La 'paura varianti': anche in Sicilia è corsa contro il tempo

La ‘paura varianti’: anche in Sicilia è corsa contro il tempo

Da una parte il Covid, dall'altra il vaccino. Ecco come sta andando.

PALERMO– Somiglia a una drammatica gara di velocità. C’è il Covid, con le sue varianti già scoperte e quelle che potrebbero spuntare nei prossimi mesi. C’è la vaccinazione che procede, un po’ più speditamente, senza, però, una tempistica certa per via degli approvvigionamenti ondivaghi. Dobbiamo fare assolutamente in modo che il vaccino arrivi prima. Come? si vedrà. Le proposte sono note, al pari della preoccupazione degli scienziati. Sarà la politica a trarre la sintesi. Nel frattempo, la variante inglese è già diffusa sul territorio nazionale. Ma in che misura?

La variante inglese: quanto è diffusa?

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, la media dei casi di variante inglese, sul territorio nazionale, è del 17,8 per cento. Quasi uno su cinque tamponi positivi, ma non è un dato omogeneo a livello regionale, perché le differenze, come vedremo, sono importanti. Il presidente dell’Iss, il professore Silvio Brusaferro, lo ha detto con chiarezza: “In 5-6 settimane la variante inglese potrebbe sostituire il virus SarsCov2 ora circolante”. Con tutte le incognite del caso.

La variante in Sicilia

E la variante inglese in Sicilia? In assessorato la prudenza è d’obbligo, ma, al momento, senza allarmismi. Nei palazzi della Regione si riporta una percentuale dell’Iss che ci dà una quota dello 0,50 per cento: molto lontana, in meglio, da quella generale e non omogenea. Si tratta di un dato che risale a venerdì scorso. La riflessione che si fa, tra i corridoi della Regione, è la seguente: siamo stati protetti dalla zona rossa e anche dalla trincea dei tamponi su porti e aeroporti siciliani. Ma pure da noi è corsa contro il tempo: bisogna vaccinare il più possibile di popolazione e il prima possibile.

Le altre regioni

Dai lanci di agenzia Ansa, qualche altra percentuale e altre voci. “A inizio febbraio abbiamo cominciato lo screening in rete con l’Istituto Superiore di Sanità per la variante inglese. Avevamo una incidenza del 7%, ora dal report di ieri il dato è del 20%”. Sono le parole di Luigi Atripaldi, direttore del dipartimento di biochimica clinica e microbiologia dell’Ospedale dei Colli di Napoli e raccontano l’andamento del contagio in Campania. “Abbiamo una circolazione di variante inglese in Liguria pari al 15% dei tamponi”. Questo, invece, ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.

Le spie di allarme si accendono un po’ ovunque. Sempre l’Ansa descrive un’impennata di contagi a Pescara. Preoccupa l’area metropolitana, dove dilaga proprio la variante inglese, a cui – secondo le ultime stime del laboratorio di Genetica molecolare dell’Università di Chieti – è riconducibile il 65% dei contagi, percentuale in aumento rispetto ai giorni scorsi. Diventerà ‘prevalente’ – come ha detto in ipotesi il professore Brusaferro – ovunque? Secondo gli esperti – giova ricordarlo – la variante è molto contagiosa, non è detto che sia più pericolosa. Ma sarebbe pericoloso in sé l’aumento delle infezioni.

Sicilia: centomila immuni

Nella Regione si procede con le vaccinazioni. Sono state somministrate circa 240mila dosi, a oggi. In centomila hanno già ricevuto la seconda, raggiungendo l’immunità. La situazione delle varianti a Palermo, per ora, è sotto controllo. “L’essenziale con riferimento ai comportamenti – ricorda il commissario per l’emergenza, Renato Costa – non cambia. Bisogna rispettare le regole ed essere prudenti. A Palermo abbiamo fin qui sequenziato una ventina di casi riferibili alla variante inglese”.


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