La mozione non si discute | L'Ars salva la Monterosso - Live Sicilia

La mozione non si discute | L’Ars salva la Monterosso

I deputati della maggioranza hanno deciso che l'atto d'accusa contro il Segretario generale è "inammissibile" e per questo motivo non è stato nemmeno discusso a Sala d'Ercole. I grillini: "Uccisa la democrazia". Crocetta: "Non avrei comunque potuto rimuovere la dirigente".

PALERMO – La mozione contro Patrizia Monterosso non deve nemmeno essere discussa. Questo hanno deciso i deputati di Sala d’Ercole, affondando, col proprio voto, l’atto d’accusa contro il Segretario della Regione condannato dalla Corte dei conti per un danno all’erario da quasi 1,3 milioni.

La mozione è stata definita inammissibile. E a fare scudo nei confronti del burocrate, braccio destro di Rosario Crocetta, i partiti di maggioranza, rappresentati dai capigruppo di Pd e Udc. “Questa mozione non può essere ammissibile per alcune ragioni. Intanto, in virtù della separazione tra l’attività politica e da quelli dell’amministrazione. Inoltre, – ha aggiunto – è improprio che il parlamento esprima un atto di indirizzo nei confronti del governo, chiedendo, di fatto, di compiere un atto illegittimo. Non esiste alcuna norma nel nostro ordinamento, – ha spiegato Cracolici che prevede la rimozione di un dirigente per una condanna della Corte dei conti se non per dolo. Questa norma è stata introdotta da qualche settimana alla Camera anche grazie a un emendamento di un deputato del Movimento cinque stelle. Se operassimo oggi come chiede il Movimento cinque stelle andremmo in contro anche a un grosso risarcimento danni. Per rispetto istituzionale non entro nella vicenda che riguarda Patrizia Monterosso. Ma bisogna affermare un principio di diritto, che vale per tutti”.

“La materia della mozione – ha ribadito Mimmo Turano – è estranea all’Assemblea regionale. A meno che non si pensi che l’Ars abbia anche il potere di revoca. Se fosse così, dovrebbe avere il potere di nominare. Quello è un atto che è in capo al presidente della Regione. Quello di oggi è un atto privo di fondamento politico”. Pochi minuti prima dell’Aula lo stesso Crocetta aveva escluso qualsiasi intervento nei confronti della burocrate: “La legge prevede che per la risoluzione del contratto di un dirigente ci debba essere il dolo, e nel caso di Patrizia Monterosso non c’è. Io mi troverei a seguire una indicazione che non posso disporre”

Non la pensano così ovviamente i promotori della mozione: il Movimento cinque stelle e il deputato del Mpa-Pds, Giovanni Greco: “Il Segretario generale – ha detto – non ha i titoli per ricoprire quel ruolo. Ringrazio il presidente Ardizzone che ha deciso di andare contro la quasi totalità dei colleghi che hanno ipocritamente difeso la dottoressa Monterosso, detentrice di un potere che tutti quanti conosciamo. Io chiedo che venga messa agli atti una relazione che ho preparato. E se non andrà Crocetta, andrò io in Procura. Una volta, di fronte a una condanna da 1,3 milioni di euro, un dirigente si sarebbe dimesso il giorno dopo. La legge prevede espressamente che nell’atto di nomina ci sia la specificazione dei titoli adeguati e della mancanza di professionalità all’interno della Regione. Voglio che si controlli se nell’atto di nomina di Crocetta ci sia un abuso d’ufficio”.

“La mozione – ha attaccato il capogruppo dei pentastellati Giorgio Ciaccio – non è un atto giuridicamente vincolante, visto che è un atto di indirizzo. Precedenti? Ne esistono centinaia, proprio in questo parlamento. Se poi il governo decide di non seguire il Parlamento, è un altro discorso. Una persona che ricopre questi incarichi deve avere una moralità al di sopra di tutto. Così si continua a distruggere l’istituzione Regione. C’è un pesante danno all’erario. Ma voi affidereste qualsiasi cosa a una persona con una condanna del genere? Ci sono tante ombre dietro a questa figura. La cosa più grave – ha proseguito – è aver soffocato il dibattito democratico del parlamento siciliano. Neanche ai tempi di Mussolini si zittiva il parlamento in questo modo”.

 

17.45 L’Ars “affonda” la mozione di censura contro Patrizia Monterosso. Su 60 votanti, 39 deputati hanno dichiarato la mozione “inammissibile”, 18 i voti favorevoli, tre gli astenuti.

È il giorno di Patrizia Monterosso. Oggi, dopo un anno e mezzo passato a prendere polvere in coda all’Ordine del giorno dell’Ars, è prevista la votazione della mozione di censura nei confronti del Segretario generale di Palazzo d’Orleans. Ma la politica che finora, per lunghi mesi (la mozione è del marzo 2014), ha accuratamente evitato di trattare l’argomento, ha già avviato le grandi manovre per impedire la stessa discussione dell’atto d’accusa alla burocrate presentato dal Movimento cinque stelle e dal deputato Mpa Giovanni Greco. Una mozione che, qualora venisse approvata, impegnerebbe il presidente Crocetta a rimuovere il burocrate dal ruolo di Segretario generale.

Oggi, quantomeno, l’argomento verrà trattato. La conferma arriva dalla presidenza di Palazzo dei Normanni. Lo stesso presidente Ardizzone, del resto, ha considerato quell’atto “ammissibile”. Non c’erano, insomma, secondo la massima carica dell’Assemblea, elementi che giustificassero un “no” alla trattazione.

Ma la politica, come detto, non sembra intenzionata a toccare quel tasto. Così, durante una conferenza dei capigruppo è stata sollevata la richiesta di verifica dell’ammissibilità. A farlo, stando a quanto trapela, è stata una coppia assolutamente “bipartisan”: il capogruppo del Pd Antonello Cracolici e quello della Lista Musumeci Santi Formica. Una presa di posizione, quest’ultima, quantomeno “curioso”, visto che lo stesso deputato ex An è tra quelli condannati dalla Corte dei conti per la vicenda degli extrabudget, proprio insieme a Patrizia Monterosso che la Corte dei conti ha condannato al risarcimento di un danno erariale da 1,3 milioni per la storia delle erogazioni “aggiuntive” agli enti di formazione.

E così, la politica si prepara a far da scudo alla burocrate che guida i dirigenti della Regione, da esterna all’amministrazione e in carica grazie a un rapporto di natura fiduciaria col presidente della Regione. Che non a caso l’ha difesa a più riprese, anche a Sala d’Ercole, dove ha “minimizzato” quella condanna (era ancora in primo grado) paragonandola a una multa. E scatenando, così, la reazione anche del presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Luciana Savagnone che ha anche suggerito al governatore di adoperarsi per recuperare quei soldi, che spettano ai siciliani.

E invece, quasi certamente quella mozione non passerà. Anzi, c’è il rischio che oggi all’Ars non venga nemmeno votata. Secondo i deputati che hanno sollevato dubbi di ammissibilità, infatti, quella mozione creerebbe un precedente “pericoloso”, consentendo ai deputati di portare in Aula ogni questione che riguardi un singolo dirigente. In realtà, fanno sapere dalla presidenza, non sarebbe la prima volta, e che fatti simili sono rintracciabili nel passato più o meno recente del parlamento siciliano. E, anzi, nel caso di Patrizia Monterosso, le necessità di un’azione di controllo del parlamento sarebbe ulteriormente giustificata dalla natura del rapporto (fiduciario, dicevamo) con Rosario Crocetta e soprattutto alla luce di una sentenza che è, di fatto, definitiva.

Così, oggi l’Aula discuterà se discutere la mozione. A inizio seduta, stando al regolamento, verrà chiesto ai deputati di esprimersi, per alzata e seduta. Solo a quel punto si saprà se il parlamento si presterà a fare da scudo alla burocrate condanna


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