PALERMO – Ci sarebbe stato un accordo “a monte” fra Totò Cuffaro e Saverio Romano. Avevano “concordato una linea comune di azione”. Così sostiene la Procura della Repubblica di Palermo nell’atto di appello presentato al Tribunale del Riesame.
Spunta una nuova contestazione di corruzione: Alessandro Caltagirone avrebbe “asservito” il suo ruolo di manager dell’Asp di Siracusa. La sua stessa nomina sarebbe uno dei punti chiave dell’accordo illecito. Ed ecco la nuova ipotesi di corruzione impropria per l’esercizio della funzione.
Secondo i pm, attraverso un patto corruttivo sarebbe stata turbata la gara di appalto milionaria per il servizio di portierato e ausiliarato all’Asp di Siracusa. Ci avrebbero guadagnato entrambi: Cuffaro avrebbe ottenuto da Dussmann un aumento delle ore di servizio per due persone da lui segnalate e la futura promesse di posti di lavoro che ne avrebbero aumentato il consenso elettorale, mentre Romano un subappalto per l’imprenditore a lui vicino, Sergio Mazzola.
Il Gip, dopo gli interrogativi preventivi di metà novembre, ha respinto la richiesta di arresti domiciliari indagati ritenendo che la vicenda debba essere inquadrata come traffico di influenze. Da qui il ricorso al Riesame che la Procura ha presentato per tutti gli indagati coinvolti nella vicenda Siracusa, tranne Saverio Romano. Il richiamo al deputato di Noi Moderati è, però, costante.
Cuffaro, Romano e l’ascendente su Caltagirone
Bisogna intrecciare la richiesta cautelare, l’informativa del Ros e l’atto di appello per ricostruire il filo dell’accusa. Cuffaro ha avuto i primi contatti con i rappresentanti dell’impresa, preannunciando che ne avrebbe parlato con Romano per “concordare con questi una strategia comune operativa”. Il passaggio successivo prevedeva di “sfruttare l’ascendente su Caltagirone che, si noti bene, viene indicato come individuo supportato politicamente nelle sue ambizioni di carriera da Cuffaro, ma legato ad un rapporto di amicizia personale a Romano”.
I fatti smentirebbero la tesi del Gip secondo cui, “le interlocuzioni portate avanti da Cuffaro erano parallele e non collimanti con un’intesa a monte già raggiunta con il Romano”. Al contrario Romano non sarebbe “estraneo alle intese che si andavano man mano raffinando nei diversi incontri registrati con i rappresentanti della Dussmann”. Al contempo “è del tutto artificioso svincolare l’azione di pressione di Cuffaro su Caltagirone da intese preesistenti a monte”.
Questo perché “il rapporto di amicizia con Romano ha fatto sì che l’indicazione sul soggetto da favorire nella nomina a direttore generale cadesse su Caltagirone, per quanto poi sia stato l’ascendente politico di Cuffaro a permettere di avviare nelle sedi più opportune le interlocuzioni necessarie per raggiungere il risultato di far nominare Caltagirone, impegno che dall’ex presidente della Regione è stato assunto in forza di rapporti fraterni con Romano”.
La scelta del Gip di non mandare gli indagati ai domiciliari (da Cuffaro a Romano, passando per il Rup e i commissari di gara) inquadrando la vicenda non come patto corruttivo ma traffico di influenze deriverebbe da un “palese travisamento” delle intercettazioni e delle dichiarazioni spontanee durante gli interrogatori preventivi.
Il rapporto con Amata
Il 8 gennaio 2024 Cuffaro diceva a Romano: “… a proposito di Caltagirone prima che me lo scordo… io ho continuato a tenere il rapporto con Elvira Amata… la quale ora mi dice c’è qualche problema perché… il suo… il deputato di là… come si chiama Galluzzo che in un primo momento aveva detto Caltagirone va bene… adesso sembrerebbe orientato per quel minchione di Sindaco di Sperlinga Cuccì”.
Giuseppe Cuccì, oltre ad amministrare il comune della provincia ennese, è anche il direttore generale dell’Asp di Messina. Nell’informativa dei carabinieri del Ros vengono citati gli interessi di Elvira Amata, assessora regionale (prima al Turismo e ora ai Beni culturali) messinese, e del deputato regionale Pino Galluzzo entrambi di Fdi (non indagati). Discutevano di “caselle” da riempire nella sanità siciliana e del loro “interesse prioritario”. Spartizione “politica” delle nomine o c’è dell’altro?
Nel corso dell’interrogatorio, ricordano i pm, “Caltagirone ha sostenuto di non avere intese di natura politica o di altro genere con Cuffaro e Romano, in cui vede solo ed esclusivamente esponenti del governo di maggioranza che lo aveva nominato, con cui tenere interlocuzioni istituzionali”.
Il Gip ha valorizzato il comportamento di Caltagirone, sostenendo che il manager ha dato prova “di un netto distacco, da parte del pubblico ufficiale, rispetto alle richieste avanzate dai privati e avallate da terzi” per la gara vinta da Dussmann.
“A Siracusa è andata molto bene”
Ed invece sarebbe avvenuto il contrario. Intanto l’incontro con Mauro Marchese e Marco Dammone, ormai ex rappresentanti di Dussmann, invece di seguire un iter formale sarebbe avvenuto con l’intermediazione di Cuffaro. “A Siracusa è andata molto bene”, riferì poi Marchese a Cuffaro. “Appare quanto meno contraddittorio sostenere che Caltagirone – si legge nell’atto di appello – si sia comportato con distacco nei riguardi dei rappresentanti della società Dussmann dalle cui parole si trae la prova di un atteggiamento che ha suscitato reazioni diametralmente opposte”.
La gara aveva subito un’impasse, fino a quando a fine luglio 2024 Caltagirone non ha “intimato di disporre alla dirigente del provveditorato dell’Asp di Siracusa, Mammino Nardina, e alla Rup della gara ausiliariato, Di Mauro Giuseppa” un rinvio della gara. Il manager ha spiegato di averlo fatto perché avrebbe voluto che la gara passasse sotto la responsabilità della Centrale unica di committenza della Regione siciliana.
Le interferenze
La Procura è convinta che già da maggio 2024 Cuffaro avrebbe avuto la consapevolezza “che vi potessero essere interferenze ad opera dell’allora direttore sanitario dell’Asp di Siracusa, Salvatore Madonia, volte a vanificare il frutto delle intese con la Dussmann”. A quel punto Cuffaro, “conscio delle ambizioni professionali di Madonia, ha fatto ricorso al consueto ‘metodo’ per sventare il rischio di veder sfumare il frutto delle intese strette sino a quel momento, promettendo al direttore sanitario un posto dirigenziale presso qualche struttura pubblica nel palermitano”.
Il 18 maggio 2024 Cuffaro ha chiamato Romano: “Madonia che attualmente è a Siracusa… verrà a Palermo da noi… giusto?”. Romano: “Esatto, sì”. Quindi Cuffaro gli spiegava che Madonia stava lavorando “con altri e non con noi”. Fu poi lo stesso Cuffaro a contattare il direttore sanitario: “… tu lo sai che stiamo lavorando per Palermo, vero?…”. “Mi ha già telefonato Saverio per dirmi la stessa cosa”, rispondeva Madonia. Il 4 luglio 2024 Cuffaro chiamò Salvatore Iacolino, dirigente della pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Sanità: “Ma il direttore sanitario al Civico… che lo aveva promesso a Romano… che ha fatto? Che fine fa quello? Schifani ha insistito su Saverio… non so… se la vede lui…”.
Iacolino precisava che non era stata presa una decisione. Pur sapendo che Romano spingeva per Salvatore Madonia anche se “… non è un gran nome. Non so se tu lo conosci?…”. Eventualmente, diceva Cuffaro, potevano metterlo altrove, ma comunque andava assicurato un direttore sanitario al Civico per Romano. A settembre 2024 Madonia diventò direttore sanitario dell’Asp di Siracusa.
Romano nel corso dell’interrogatorio ha spiegato che la discussione e il riferimento a Madonia “erano dovute alla necessità di appianare divergenze politiche” e aggiunse di non avere chiamato Madonia che però a Cuffaro disse il contrario.
Gli altri sospetti sulla gara
C’è poi il tema della turbata libertà della gara. Dalle intercettazioni sembrava emergere che i commissari avessero fatto carte false nell’assegnazione dei punteggi tecnici. Si è addirittura ipotizzata una turbativa nella turbativa con il tentativo di alcuni commissari dei favorire l’impresa Pfe piuttosto che Dussmann. Alla fine vinse quest’ultima impresa grazie ad un ribasso maggiore.
Gli elementi indiziari, scriveva il Gip, “appaiono, invero, tutt’al più univocamente riferibili a un intervento dei commissari, su sollecitazione di Madonia (il direttore sanitario ndr) e Mammano (Gaetano Mammano dell’impresa Pfe ndr), in favore della Pfe non già di Dussmann come contestato dall’accusa”. Nessuno dei due risulta indagato, ma il Gip ha criticato la scelta della Procura di non approfondire la questione. Ora i pm insistono: le vicende da cui emergerebbe che Dussmann sarebbe stata favorita sono chiare a prescindere da altri eventuali tentativi di turbare la gara su cui si indaga ancora.

