“Non è forse vero che tutta l’attenzione mediatica si è concentrata sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino giudiziariamente meno significative perché palesemente frutto di deduzioni e ricostruzioni, anziché sui fatti di cui egli ha dichiarato di essere stato testimone diretto? Perché si è preferito enfatizzare gli aspetti più “clamorosi” e meno controllabili in giudizio? Non ci si rende conto che così si fa un pessimo servizio alla giustizia e ai cittadini? ”. Lo scrive il pm palermitano Antonio Ingroia nella sua rubrica “Fuori dal bunker” sul mensile I love Sicilia che sarà in edicola da venerdì 26 febbraio. Secondo Ingroia, la tentazione diffusa in Italia di “spettacolarizzare” la cronaca ha coinvolto anche il modo in cui vengono raccontati i processi dai media, a scapito della qualità dell’informazione. “Hanno grande successo e spazio i programmi-arene – scrive il magistrato – , luoghi cioè ove si scatenano risse mediatico-giudiziarie attorno a casi famosi, ove l’enfatizzazione prevale a discapito dell’informazione”.
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