“Sto bene, ci vediamo presto”. Sono bastate queste poche e rassicuranti parole pronunciate per telefono a scatenare il pianto liberatorio dei familiari e degli amici di Gianfranco Sciré, il soldato ferito nell’attentato in Afghanistan, in cui sono morti due militari italiani e un’altra soldatessa è rimasta ferita. Sciré, 28 anni, è ricoverato nell’ospedale di Herat dove i medici gli hanno ridotto una frattura tibio-tarsica, causata dall’esplosione che ha sorpreso il convoglio di blindati. Solo dopo avere appreso che il caporalmaggiore era fuori pericolo e che le sue condizioni di salute non erano gravi come si era pensato in un primo momento, l’intera comunità di Casteldaccia, dove vive la famiglia del militare, ha tirato un sospiro di sollievo. Il padre di Gianfranco Sciré ha appreso del coinvolgimento del figlio nell’attentato da un carabiniere mentre si trovava in ufficio, una ditta per la quale lavora come ragioniere; l’uomo si è subito recato nella propria abitazione, dove poco dopo sono giunti rappresentanti dell’esercito per dare supporto psicologico alla famiglia, nell’attesa che si potesse stabilire un contatto con il ragazzo ferito. La notizia ha fatto in breve tempo il giro del paese e una piccola folla si è radunata in via Edoardo Raia, davanti al residence dove si trova il palazzo della famiglia Sciré: padre, madre, impiegata alle poste, e due fratelli. Chi conosce bene Gianfranco lo descrive come un “ragazzo riservato, che ama il suo lavoro, indossa la divisa per passione e senso dello Stato e crede nei valori che rappresenta”. Quel senso dello Stato che lo ha portato in territori difficili. Sciré è entrato nell’esercito nel 2001, quando aveva 19 anni. Di stanza a Torino, Sciré è aggregato nel 32/esimo reggimento Genio con incarichi di ricostruzione nelle zone colpite dalla guerra, ma anche di sminamento del territorio. Incarichi delicati, ecco perché il caporalmaggiore viene definito “un militare esperto”. Quella attuale in Afghanistan, dove si trovava da un mese, è la terza missione consecutiva all’estero. Il padre è riuscito a parlare col soldato ferito prima di mezzogiorno. “Sto bene”, ha assicurato il militare che poi ha parlato anche con la fidanzata e ha scambiato messaggi via sms con i fratelli. Non appena le sue condizioni lo consentiranno, Sciré sarà trasferito nell’ospedale militare Celio, a Roma, e poi in congedo a Casteldaccia.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo