ha definito la decisione di oggi “una mozione di sfiducia fumosa, dai tempi incerti”. Insomma, non proprio un’accoglienza calorosa, nel giorno della rottura con Lombardo. Il giorno in cui l’innovatore Genovese, dopo mesi di incomprensioni, “si è trovato d’accordo con ognuna delle parole del segretario Lupo”. Certificando così la ritrovata unità del partito.