CATANIA – L’emergenza è lontana, ma arriverà anche qui. E per quel momento Catania dovrà farsi trovare pronta. I profughi della guerra in Ucraina, in Italia, sono circa 23mila. Di questi, 60 si trovano in tutta la Sicilia e otto a Catania. Sono i numeri citati dall’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo, intervenuto stamattina a una seduta della commissione consiliare per i Diritti umani presieduta da Sebastiano Anastasi. Il municipio ha messo oggi a disposizione dieci posti letto per donne e bambini e presto attiverà un punto di raccolta per gli aiuti.
La seduta sul tema Ucraina, proposta dal Movimento 5 stelle, è stata l’occasione per fare il punto su quanto sta accadendo in Europa e sul ruolo che avrà il capoluogo etneo nell’emergenza umanitaria internazionale. “Leggiamo di iniziative di solidarietà e riceviamo, tutti noi consiglieri, richieste da parte dei cittadini – comincia Anastasi – Le persone vogliono aiutare, vogliono sapere cosa possono fare per aiutare la popolazione ucraina: raccolte di farmaci, abbigliamento, accoglienza”. L’ultima, in ordine di tempo, ieri pomeriggio: da San Giovanni La Punta è partito un convoglio di aiuti umanitari diretto al confine tra Polonia e Ucraina.
Il punto di raccolta degli aiuti
“Ci stiamo raccordando su tutto con la prefettura“, spiega Lombardo. I livelli su cui sta ragionando l’amministrazione comunale, racconta l’assessore, sono due: il primo riguarda gli aiuti da inviare direttamente in Ucraina o ai suoi confini; il secondo livello, invece, attiene al da farsi qui all’ombra dell’Etna. “Per quanto riguarda il primo livello, da qui a brevissimo la Protezione civile creerà un punto di raccolta degli aiuti nella sede di via Leopoldo Nobili, ne sarà data comunicazione a breve”.
Il secondo livello, invece, è quello più difficile da organizzare. “Tante associazioni ci hanno dato la propria disponibilità ad accogliere cittadini e cittadine ucraini. Una donna e una bambina sono arrivate venerdì notte e si trovano ospiti delle suore di Madre Teresa di Calcutta. Una famiglia composta da madre, padre e tre minori si trova, invece, alla Locanda del Samaritano“. Infine “c’è una donna, ospitata in una abitazione privata, dove si è recata indipendentemente”. È quest’ultima modalità di arrivo quella su cui l’assessore invita a tenere alta l’attenzione: “Non dimentichiamo che c’è anche un’emergenza sanitaria in corso, e quindi è necessario che si possa tenere traccia di tutti gli arrivi“.
Profughi e pandemia
La donna in questione, per esempio, si è scoperta essere positiva al Covid dopo il suo arrivo a Catania. Adesso si trova ospitata in un Covid hotel. “L’assistenza sanitaria può essere garantita solo se si comunica con le autorità“, continua Giuseppe Lombardo.
Palazzo degli elefanti ha comunicato oggi alla prefettura la disponibilità di dieci posti di accoglienza, in strutture destinate alle donne vittime di violenza. Cifre che si aggiungono agli spazi messi a disposizione dalle associazioni del terzo settore. “Abbiamo poi chiesto al ministero, quindi a livello nazionale, la possibilità di incrementare l’offerta di posti Sai”. La rete Sai (Sistema Accoglienza Integrazione) è destinata ai rifugiati e ai minori stranieri non accompagnati. “Per questi ultimi, in particolare, i sindaci italiani hanno chiesto più attenzione a livello nazionale, per farsi trovare pronti”.
Essere pronti, appunto. Perché se è vero che Catania, almeno secondo i dati ufficiali, è ancora alla periferia dell’emergenza, è anche vero che i profughi continuano ad arrivare. E anche il capoluogo etneo deve fare la sua parte.